La Renault 25 nei primi anni 80 era l’auto di Stato francese: il modello di punta della Régie Renault (controllata dallo Stato) piacque moltissimo al Presidente Mitterand che ne ordinò uno stuolo per le grandi parate e gli eventi più solenni della Repubblica francese.
La Renault 25 esprime una personalità originale e sofisticata, lontana dalle canoniche berline di rappresentanza a tre volumi. Del resto era opera di Robert Opron, un designer d’eccezione già autore di modelli molto originali della Citroën come la GS, SM e CX. In casa Renault sono sue le 18, Fuego e Renault 25. La R25 proponeva l’originale formula due volumi e mezzo, un’architettura che garantiva ampio spazio a bordo e per i bagagli, oltre a linee più moderne rispetto alle berline di concezione classica.
Ammiraglia alla francese. Questa specialità tutta francese traeva le sue origini nella Renault 16 e giocava tutto sulla funzionalità e sulla vivibilità degli interni. Poco dopo la Régie propose anche l’R30, che con linee più moderne e finiture di pregio puntava all’alto di gamma, ma non ottenne un grande successo: a certi livelli di prestigio (e di prezzo), la clientela si sentiva “rassicurata” dall’immagine importante di una tre volumi di grosse dimensioni che esprimeva uno status symbol inequivocabile. Alla R30 venne abbinata una versione più semplice e popolare, l’R20, che infatti ottenne risultati migliori. Per l’ammiraglia Renault degli anni 80, bisognava fare delle scelte: segmento più alto o più basso? Darle un’immagine familiare o di rappresentanza? Due volumi o tre? La Renault 25 divenne una sintesi di tutti concetti.
A metà strada. I prototipi si susseguirono tra il 1978 e il 1984, esitando tra due e tre volumi, per fermarsi finalmente sui due volumi e mezzo, dissimulati con il l trucco della “bolla” di vetro del portellone posteriore. Il nome “venticinque” celava tutte queste riflessioni: 25, si poneva tra la 20 e la 30, sottintendendo il posizionamento sul mercato da auto per famiglie nei modelli entry-level e di prestigio con il top di gamma. Tuttavia la ricerca di un compromesso totale ebbe successo solo in Francia, dove la ricetta delle auto grandi a due volumi era ben nota e apprezzata. I clienti europei che acquistavano berline di alta gamma avevano ancora gusti molto classici e ad eccezione della Citroen CX, vetture come le “auto da vivere” Renault non corrispondevano al loro gusto: non esprimevano al meglio il loro status, imprescindibile comprando un’auto di prestigio.
Le mancava il blasone. Il telaio era nuovo, mentre buona parte della meccanica era di derivazione R20 e R30: cambio, sterzo e motori. Stranamente sulla Renault 25 i propulsori vennero montati in posizione longitudinale, in un momento in cui si passava alla disposizione trasversale per ragioni di ingombro. La gamma iniziale prevedeva: un 2 litri (103 Cv) e un 2.2 litri (123 CV) entrambi 4 cilindri, mentre al vertice il V6 da 142 CV. La “R25” prevedeva anche due motori a gasolio, un 2.1 da 64 cv e un turbodiesel di pari cilindrata da 83 CV. Negli anni 80 Renault contribuì a diffondere i motori sovralimentati: anche il motore V6 dell’ammiraglia Renault beneficiò della sovralimentazione toccando i 185 CV. Appartenente alla famiglia PRV il V6 della R25 portava a piena maturazione questo propulsore, con interventi sull’albero motore e una serie di migliorie, finalmente funzionava senza i problemi di gioventù che negli anni precedenti avevano afflitto gli altri modelli dotati dello stesso motore, introdotto con la Peugeot 604. La Renault 25 non brillava per prestazioni e nemmeno il V6 sovralimentato riuscì a cambiare più di tanto le carte in tavola. Il PRV non ebbe mai il fascino, la sonorità e le prestazioni di altri “nobili” V6 europei: un grosso svantaggio se si compete nella fascia alta del mercato.
Originale per forza. A differenza di molte auto degli anni ’80 che abbandonavano ogni cromatura esterna in favore di materiali plastici, la 25 enfatizzava la sua silhouette con larghi fascioni e grandi maniglie cromate. Le proporzioni del disegno evocavano un’eleganza tipicamente francese: ampie zone dominate da superfici tese, in un rincorrersi di linee molto sottili e spesse. Temi ripresi dalla coeva Renault Supercinque. Al top della gamma Renault 25 c’era la variante V6 con motore turbocompresso, presentata nel 1985 con un colore molto anticonvenzionale per quella che divenne la “limousine di Stato”, Rosso Tiziano metallizzato. L’originalità della Renault 25 venne accentuata da una gamma composta da colori tutti eleganti, distintivi e dai nomi evocativi: “Nuvola”, un grigio metallizzato tendente al rosa; “Chanel”, che faceva esplicito riferimento alle sfumature della lana dei celebri completi Chanel (un grigio metallizzato violaceo); “Schist”, un blu scuro metallizzato, leggermente violaceo; “Lichene” grigio metallizzato classico; “Arabica” un marrone metallizzato con filettatura dorata (solo nella versione Baccarat).
