“Non sono bello, ma piaccio”. Una delle frasi cult di Jerry Calà sembra coniata apposta per descrivere la Talbot Simca-Sunbeam Lotus, conosciuta anche come Chrysler Sunbeam, perché l’auto è angloamericana di nascita e francese d’adozione. Saranno i transalpini però a raccoglierne i frutti, quando decideranno di portarla in pista e, tra lo stupore di tutti, vincere il Mondiale Costruttori Rally 1981.
Col motore Lotus cambia tutto. Facciamo un passo indietro al 1977, quando il direttore del reparto sportivo europeo della Chrysler intuisce nella Sunbeam, una due volumi di 3 metri e 83, il potenziale per realizzare una vettura da rally. Sarà solo grazie all’aiuto della Lotus che prenderà forma quella che, giustamente, adotterà il nome di Sunbeam Lotus, inizialmente con il “cognome” Chrysler e poi Talbot. Ma gran parte del merito va al quattro cilindri 2 litri di lega leggera, doppio albero a camme e 16 valvole prodotto dalla Casa di Hethel, se quest’auto ha saputo conquistarsi uno spazio tra le sportive dell’epoca, nonostante l’aspetto non elegante. Lo fa con la forza brutale dei 155 CV sviluppati grazie alla cilindrata portata a 2.172 cm³ e ai due carburatori doppio corpo Dell’Orto, potenza trasmessa alle ruote posteriori – soluzione ormai più unica che rara in quel segmento – attraverso un cambio ZF a cinque marce.
Sportiva ruspante. Così attrezzata, la Talbot Lotus debutta, in versione stradale, al Salone dell’auto di Ginevra del 1979, un po’ in sordina, con i suoi cerchi di lega da 13 pollici e gli pneumatici da 185/70, che la rendevano un oggetto decisamente strano, insieme ai fascioni adesivi color argento abbinati all’unico colore inizialmente disponibile per la carrozzeria, ovvero il nero. L’abitacolo si distingueva per due sedili avvolgenti, volante a tre razze con la “pagnotta” centrale prominente e il cruscotto che, oltre al contagiri, sfoggia tra gli strumenti un manometro olio e l’amperometro. Poco altro: del resto l’auto è per sua natura spartana e questo farà storcere il naso a tutti coloro che scopriranno un prezzo, per l’epoca, decisamente salato.
Bruciante sullo 0-100. Se ci aggiungiamo la fama istantanea di auto nervosa (molti cavalli, passo corto, massa 960 kg) e difficile da tenere a bada, è quasi un miracolo che ne vengano consegnate più di 2.000 nei soli quattro anni di produzione. La Talbot Sunbeam Lotus ha un retrotreno costantemente imbizzarrito, anche a causa dell’assale rigido, inoltre troviamo freni a disco solo davanti. Basta però schiacciare l’acceleratore per zittire tutti: 6,9 secondi per passare da 0 a 100 km/h e oltre 200 km/h di punta massima. Gli esemplari da corsa raggiungeranno i 230-250 CV, per un rapporto peso-potenza impressionante e proprio la sua insospettabile competitività nei rally ha reso gli esemplari stradali rarissimi.
Ora è rara. La Talbot Sunbeam Lotus si è presa la sua rivincita, diventando un pezzo da collezionisti, con quotazioni non inferiori ai 22 mila euro (in buone condizioni), ma attorno ai 33 mila euro per esemplari ottimamente preservati. Una conferma che la bellezza non è tutto.