Talbot, ve le ricordate? Il gruppo PSA rilevò il marchio dalla Chrysler Europe nel 1978, dopo una lunga e delicata trattativa. Il rilancio in grande stile a partire dal 1980 con la Horizon e la Samba, poi il rapido declino e la scomparsa.
Ai Millennial il logo della T cerchiata dice poco o nulla. Gli appassionati di youngtimer lo conoscono per una serie di berline 3 e 5 porte commercializzate con buon successo anche in Italia. Horizon, Solara, ma anche Tagora, Ranch, Murena. Più diffusa la Samba, la piccola utilitaria dal nome azzeccatissimo, prodotta sulla base della Peugeot 104 dal 1982 all’86. Fu proprio il gruppo PSA a ridare vita al marchio Talbot nel 1980, dopo la lunga negoziazione che portò ad acquistare l’intera rete di produzione e vendita di Chrysler Europe. Come altri cognomi dell’automobile minori, il destino di Talbot si è compiuto attraverso una serie di cessioni e fusioni praticamente fin dalla nascita.
Triplo passaporto. La Talbot fu fondata nel 1903 dal francese Adolphe Clément in società con lord Charles Chetwynd-Talbot, per importare nel Regno Unito le Clément-Bayard con il marchio Clément-Talbot. I giri di valzer onomastici proseguono nel 1919 quando la Darracq rilevò la Talbot e, nel 1920, costituì il gruppo STD con la Sunbeam. Nel ’32 la Rootes acquisì il ramo inglese della STD e la produzione locale delle Talbot proseguì rimarchiando i modelli esistenti. Côté Francia, fu l’italiano Antonio Lago a rilevare l’altra mezza mela dando vita alla Talbot-Lago. Un binomio che si costruì una reputazione aristocratica attraverso vetture ricercate e sportive come la T120 del ’36 e la T150 SS Coupé del ’37. Vent’anni dopo la Talbot-Lago entrò nell’orbita Simca, a sua volta acquistata nel 1967 dall’americana Chrysler che, per non sbagliare, si comprò anche la Rootes. Riunificando così le due metà 25 anni dopo.
Vi gira la testa, vero? Allora è meglio concentrarsi sull’acquisizione della Talbot da parte della Peugeot Société Anonyme (PSA), che già nel ’74 aveva rilevato Citroën dalla Michelin. Negli anni Settanta, il gruppo PSA vide quasi triplicare il suo peso sul mercato francese, con importanti riflessi anche su quello europeo. Nel ’76 il presidente di Chrysler Francia, John Day, fece capire che la filiale europea (compresi i marchi Simca e Talbot) poteva passare di mano. Iniziò una negoziazione complessa e delicata, sulla quale incisero i timori di nazionalizzazione della Peugeot. Quando il 10 agosto 1978 il contratto fu finalmente chiuso, era nata una General Motors francese con stabilimenti in diversi Paesi. Quell’anno Peugeot poté contare su 80.900 dipendenti e produsse 861.800 veicoli, Citroën su 84.100 dipendenti per 903.500 auto, mentre Simca impiegava 81.500 dipendenti che ne producevano 810.000.
Bentornata Talbot! Come già 40 anni prima, ai tempi del gruppo STD, l’acquisizione generò un problema di marketing: come si sarebbero chiamate le vetture prodotte negli stabilimenti Simca? La decisione non fu facile e alla fine la scelta cadde su Talbot, un marchio che conservava un certo prestigio per le sue vetture di alta gamma e per i successi sportivi – fra i quali una 24 Ore di Le Mans nel 1950 con Louis Rosier al volante della Talbot-Lago T26 Grand Sport. Il 10 luglio del 1979 il cambio di nome diventò una realtà. Gradualmente smaltite le Simca, nel 1980 le prime Talbot arrivarono nelle concessionarie.
Rapido declino. Il debutto fu promettente grazie alla Horizon. Nonostante il rilancio in grande stile (a partire dall’81 la T cerchiata compariva anche sulle Ligier da Formula 1), la clientela rimase frastornata. Il resto lo fecero la crisi economica e decisioni come quella di accorpare la rete commerciale di Peugeot e Talbot. La potente Talbot-Matra Murena e la Tagora del 1980 andarono così così, meglio la Samba in versione 3 porte e cabriolet presentata l’anno dopo. A metà degli anni Ottanta il marchio era già così pregiudicato che al progetto C28, la berlina che avrebbe dovuto sostituire la Horizon con il nome di Talbot Arizona, fu preferita la denominazione Peugeot 309. Le ultime Talbot Horizon uscirono dagli stabilimenti francesi nell’86, le Solara Diesel da quelli spagnoli nell’87. Meno di dieci anni dopo l’ambiziosa acquisizione della Talbot, era già tutto finito.