La versione italiana era rifinita meglio, offriva un motore più brillante e costava meno delle Morris e Austin. In quanto a prestazioni e immagine, non aveva complessi d’inferiorità. Sul misto consentiva anche ai piloti poco esperti, di prendersi una rivincita sulle vetture di grossa cilindrata. Davanti ai Bar Sport si faceva ammirare come una granturismo.
La forte personalità della “Mini” fece sì che essa rifiutasse il ruolo di semplice utilitaria, per divenire ben presto un fenomeno di costume. A ciò contribuì il lancio, nel 1961, della “Mini Cooper”, la versione più prestante, le cui affermazioni sportive diedero una spinta decisiva alle vendite.
Proprio nel ’65 l’Innocenti, che già da qualche anno produceva su licenza alcuni modelli BMC, decise di lanciare la propria “Mini Minor”, alla quale nel marzo del ’66 affiancò la “Mini Cooper”. Versioni più ricche e rifinite dei corrispondenti modelli inglesi, le “Mini” Innocenti costavano di meno: il successo delle vendite fu immediato. La “Mini” scattava ai semafori, aveva uno sterzo diretto e una tenuta di strada che sembravano quelli di un kart.
Le prime “Cooper” Innocenti montavano un quattro cilindri di 998 cm³, ma nel febbraio 1972 la cilindrata fu portata a 1275 cm³. Nacque così la “Mini Cooper 1300”, la nostra protagonista, prodotta fino al luglio del ’73. La potenza, invero non elevatissima, di 71 CV SAE a 5800 giri/min e la coppia di 11 kgm a 3200 giri/min garantiscono affidabilità, elasticità e, a fronte di una massa della vettura di soli 670 kg, prestazioni vivaci. Sul cruscotto, a sei strumenti, c’è ora anche l’amperometro. Il volante ha la corona rivestita in pelle, ma ancora con diametro di 38 cm (troppo grande per la guida sportiva). I sedili sono più avvolgenti e la pedaliera ha dimensioni e conformazione più sportive. La dotazione comprende fari allo iodio, tergicristallo a due velocità, lunotto termico e, all’interno, moquette sul pavimento, accendisigari e spia del freno a mano.
La “Mini Cooper 1300” ha prestazioni brillanti, quasi sportive e anche oggi si dimostra adatta ad affrontare ogni condizione di utilizzo. I guidatori di oggi apprezzeranno l’assetto rigido e “piatto” e i potenti freni a disco anteriori con servocomando. Il rombo cupo del motore è appagante, ma stordisce in autostrada. Basta evitarla.