Quarant’anni fa, il 13 marzo 1969, fu presentata al Salone di Ginevra un’auto che avrebbe segnato un’epoca, almeno nell’ambito delle corse di durata: la Porsche “917”. Dal via al progetto erano passati meno di 9 mesi. In vendita a 140.000 marchi (22 milioni di lire), il bolide nacque in seguito alla decisione della Commissione Sportiva Internazionale (CSI) di varare a ottobre del 1967 il nuovo Gruppo 5, per vetture Sport con motore fino a 5 litri: per omologare la vettura era, però, necessario costruirne almeno 25 esemplari.
A luglio del 1968 l’ingegner Ferry Porsche, figlio del professore, e il responsabile del reparto progettazione Ferdinand Piech iniziarono a lavorare in gran segreto al progetto “917”, su cui la Porsche investì 15 milioni di marchi. Partendo dal 3 litri a 8 cilindri della “908” (altra auto da corsa), fu sviluppato un 12 cilindri di 4494 cm3. Alle prime prove al banco, il motore – che pesava solo 239 kg – fornì 520 CV a 8000 giri/min. La carrozzeria in fibra di vetro pesava solo 38 kg.
A fine aprile del 1969, le 25 immacolate “917” furono allineate nel cortile della Porsche a Zuffenhausen per l’ispezione della CSI. Ottenuta l’omologazione il 1° maggio, due “917” presero parte alla 1000 km di Spa, ma il debutto fu inglorioso: una restò ai box dopo le prove e l’altra si ritirò al primo giro per la rottura di una valvola. Da allora, però, fu un trionfo dopo l’altro: Zeltweg (prima vittoria), Kyalami, Daytona, Brands Hatch, Monza, Spa, Le Mans, Watkins Glen, Buenos Aires, Sebring…
Alla fine del ’71 erano state costruite quarantuno “917” tra coda corta e lunga. Gli esemplari più originali furono quelli ordinati dal direttore d’orchestra Herbert Von Karajan e dal conte Gregorio Rossi di Montelera, che chiesero alla Porsche versioni stradali, con silenziatore allo scarico.