Nessuna novità di rilievo nella versione definitiva del Disegno di Legge di Stabilità sottoposto alla firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. O almeno nulla che lasci intendere un ripensamento dell’Esecutivo sul delicato problema delle agevolazioni fiscali per le auto di interesse storico tra i venti e i trent’anni (quelle cioè alle quali sia concesso lo status di rilevanza collezionistica dall’Asi e dai registri di marca specificamente preposti: Fiat, Alfa Romeo e Lancia). Stando così le cose, il ddl compie un altro piccolo posso avanti nella formulazione che tanto ha messo in allarme i proprietari di auto costruite tra il 1984 e il 1994.
Che cosa può accadere adesso, e con quali tempi? Ora la palla passa al Parlamento, con un doppio o addirittura triplo passaggio tra la Camera (la prima a esaminare il testo) e il Senato. Per avere il via libera, lo stesso testo deve essere approvato da entrambi i rami (in caso di modifica, occorre un ulteriore passaggio all’altro ramo del Parlamento). Il tutto dovrà completarsi con la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale entro il 31 dicembre 2014, in modo da evitare l’esercizio provvisorio del bilancio dello Stato.
Come spesso accade, è possibile che a fronte di centinaia, a volte migliaia di emendamenti, le camere non si mettano d’accordo su un testo condiviso, e il Governo ponga la fiducia su un unico maxiemendamento che recepisce solo alcune richieste di modifica. Ed è probabile che lo faccia su un testo che non si discosti molto dalla proposta originaria dell’Esecutivo. Questo che cosa significa? Che firmato il ddl dal Presidente Napolitano, ci sarà quello più volte definito “assalto alla diligenza” attraverso valanghe di emendamenti proposti sia dai due rami del parlamento sia dalle diverse commissioni chiamate a esprimersi sulla materia del contendere. Il Governo potrà decidere di fermare in qualsiasi momento la “discussione”, decidendo di accoglierne alcuni e di rigettarne altri. E sottoponendo il testo al voto di fiducia.
Il punto è vedere quale testo riesca ad esprimere la sintesi da un lato di chi l’ha proposto e dall’altro di chi lo vorrebbe magari stravolto. Ed è proprio in questa delicata fase di “stesura condivisa” che entrano in gioco le diverse anime, che dovranno trovare supporter in parlamento; nel caso in questione, Aci e Asi (ma anche Regioni), che al momento appaiono molto distanti nelle loro valutazioni della proposta governativa.
Intanto, due illustri “caduti” ci sono già: nel testo sottoposto a Napolitano non c’è traccia (per ora) dei cosiddetti controlli RCA in automatico, ma neppure della tanto agognata riforma del Pubblico Registro Automobilistico (in estrema sintesi, la sua abolizione).
Quello che si vocifera – ma suonano come rumors diffusi ad arte da chi si oppone con tutte le forze al provvedimento – è che addirittura la legge possa avere effetto retroattivo. Se così fosse, significherebbe che al proprietario di un veicolo storico tra i 20 e 30 anni potrebbe venire chiesto il pagamento del bollo fino a cinque anni passati. Francamente impensabile! Quello che invece è certo è che il bollo “pieno” tornerebbe di fatto a essere una tassa sul possesso (come appunto per le automobili moderne) e non più sulla circolazione, così come veniva riscossa finora – con tariffe, appunto, agevolate – dalle Regioni.