Molti la ricordano per un ruolo cinematografico in un “cult”, ovvero il primo mitico “Vacanze di Natale” (1983). La Innocenti Mini De Tomaso Turbo guidata da Jerry Calà, nei panni di Billo, è così smaccatamente Anni 80 da conquistare la scena sulle nevi di Cortina. Ma nel panorama delle piccole sportive dell’epoca si è saputa ritagliare uno spazio tutto suo. Merito anche di un caratterino niente male.
Design italiano, cuore giapponese. La storia di questa Mini italo-argentina, frutto dell’intuizione di Alejandro De Tomaso e con la linea firmata da Marcello Gandini per Bertone, inizia nel 1974, quando, motorizzata con lo storico 1.275 della Cooper, dimostra di essere degna della genìa delle Mini sportive, con prestazioni di tutto rispetto. Ma è nel 1983, scaduto l’accordo di fornitura con gli inglesi che, dalla necessità di trovare un nuovo propulsore, nasce la Turbo. Prodotto dalla Daihatsu, il tre cilindri, monoalbero a camme in testa, di 993 cm³ e un turbocompressore IHI, sviluppa 72 CV che, abbinati a un peso piuma (solo 670 kg), garantiscono prestazioni interessanti.
165 km/h vissuti pericolosamente. Oltre a stabilire il primato di essere la prima auto italiana turbo di serie, la Mini De Tomaso Turbo aggredisce le curve senza alcun timore reverenziale, con un carattere nervoso e imprevedibile, che la renderanno subito apprezzatissima, anche se bisognosa di mani esperte nella guida sportiva. Le doti di maneggevolezza vengono infatti qui messe a dura prova e se, sulla carta, 165 km/h di top speed e poco più di 10 secondi per arrivare a 100 orari non sembrano numeri da batticuore, il modo in cui ci si arriva è all’insegna del divertimento, con un’erogazione in realtà non brusca, ma che invoglia a tirare le marce, senza il turbo-lag che ci si aspetterebbe.
Racing dalla testa ai piedi. Chi ama gli eccessi estetici degli Anni 80 qui viene ampiamente accontentato, a partire dalla gigantesca scritta “Turbo” che occupa il fascione di plastica tra i gruppi ottici posteriori e altri dettagli ripresi dalla versione aspirata, ovvero la presa d’aria asimmetrica di plastica nera posizionata sul cofano, il paraurti specifico con fendinebbia gialli e i cerchi di lega R315, con penumatici 160/65. All’interno, la Turbo De Tomaso sfoggia un quadro strumenti estremamente racing, con una pletora di strumenti circolari su fondo nero con grafiche gialle e, con un po’ di fantasia, sembra di essere al volante di una supersportiva. Il contagiri poi ruota in senso antiorario e osservare la lancetta attraverso il volante a tre razze – che sembra preso da un kart – mette subito di buonumore.
Solo 6.000 esemplari. La piccola Mini De Tomaso Turbo ha tutto ciò che serve per una piccola sportiva: freni perfettamente adeguati, scatto, sound coinvolgente e la sensazione di dover sempre correggere la traiettoria con lo sterzo per tenerla a bada. Inoltre, con un abitacolo lussuoso per l’epoca: alzacristalli elettrici e quinta marcia erano prerogativa di auto di classe ben superiore. Insomma, una piccola, adorabile peste che purtroppo ha avuto vita breve (otto anni), ma soprattutto è stata realizzata in soli 6.000 esemplari: facile capire dunque perché la vettura sia estremamente rara e abbia raggiunto quotazioni (circa 12 mila euro, se in perfette condizioni) letteralmente triplicate negli ultimi anni.