Volvo Car Italia ha aperto le porte alla storia. Lo scorso sabato (10 maggio) ha accolto nella sua sede di via Enrico Mattei 66, a Bologna, cinquanta vetture e cento appassionati per il raduno nazionale – edizione 2014 – organizzato dal Registro Italiano Volvo d’Epoca col supporto del Club 480 Italia e del Club 240 Italia.
Un raduno speciale perché quest’anno il Registro festeggia i vent’anni di attività e perché, appunto, per la prima volta la Casa madre ha voluto patrocinare un evento di questo tipo. “È il nostro modo per dire che non dimentichiamo il passato”, è stato il messaggio di benvenuto di Roberto Lonardi, responsabile delle relazioni esterne.
Volvo, che è nota per la tutela e la particolare sensibilità nei confronti della sua storia (in Svezia c’è una sezione Heritage), sta avviando infatti un programma ben definito e strutturato per intensificare anche in Italia le attività legate al mondo delle storiche. “Lavorare sempre più a stretto contatto con il Registro e ampliarlo, intensificare le attività agonistiche con le vetture della Scuderia del Registro, pensare a un museo, qui nella sede di Bologna, sono solo alcuni punti dei piani futuri”, ha raccontato Michele Crisci, Presidente e AD di Volvo Car Italia, a Ruoteclassiche.
Cinquanta, dicevamo, le vetture che hanno preso parte all’evento. Dalla “PV 544” alla “480”, passando per la “P1800” e la “1800 ES”, e poi naturalmente la “Polar” e la “240” sono solo alcuni dei “classici” della Casa svedese che hanno animato il lungo serpentone e monopolizzato l’attenzione al loro passaggio lungo le strade dei colli bolognesi.
Anche Per-Åke Fröberg, responsabile della sezione Heritage in Svezia, ha voluto rendere un personale omaggio con la sua presenza. “Se costruisci automobili da tanto tempo e hai una storia – ci ha detto Fröberg – solo mantenendo viva quella storia puoi dimostrare che c’è una linea continua che unisce i tuoi modelli. Essere qui, oggi, per me significa dire agli appassionati italiani che Volvo apprezza i loro sforzi. È anche il loro entusiasmo che tiene viva la nostra storia e ci ricorda chi siamo”.
A.B.