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Toyota RAV4, la prima Suv compatta

Difficilmente, ingegneri e designer Toyota si sarebbero immaginati che avrebbero lanciato una moda, apparentemente irreversibile, quando presentarono al Salone di Ginevra del 1994 un veicolo dall’aspetto di una fuoristrada, ma basato su una carrozzeria monoscocca. La Toyota RAV4 dava ufficialmente il via all’era delle Suv compatte (poi medie), dal look originale e con doti tali da fare scuola nel campo dell’agilità e della visibilità al volante, grazie alla posizione di guida alta.

Look giovane a 3 e 5 porte. Il pianale era quello della Corolla, con elementi presi anche dalla Carina, mentre le sospensioni sono a ruote indipendenti. La carrozzeria inizialmente prevedeva solo la versione tre porte, lunga 3,71 metri, e bisognerà aspettare il 1996 per vedere in concessionaria la cinque porte, più lunga di circa 40 cm. Le forme tondeggianti, tipicamente anni 90, ricalcavano le forme base della concept presentata nel 1989, soprattutto per i voluminosi fascioni di plastica sulle portiere, che creavano una sorta di linea di continuità con i paraurti, non verniciati e a contrasto con la carrozzeria. Anche i cerchi di lamiera dotati di pneumatici 215/70R16 erano piacevolmente spartani, sottolineando lo spirito avventuroso della 4×4 Toyota, accresciuto dalla ruota di scorta esterna al portellone.

Trazione 4×4 e un solo motore. La prima RAV4 disponeva della trazione integrale permanente abbinata a un cambio manuale a 5 rapporti (su alcuni mercati era offerto anche quello automatico a 4) e la possibilità di bloccare il differenziale centrale mediante un pulsante sul cruscotto. Scelta obbligata per quanto riguardava il propulsore, in quanto la sport utility era offerta esclusivamente con il 2.0 litri benzina aspirato da 129 cavalli, montato in posizione trasversale. Semplici e razionali gli interni, più seriosi rispetto al look esterno, ma caratterizzati da plastiche di buona qualità, mentre l’accesso ai sedili posteriori, nella versione tre porte, non era particolarmente agevole.

Successo mondiale. La RAV4 ebbe un riscontro commerciale sbalorditivo, tanto da costringere la Toyota a raddoppiare la produzione praticamente da subito, con gli ordini che continuavano a fioccare, premiando il coraggio di una scelta anticonformista, ma che nel lungo periodo ha pagato con gli interessi, vista la longevità della RAV4 attraverso le successive generazioni. Nel 1998 arrivò un leggero restyling che riguardava soprattutto gruppi ottici anteriori e posteriori. La novità più grande fu l’introduzione di una versione con capote di tela ripiegabile, che però ebbe vita breve: solo due anni.

Anche elettrica. Curiosa – e pionieristica – la versione elettrica del 1997, mai importata in Italia, riservata al mercato californiano, con batterie NiMH e un motore da 45 kW (61 CV) per un’autonomia stimata di circa 200 km. Con l’arrivo della seconda generazione, nel 2000, si perse gran parte dello spirito anticonformista iniziale del modello, motivo per il quale, da un punto di vista dell’interesse dei collezionisti, oggi sono più ricercati gli esemplari della prima serie. Anche perché le quotazioni sono ancora mediamente basse e con 5.000 euro è già possibile mettersi in garage un bell’esemplare, da scegliere possibilmente di un colore vivace.

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