È un caso raro quello di un Costruttore che, negli stessi anni, tiene a listino ben due versioni sportive dello stesso modello, per di più in formato utilitaria. Eppure, la Ford, nei primi anni 90 offre la sua Fiesta equipaggiata da un motore 1.6 aspirato e da uno sovralimentato: il secondo è prerogativa della Turbo, potente, aggressiva e senza alcun timore reverenziale nei confronti delle rivali dell’epoca
Al top raggiunge i 133 CV. L’occhio meno attento può scambiare la Turbo per una XR2i, ovvero la sorella aspirata e, in effetti, il frontale, dominato dai quattro faretti supplementari, è molto simile, ma ci sono alcuni dettagli che fanno capire che, sotto al vestito, si trova la più veloce e potente Fiesta di quegli anni. Una vera bomba capace di toccare i 205 km/h e di bruciare lo 0-100 in 8,2 secondi. Prestazioni estratte dal medesimo motore della XR2i, ovvero un quattro cilindri da 1.597 cm³, al quale però era stata regalata un’iniezione Bosch K-Jetronic e, soprattutto, una turbina Garrett T2 da 0,4 bar con intercooler aria/aria. Risultato, 133 cattivissimi cavalli.
Dettagli evidenti. Parlavamo di differenze estetiche: la Turbo spicca sia per le prese d’aria a griglia situate ai lati del cofano, che vanno ad aggiungersi agli allargamenti della carrozzeria già presenti sulla XR2i. Non manca il logo Turbo sul portellone e una striscia verde che corre lungo tutta la fiancata raccordandosi ai paraurti, ma a catturare l’attenzione e caratterizzare in modo inconfondibile questa versione sono i cerchi di lega a tre razze (da 14”) che ospitano pneumatici 185/55. I colori sono quattro, gli stessi della XR2i, ovvero bianco, rosso, nero e Grigio Mercurio metallizzato, al quale si aggiungerà il Grigio Polvere di Luna, sempre metallizzato.
Spiccano i sedili Recaro. All’interno i sedili Recaro (molto belli e decisamente racing) sono di serie, insieme a un volante a tre razze con la scritta “turbo” sulla “pagnotta” rivestito di pelle come il pomello cambio; decisamente banale, invece, il quadro strumenti, proprio come nella XR2i, privo della benché minima caratterizzazione e sprovvisto dell’indicatore della pressione del turbo, oltre che del manometro e della temperatura olio. Dal punto di vista meccanico, nessuna differenza con la XR2i: anche qui troviamo all’avantreno sospensioni indipendenti tipo MacPherson abbinate a una barra antirollio, mentre quelle posteriori sono ad assale torcente; i freni sono a disco autoventilati da 240 mm davanti, e a tamburo al retrotreno.
Difficile da trovare. Prodotta solo dal 1990 al 1992, la Turbo è decisamente rara: molti esemplari hanno subito trasformazioni discutibili oppure sono stati spremuti fino all’osso, mentre alcuni degli elementi caratteristici, come i cerchi di lega a tre razze (che si amano o si odiano) spesso sono andati perduti. Si parla inoltre di auto che, al tempo, erano considerate più economiche e meno pregiate di alcune rivali, motivo per il quale non hanno beneficiato di particolari cure. Oggi, data la grande difficoltà nel reperire un esemplare sano e completamente originale, si devono mettere in conto tra i nove mila e i 13 mila euro, valori comunque inferiori rispetto a quelli delle rivali dell’epoca. Ma, forse, non per molto.