Nel gran ballo delle piccole turbo anni 80 non potevano mancare gli inglesi – sebbene l’industria automobilistica nazionale fosse in grave difficoltà – e la Austin Metro (nelle versioni sportive adottava il nome MG), che risponde presente con la MG Metro Turbo, una piccola peste molto apprezzata Oltremanica, mentre era, ed è, un animale raro alle nostre latitudini.
La Lotus ci mette lo zampino. Nell’ottobre 1982, appena sei mesi dopo il lancio della MG Metro 1.3, prima declinazione sportiva della piccola inglese, la Casa madre decise di rilanciare immediatamente proponendo un modello ancora più performante, montando un turbocompressore Garrett T3 sul quattro cilindri 1.3 e facendosi assistere dalla Lotus nella trasformazione della pacifica utilitaria in una vera, piccola bomba. Le modifiche interessarono non solo il propulsore – con testata, pistoni, albero motore e valvole di scarico profondamente rivisti -, ma anche l’assetto e il telaio, mentre all’avantreno erano presenti freni servoassistiti con pinze a quattro pistoncini e dischi ventilati.
Passa i 180, ma ha solo 4 marce. Il risultato della cura è una potenza di 90 CV su un corpo vettura che pesa appena 840 kg, quindi con prestazioni, per l’epoca, da sportiva: 180 km/h di velocità massima e circa 10 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h. Il vero tallone d’Achille però è il cambio a quattro marce, lo stesso delle Metro normali e che, in un momento in cui anche le “piccole” ormai erano dotate della quinta marcia, finirà per limitare la godibilità della vettura, oltre a costringere gli ingegneri a limitare la pressione del turbo per evitare noie. In compenso, sfoggiava una carrozzeria bicolore, scritte rosse “Turbo” a caratteri cubitali sulle fiancate, spoiler anteriore e posteriore e cerchi di lega da 13”, inizialmente con un disegno più elegante che sportivo, poi decisamente più racing verso la fine degli anni 80.
Dettagli rossi all’interno. Nell’abitacolo sfoggiava un bel volante a tre razze con lo stemma MG rosso, colore che si ritrova anche nei rivestimenti inferiori, nei pannelli porta e nelle cuciture dei sedili, moderatamente profilati. Vetri elettrici disponibili solo a richiesta e poche altre concessioni al lusso non scoraggiarono però gli automobilisti inglesi, conquistati dalle doti telaistiche che rendevano la Metro Turbo agilissima nel misto stretto (a saperci fare), quindi perfetta per le strade di campagna britanniche. Nel 1984 arrivò un restyling con la linea del cofano che venne leggermente abbassata, mentre furono introdotti nuovi interni e colori di carrozzeria; cambiava, inoltre, la misura degli pneumatici, da165/60-13 a 185/55-13.
In Italia è un unicorno. La maggior parte degli esemplari fu destinata al mercato interno, giocoforza sono ormai poche – anche per la scarsa qualità dei materiali e la forte tendenza alla ruggine della carrozzeria – le MG Metro Turbo sopravvissute con guida a sinistra, nonostante i quasi otto anni di produzione. Trovarne una in Italia è quindi un’impresa, ma per gli appassionati del marchio, oppure per quel collezionista a cui manca l’ultimo pezzo per completare il gruppo delle piccole bombe anni 80, la spesa da sborsare può variare da sette mila a oltre dieci mila euro, a seconda delle condizioni dell’auto.