Dal 21 al 25 marzo la trentesima edizione di Techno Classica sarà teatro dei festeggiamenti di tre importanti ricorrenze per la Casa dei quattro anelli: i 50 anni dell’Audi 100, gli 80 dell’Auto Union Type D e i 30 della 200 quattro TransAm.
Accanto al meglio del meglio dell’automobilismo storico e da collezione – Essen è da sempre caratterizzata dalla presenza di icone assolute e, in generale, di vetture di altissimo livello -, il più grande salone al mondo dell’heritage offre una rassegna dedicata al marchio di Ingolstadt. Allo stand dell’Audi saranno protagoniste assolute tre vetture che, a diverso titolo, hanno scritto pagine importanti nella storia del marchio.
Partiamo dalla più anziana – 80 anni nel 2018 – la Type D costruita dall’Auto Union nel biennio 1938-39, un mezzo che rimanda ai tempi gloriosi delle corse: al volante di questa monoposto da 420 cavalli Tazio Nuvolari trionfò al gran premio d’Inghilterra e a quello d’Italia.
Lontano dal mondo delle corse, invece, a spegnere 50 candeline sarà l’Audi 100, auto cult per la Casa tedesca. Il suo ideatore, Ludwig Kraus, direttore tecnico dell’Auto Union, preoccupato per le sorti dell’azienda, a metà degli anni 60 si lanciò nel progetto di una moderna berlina di fascia media. Disattendendo le disposizioni della dirigenza Volkswagen, alla guida del gruppo e all’epoca contraria alla sviluppo di nuovi modelli, tirò fuori dal cilindro un’auto destinata a fare scuola. Nacque l’Audi 100, che convinse subito addetti ai lavori e pubblico (più di 800.000 esemplari venduti). A Techno Classica saranno esposti tre versioni speciali del modello: una 100 LS automatica a due porte del 1972, una 100 LS del 1974 e una 100 Coupé S del 1971.
Ricorrono, infine, i 30 anni di un’altra Audi da competizione, la 200 quattro TransAm. Nata nel 1988, appena un paio d’anni dopo la scomparsa del Gruppo B dalla scena dei rally mondiali (e dal ritiro dell’Audi da questa disciplina), fu studiata per primeggiare sui circuiti della TransAm nordamericana. La vittoria fu centrata alla prima partecipazione grazie al pilota statunitense Hurley Haywood.
Alberto Amedeo Isidoro