Motore sette litri, una potenza sfacciata, un’accelerazione dirompente. E una carrozzeria smisurata e vistosa, con grandi pinne come un jet da guerra. Così agli americani piaceva la sportiva.
Le pinne che partono da metà porta, gli interni con le poltroncine girevoli e lo spettacolare posto di guida fanno pensare più all’astronave di Buck Rogers che a un’automobile. Con un motore sette litri dalla potenza sfacciata e un’accelerazione da dragster, la Chrysler “300 G” incarna nel 1961 la sportiva a stelle e strisce. Tutta pinne, una cabriolet lunga cinque metri e mezzo. Il motore, quasi non bastasse la poderosa cilindrata, presenta uno speciale collettore di aspirazione, che sfrutta la velocità di caduta della miscela aria-benzina per aumentare la coppia ai bassi regimi: un “trucco” ampiamente utilizzato sulle vetture che gareggiano nelle prove di accelerazione.
Eppure sorprende che la “300 G”, con i suoi 2200 kg in ordine di marcia, scatti come un dragster, e che basti niente per far pattinare le gomme in partenza. Ma, grazie a 375 CV nel cofano, l’habitat ideale di questo colosso è l’autostrada, dove si possono tenere in scioltezza medie notevoli, per di più con un consumo accettabile, considerato che la vettura non ha nessun rispetto per l’aerodinamica, pesa quel che pesa ed è equipaggiata con un V8 di oltre 6746 cm3. Mantenendosi sui 120-130 all’ora, si percorrono anche 8 km con un litro. In città, naturalmente, è un’altra cosa, anche perché la brillantezza del motore, accompagnata da un rombo pieno e vigoroso, invoglia a “sgasare” a ogni semaforo. Il motore, infatti, gira sottovoce, ma quando entrano in funzione i corpi secondari dei carburatori tira fuori gli artigli e cambia anche la musica.
Confort e tenuta di strada sono ottimi, assolutamente impensabili in un’auto americana di quarant’anni fa. Una volta presa confidenza con lo sterzo, che non trasmette la sensazione della strada, le curve si affrontano ad alta velocità senza troppi patemi: la vettura viaggia come sui binari e sembra incredibile che sia equipaggiata con gomme convenzionali a tele incrociate. Il merito di tanta stabilità va anche alle barre di torsione delle sospensioni, che per anni sono state montate su tutte le vetture del gruppo Chrysler. Il confort è di prim’ordine: l’insonorizzazione è efficace persino a vettura aperta e le poltroncine si rivelano molto comode, al punto che si possono affrontare viaggi di oltre cinquecento chilometri senza guai alla schiena.