Proviamo a immaginare una riunione a Yokohama, con ingegneri e dirigenti della Nissan alle prese con un progetto della Nismo del 1987, da cui era nata una versione da corsa della March (nome giapponese della Micra), per un campionato monomarca che aveva avuto grande successo. Ebbene, la clientela ne reclamava una versione di serie, inoltre il marketing spingeva per entrare ufficialmente nel Mondiale Rally, al tempo popolare quanto e forse più della F.1. Come fare?
Detto, fatto. Il risultato fu che vennero prodotti – per soli due anni, 1988 e 1989 – 10 mila esemplari di quella che prese il nome altisonante di Nissan March Super Turbo, commercializzata esclusivamente in Giappone e in soli due colori, bianco e nero. La peculiarità era il motore, il nuovissimo MA09ERT, un 4 cilindri in linea di soli 930 cm³, 8 valvole, sul quale erano installati sia un compressore volumetrico sia un turbocompressore provvisto di intercooler. Risultato, una potenza di 110 CV a 6.400 giri. Per quegli anni era un vero gioiellino di tecnologia, con il compressore a cinghia attivo sotto quota 4.000 a una pressione di 10psi, e la turbina che interveniva nella parte alta del contagiri, erogando 14psi fino alla linea rossa. Un sistema che, prima della giap, era stato adottato dalla Lancia Delta S4 nei rally.
Che peperino. La Super Turbo era una vettura squadrata di 3 metri e 73 centimetri e con una massa di soli 770 kg. Entusiasmanti le prestazioni: 0-100 in soli 7,7 secondi, 15,5 per percorrere i 400 metri da fermo e una velocità massima (autolimitata!) di 180 km/h. Il termine “piccola bomba” qui è quanto mai appropriato e, per tenere a bada tanta esuberanza, c’erano un differenziale autobloccante, barre antirollio maggiorate e sospensioni – MacPherson all’anteriore e ad assale rigido con molle e ammortizzatori al posteriore – irrigidite, con un’altezza da terra di soli 12 centimetri. Per finire, freni a disco autoventilanti all’anteriore e semplici tamburi al posteriore, ospitati all’interno di cerchi da 13 pollici, equipaggiati da pneumatici 175/65 dal disegno aerodinamico, molto Anni 80.
Cercatela in UK. All’esterno, la March Super Turbo si differenziava dalle anonime (e bruttine) versioni standard per il frontale dominato dai due grossi fari supplementari incastonati in una griglia traforata e per la voluminosa presa d’aria sul cofano. Non mancava uno spoiler sul tetto e un paraurti posteriore che inglobava le luci retronebbia. Un look molto rallystico, in grado di scatenare velleità da prova speciale in chiunque si fosse messo al volante, assecondato da un posto guida con sedili sportivi dai fianchetti molto pronunciati, un bel volante in pelle a tre razze e una ricca strumentazione. Oltre al contagiri e al termometro del liquido di raffreddamento, infatti, a centro plancia, raccolti all’interno di una “scatoletta”, si trovavano infatti l’orologio, l’indicatore di carica della batteria e, soprattutto, l’indicatore della pressione del turbo, provvisto pure di spia. Alcuni esemplari vennero importati in Irlanda e in Inghilterra: quindi, se vi siete fatti conquistare dalla Super Turbo, sapete dove cercarla.