La Renault 11 nasce con una missione per niente facile visto che il modello di cui deve prendere il posto è stato, commercialmente parlando, un mezzo disastro.
Dimenticare la 14. La linea, per la verità moderna e scultorea, non viene capita ma il vero disastro lo combina una campagna pubblicitaria che la paragona a una pera. Aggiungete che la parte più tradizionalista della clientela non va esattamente in brodo di giuggiole sapendo che il motore è lo stesso della Peugeot 104 e che è montato, per la prima volta su una Renault, in posizione trasversale invece che longitudinale. Il che significa più spazio a bordo ma anche un angolo di sterzo meno vantaggioso. Già nel 1981 alla 14 viene affiancato un nuovo modello, la 9, che andando controcorrente rispetto alle richieste del mercato propone una carrozzeria a tre volumi tanto equilibrata quanto anonima.
Una 9 travestita. La 11, che segue due anni e mezzo più tardi, fa calare definitivamente il sipario sulla sfortunata 14. A tutti gli effetti è la versione a due volumi della 9 e riprende dalla grossa coupé Fuego la bolla di vetro che fa da portellone: le conferisce una sua personalità in un panorama, quello delle compatte sui 4 metri, in cui l’originalità abitualmente non trionfa. Oltre che per la parte posteriore, si distingue dalla 9 per il frontale a quattro fari rettangolari e per la plancia, completamente ridisegnata. Subito disponibile sia a tre porte (allora andavano) sia a cinque, la R11 offre inizialmente la scelta fra due motori a benzina, 1100 (48 CV) e 1400 (60 e 72 CV), e ben otto allestimenti.
Aveva la parola. Il più completo di questi è l’Electronic, la cui strumentazione a cristalli liquidi permette di escludere la visualizzazione di alcuni indicatori (come su alcune vetture dei giorni nostri) ma, soprattutto, parla: secondo una moda del tempo (succedeva anche sulla Austin Maestro) un sintetizzatore vocale collabora con led e spie per informare che la porta è chiusa male o che la temperatura del liquido di raffreddamento è eccessiva. Oggi fa tenerezza. Trentacinque anni fa, quando il cellulare era il furgone che trasportava i detenuti e il navigatore il tizio che aiutava l’amico rallysta leggendogli le note, faceva una scena da paura. Letteralmente: qualche cliente, pur consapevole della «diavoleria» tecnologica che si era portato a casa, se ne dimenticava e trasaliva quando, da solo alla guida, la sua Renault iniziava a parlargli.
L’inevitabile declino. La carriera della 11, molto più apprezzata nelle versioni “basse”, quelle da spendere poco, prosegue con un buon successo anche dopo il restyling del 1987 che unifica il suo frontale e quello della 9 e che la spinge, con numeri inevitabilmente sempre più modesti, sino al 1989 quando sarà rimpiazzata dalla 19, arrivata l’anno prima: è l’ultima Renault identificata con un numero. Oggi, dopo anni di campagne per la rottamazione, incrociarne una è praticamente impossibile: la R11 è solo una delle tante vetture da famiglia finite nel dimenticatoio. Certo, di lei non si può nemmeno sostenere che non avesse nulla da dire…