È in pieno svolgimento, presso l’Ente Fiere di Vicenza, la quarta edizione del Rally Racing Meeting, l’evento più importante dell’anno dedicato al mondo delle competizioni rallistiche. L’idea di questa manifestazione nasce dall’entusiasmo del due volte campione del mondo Miki Biasion – tra l’altro, affezionato opinionista di Ruoteclassiche -, che ha accolto con la sua consueta allegria molti appassionati, tanti ex piloti e numerose aziende specializzate nella realizzazione di abbigliamento tecnico e nella preparazione (assetto, pneumatici e altro) delle auto. Peccato che, a causa di problemi logistici dovuti ai lavori in corso che interessano la fiera, le esibizioni motoristiche esterne (caratteristiche di questo evento) siano state annullate.
Presentato il Trofeo Lancia. È stato anche ufficialmente presentato al pubblico il Trofeo Lancia, con Biasion in veste di alfiere della Casa che ritorna nei rally, in quanto ha avuto un ruolo fondamentale nel collaudo delle vetture che ne prenderanno parte (le Ypsilon Rally4 HF). Auto che hanno già riscosso un buon successo, con oltre 80 unità vendute in soli tre mesi.
Il meglio da corsa. Proprio il marchio di Chivasso è stato super festeggiato: dalla Lambda all’Aprilia e all’Aurelia, dalla Fulvia (presente la “Sanremo 1972” protagonista della cover story di Ruoteclassiche di gennaio) alla Stratos, dai prototipi LC1 e LC2 alla Beta Montecarlo Turbo, dalla S4 alle Delta con cui Biasion-Siviero hanno fatto impazzire la concorrenza, il parterre centrale è stato letteralmente preso d’assalto dagli appassionati. Alcuni hanno avuto anche la fortuna di farsi immortalare accanto a Gianni Tonti, grande tecnico del Reparto Corse Lancia, che ha animato la giornata di sabato.
Pezzi da novanta. L’Heritage Hub di Stellantis, per l’occasione, ha portato a Vicenza quattro esemplari della collezione, dalla storia straordinaria. Con la monoposto D50 la Casa torinese tentò l’avventura in Formula 1. Montava un 8 cilindri a V di 2.5 litri e la carrozzeria si distingueva per i serbatoi laterali. Venne successivamente ceduta alla Ferrari, che la portò alla vittoria del mondiale 1956 con Juan Manuel Fangio. La Sport D25, evoluzione della D24 vincitrice della Carrera Panamericana, era equipaggiata con un 6 cilindri a V da 3,7 litri, capace di erogare 305 CV. Prese parte a competizioni di alto livello come il Tourist Trophy del 1954.