È stata una gara molto bella e tirata, con panorami mozzafiato, neve, ghiaccio e gelo, tanto: insomma, gli ingredienti giusti per festeggiare degnamente la trentesima edizione della Winter Marathon, primo classico appuntamento con i cronometri a Madonna di Campiglio (18-20 gennaio). E, alla fine, dopo l’ultima della 62 prove speciali, nove passi (tra cui il Pordoi a -12°C), 410 km in due tappe (formula rivoluzionata, addio al tappone unico) l’hanno spuntata i bresciani Alberto Riboldi e Paolo Sabbadini a bordo di una Fiat 508 S del 1933. Particolare non di secondaria importanza: i due hanno corso a capote aperta, complimenti per il coraggio e la temerarietà. Hanno completato il podio la Porsche 356 C Coupé del 1963 di Guido Barcella e Ombretta Ghidotti, ottimi secondi dopo una buonissima condotta di gara, e la Fiat 508 C del 1937 di Alberto Aliverti e Alberto Maffi, capaci di mantenersi sul podio dopo la vittoria dello scorso anno.
Fra le scuderie successo per la Franciacorta Motori, capace di piazzare 3 equipaggi nei primi 4 posti; a seguire Classic Team e Emmebi 70. Emanuela Cinelli ed Elisabetta Roselli hanno vinto invece la Coppa delle Dame a bordo di una Mercedes-Benz 250 SL del 1967, mentre il miglior equipaggio interamente straniero è quello composto dai coniugi svizzeri Stefano e Susanna Ginesi su Porsche 914/6 del 1970.
A vincere il Trofeo Eberhard del lago ghiacciato di Madonna di Campiglio per la gioia del pubblico presente, accorso numeroso a seguire l’emozionante sfida ad eliminazione diretta riservata ai primi 32 classificati della maratona, sono stati Ezio Sala e Gianluca Cioffi su Lancia Aprilia del 1937: i due si sono aggiudicati lo splendido cronografo Data della collezione “Tazio Nuvolari”. Nel Trofeo Digitech riservato alle vetture anteguerra iscritte alla competizione, infine, vittoria di Vincenzo Bertoli e Alberto Gamba su Fiat 508 C del 1938 che – con un tempo di 51″.97 – si sono aggiudicati il “Borino S” messo in palio dall’azienda leader nei servizi di cronometraggio sportivo.
Testo di Gaetano Derosa, foto di Roberto Deias