Quest’anno la Golf ha festeggiato 50 anni, ricordandoci quanto tempo è passato ormai dalla prima generazione dell’auto che ha rilanciato la Volkswagen, salvandola dalla crisi. Ma la versione che l’ha portata direttamente nell’Olimpo è arrivata l’anno dopo, nel 1975, e porta un nome che è diventato sinonimo di sportiva compatta: è la Golf GTI.
Progetto clandestino. Il fatto che inizialmente il progetto di una “Sport Golf” fosse non solo segreto, ma assolutamente non ufficiale, è noto a tutti gli appassionati, meno invece che, non appena la stuzzicante idea di una versione pepata finì per convincere i dirigenti, gli ingegneri furono costretti a rimboccarsi le maniche per rendere la GTI un oggetto concreto. Solo sei mesi per non mancare l’appuntamento con il Salone di Francoforte del 1975, ma poi, per compensare lo sforzo, altri nove mesi prima della commercializzazione.
Dovevano essere solo 5.000. Il resto è storia: successo immediato, l’idea iniziale di produrne solo 5.000 esemplari spazzata via dalle richieste asfissianti alle concessionarie Volkswagen di mezzo mondo, tanto da arrivare a un totale, della prima serie, di 456.690 unità. Come resistere infatti a un’auto la cui linea – disegnata da Giugiaro, insieme alle versioni normali – era stata sapientemente incattivita con allargamenti di plastica per i parafanghi, uno spoiler, sempre di plastica, sotto al paraurti anteriore e quel logo, acronimo di “Gran Turismo Iniezione” che svelava ciò che c’era sotto al cofano, ovvero un quattro cilindri da 1.588 cm³ e 110 CV, ottenuti grazie appunto all’iniezione meccanica.
Fila a 182 km/h. Con un peso di soli 840 kg, la Golf GTI poteva raggiungere i 182 km/h e accelerare da 0 a 100 in 9,1 secondi: numeri notevolissimi, che a metà anni 70 non erano alla portata di una media. Originariamente equipaggiata con cerchi da 13 pollici (ma erano omologati anche quelli da 14”), la prima GTI adottava un cambio a quattro marce, passato più tardi a cinque, mentre nel 1982 la cilindrata aumentò a 1.781 cm³ con un leggerissimo incremento della potenza a 112 CV.
Profili rossi, pallina da golf. Sempre nel 1979 i paraurti di lamiera erano stati pensionati per far posto a più moderni elementi di plastica e, un anno più tardi, i gruppi ottici posteriori erano cresciuti di dimensioni, mentre era rimasta invariata la calandra con profilo rosso, una delle firme della GTI. Per quanto riguarda gli interni, erano caratterizzati dal bellissimo volante a tre razze forate e da dettagli diventati iconici, come la pallina da golf per il pomello del cambio. Ma altrettanto riconoscibili erano i rivestimenti di tessuto scozzese, disponibili in vari abbinamenti in base al colore della carrozzeria. Un mix che è diventato un classico della sobria sportività in chiave teutonica, senza fronzoli e senza eccessi.
Un mito ambito e desiderato. Tutto questo si riflette sulle quotazioni della Golf GTI prima serie: le “quattro marce” ormai hanno sfondato quota 20-25 mila euro, complice la scarsa diffusione, ma in generale, una prima generazione difficilmente si può trovare a meno di 15 mila euro.