La “3500 GT” era a fine carriera, la “Mistral” doveva arrivare: una pausa colmata dalla Vignale, che realizzò un’elegante GT utilizzando una meccanica collaudata. Fu detta di transizione: in realtà il design di Michelotti colse nel segno, interpretando al meglio le tradizioni del Tridente. Sei cilindri, 3.5 litri, 235 CV.
La “Sebring” nacque nel 1962, quando in casa Maserati si stava chiudendo il fortunato ciclo della “3500 GT” (1957-64) e si stava aprendo quello della splendida “Mistral”, proposta al Salone di Torino del 1963.
Alla Maserati avevano considerato la “Sebring” un semplice modello di transizione, invece essa seppe ritagliarsi un suo spazio e una sua dignità. Ciò che in quegli anni importava alla Maserati erano le corse: proprio dal trionfo ottenuto il 23 marzo 1957 da Juan Manuel Fangio e Jean Behra alla 12 Ore di Sebring, in Florida, con una “450” Sport a 8 cilindri prese il nome la nostra coupé “2+2”. (all’esordio, al Salone di Torino 1962, la vettura era stata presentata con la sigla “3500 GT S”).
La “Sebring”, in realtà, non fu altro che un’evoluzione della “3500 GT Spider” di fine anni 50, della quale riprendeva quasi tutti i tratti stilistici: lungo cofano motore, elegante calandra ellittica con grande tridente in ottone lucidato, fiancata ad andamento curvilineo, coda tronca, padiglione raccolto, montanti sottili, superfici vetrate a sviluppo integrale. La linea leggera ed elegante era opera di Giovanni Michelotti, ai cui bozzetti gli abili battilastra guidati da Alfredo Vignale aggiunsero qualche raffinatezza: parafanghi anteriori raccordati ai grandi fari e feritoie di sfiato del vano motore dietro il passaruota anteriore.
Alcuni di questi tratti si persero nel 1965, quando subentrò la seconda serie; la cilindrata iniziale di 3485 cm³ venne incrementata a 3694 e quindi a 4014 cm³, con un aumento di potenza da 235 a 255 CV. Dei 348 esemplari di “Sebring” prima serie prodotti nel triennio 1962-65 ne sono sopravvissuti molto pochi.
Quello illustrato nel servizio è stato realizzato nel 1964 e consegnato ad Angelo Solarino di Milano, che solo nel 1992 ha provveduto a una revisione completa di meccanica e alla riverniciatura della carrozzeria. Per i dieci anni successivi la vettura è rimasta ferma quasi sempre in un box e nel 2002 è stata acquistata dall’appassionato milanese Carlo Montorfano.
Motore | Anteriore longitudinale, 6 cilindri in linea – Alesaggio 86 mm – Corsa 100 mm – Cilindrata 3485 cm³ – Rapporto di compressione 8,8:1 – Potenza 235 CV a 5500 giri/min – Coppia 35 kgm a 4000 giri/min – Due assi a camme in testa (catena) – Iniezione indiretta Lucas – Doppia accensione – Impianto elettrico a 12 V, batteria 62 Ah. |
Trasmissione | Trazione posteriore – Frizione monodisco a secco, comando idraulico – Cambio a 5 marce sincronizzate – Differenziale autobloccante a richiesta – Pneumatici 185×16. |
Corpo vettura | Coupé 2+2 posti – Telaio tubolare – Sospensioni anteriori a ruote indipendenti, bracci trasversali oscillanti, molle elicoidali – Sospensioni posteriori a ponte rigido, balestre semiellittiche – Barre antirollio – Ammortizzatori idraulici telescopici – Freni idraulici a disco, dopio servofreno – Sterzo a circolazione di sfere – Serbatoio carburante da 75 litri. |
Dimensioni e peso | Passo 2400 mm – Carreggiata anteriore 1390 mm – Carreggiata posteriore 1360 mm – Lunghezza 4450 mm – Larghezza 1650 mm – Altezza 1300 mm – Peso a vuoto 1250 kg. |
Prestazioni | Velocità 235 km/h – Consumo medio 13 litri/100 km. |