Grand routier. La cosa sorprendente della Renault 25 era la sua abitabilità. I sedili anteriori erano larghi e molto distanziati. Sul sedile posteriore, l’altezza maggiore del divano consentiva di godere meglio il paesaggio, anche perché i poggiatesta non erano troppo larghi e l’abitacolo era reso luminoso dalle ampie superfici vetrate. I sedili potevano essere rivestiti in pelle o velluto (a richiesta) nelle tonalità comuni grigio, nero, marrone o in beige. Quando si parla di top di gamma, il pensiero corre alla versione Baccara, proposta a partire dal 1988: caratteristica per il sontuoso abitacolo con rivestimenti in pelle a profusione e pregiati inserti in legno, che creavano un ambiente completamente diverso rispetto a quello delle varianti più “familiari” con rivestimenti in tessuto. L’elemento principale degli interni tuttavia era la plancia progettata da Marcello Gandini, che al pari della rivale Citroen CX rimandava ad un design spaziale: pieno di pulsanti e diodi luminosi, ricordava gli impianti hi-fi e le console per videogiochi.
L’auto parlante. In origine la plancia era in plastica floccata, satinata e morbida al tatto. Il materiale si sporcava molto facilmente, perciò il cluster venne sostituito con una variante in plastica liscia, meno piacevole al tatto e alla vista, ma più resistente per l’uso quotidiano. La Renault 25 V6 era dotata di due apparecchiature estremamente particolari all’epoca: il sintetizzatore vocale, una sorta di computer di bordo che enunciava i comandi o eventuali malfunzionamenti e il sistema HiFi ad alta potenza della Philips. Il sistema di sintesi, già testato sulla Renault 11 e sulla Austin Maestro, era pura fantascienza all’epoca, ma l’elettronica automobilistica era ancora ai suoi esordi e l’affidabilità lasciava a desiderare… L’impianto HiFi era diviso in due parti: una celata sotto un coperchio, l’altra sulla consolle centrale, una trovata per dissuadere i ladri di autoradio, che in quegli anni erano molto attivi. Peculiarità della Renault 25 la presenza di tasti di controllo della radio sul volante, una comodità che pian piano venne estesa a tutta la gamma Renault, e poi su tutti le concorrenti. La Renault 25 V6 era anche dotata del cruise control, anche in caso questo con tasti al volante.
La banda delle R25. La Renault 25 è stata la vettura di rappresentanza dell’Eliseo scelta dalla presidenza Mitterrand. Il governo socialista aveva una grande predilezione per la Renault 25 in quanto era realizzata da una società statale. Il Presidente François Mitterand in prima persona era un grande estimatore del modello, e preferì la R25 alle Peugeot e Citroen in servizio durante i governi precedenti. L’entourage di Mitterand venne soprannominato persino “la banda delle R25”. Questo soprannome si deve soprattutto alle cerimonie per il 40° anniversario dello Sbarco in Normandia del 1985, durante le quali uno stuolo di 25 vetture venne utilizzato per accompagnare degli alti ufficiali in Normandia: una bella trovata pubblicitaria, in un’epoca in cui il ricordo dell’ultima guerra mondiale era molto più vivido di quanto non lo sia oggi. Un segnale forte che in Francia dette i suoi frutti anche dal punto di vista commerciale, ma all’estero la Renault 25 giocava sempre come outsider.
Apripista. La Renault 25 venne sottoposta ad un importante restyling nel 1988 che interessò principalmente gli esterni e l’allestimento interno. Tutti motori vennero leggermente rivisti e debuttò una nuova motorizzazione 2 litri 140 CV. Nonostante la grandeur delle parate e l’impegno dei tecnici della Régie verso standard qualitativi elevati, l’obiettivo venne mancato. Lo stesso George Besse, all’epoca amministratore delegato della Renault, si lamentò pubblicamente che la sua Renault 25 passasse tempo in officina che su strada! La Renault 25 mancò il bersaglio, soprattutto a livello europeo. L’insuccesso fuori dai confini nazionali (dove invece sfiorò le 780 mila unità) era dovuto proprio alla personalità inclassificabile del modello che doveva destreggiarsi in un segmento segnato dal conformismo. C’è da riconoscere però che come tutti i prodotti “di rottura” , la Renault 25 ha aperto la strada a una nuova tipologia di veicoli, che a quasi 40 anni dal suo debutto conoscono oggi un certo successo, i “crossover” che popolano le nostre città. Renault anche questa volta fiutò la possibilità di proporre qualcosa di audace e col senno di poi l’idea di una vettura dalla personalità multiforme come la Renault 25 era molto più elegante e sensata di quanto proposto da molte vetture odierne…