Come trasformare un’anonima berlina in un’intrigante coupé, magari anche con prestazioni fenomenali? Alla Rover, all’inizio degli anni 90, forti della partnership con la Honda, la soluzione arriva facilmente, modellando una carrozzeria a due porte sul telaio della Serie 200, che altro non è che una Honda Concerto. Mentre per la 1600 16 valvole il motore è Honda, per la versione più performante, la Rover ha uno scatto d’orgoglio e il 6 ottobre 1992, al Salone di Parigi, presenta la 220i Coupé Turbo, che porta al debutto il quattro cilindri 2 litri sovralimentato da 200 CV appartenente alla famiglia di motori T16.
La più veloce. Grazie anche a un peso contenuto in 1.225 kg, la coupé inglese poteva raggiungere i 235 km/h e passare da 0 a 100 in 6,5 secondi, diventando la vettura più veloce mai realizzata dallo storico marchio britannico e una rivale temibile per le concorrenti che affollavano una nicchia diventata improvvisamente popolare, con tutti i Costruttori impegnati a offrire almeno un modello nella propria gamma. In Italia, nonostante il relativo successo della serie 200, la Coupé Turbo non fu mai una best-seller, pur con una linea che, anche se un po’ troppo anni 80, era arricchita da dettagli estetici distintivi che la rendevano allo stesso tempo aggressiva ed elegante.
Tratti sportivi, ma con classe. Lo spoiler posteriore, per esempio, era perfettamente integrato nel baule e la coda presentava anche una piacevole grembialatura di plastica nera nella zona inferiore. Pure il frontale presentava un doppio labbro sotto al paraurti della stessa forma e materiale di quello posteriore, con i piccoli fendinebbia di forma rettangolare che contrastavano con i gruppi ottici lunghi e stretti i quali, insieme alla mascherina cromata, contribuivano a rendere il muso aggressivo ed elegante insieme. Anche di profilo, la 220 Turbo sprizzava dinamicità, nonostante i cerchi di lega da soli 15 pollici, abbinati a pneumatici 195/55.
Due chicche. A livello meccanico spiccava, invece, il differenziale Torsen, di serie sulla 220 Turbo, come l’Abs e i quattro freni a disco, mentre l’assetto era irrigidito rispetto alla 1.6. Un’altra primizia tecnica era poi il tetto in vetro sdoppiato, con i due pannelli gemelli che potevano essere inclinati o staccati indipendentemente, così come la barra centrale poteva essere rimossa e riposta nel bagagliaio. Non era, inoltre, presente la tendina parasole interna in quanto il vetro era realizzato con materiale anti-riflettente, rivestito di titanio che faceva passare solo il 6% del calore solare.
Scelta controcorrente. Per finire, la dotazione: volante e pomello del cambio rivestiti di pelle, stereo con caricatore Cd a sei dischi nel bagagliaio, sedili rivestiti di pelle, aria condizionata e sedile conducente con regolazione in altezza. Vista la ridotta diffusione, oggi questa sportiva inglese non è propriamente facile da trovare. Ma con valutazioni medie intorno ai settemila euro per un esemplare in ottime condizioni, ci si può togliere il capriccio di una veloce e soprattutto diversa coupé, dall’innata eleganza e pronta a graffiare.