Profeta in patria. Il campione della Ferrari hypercar, Alessandro Pier Guidi, è stato premiato per meriti sportivi nel weekend scorso nella sua Tortona (AL), ricevendo il “Grosso d’Oro – Città di Tortona”, massima onorificenza cittadina dalle mani del Sindaco Federico Chiodi, dell’Assessore alla Cultura Fabio Morreale. Sul palco del Teatro Civico, insieme al pilota, c’era anche Ruoteclassiche, con il direttore Gian Luca Pellegrini e chi scrive, che ha avuto con Pier Guidi una chiacchierata a 360 gradi sulla vita e sugli episodi chiave della carriera del pilota tortonese.
Replica del conio Trecentesco
Il Grosso d’Oro, ispirato alla moneta che fra il 1200 e il 1300 veniva coniata a Tortona conoscendo grande diffusione nel nord Italia, è il più prestigioso riconoscimento assegnato dal Comune alessandrino. Istituito nel 1996, è diventato occasione per proporre modelli esemplari di impegno civile. In questa occasione, il premio è andato all’alfiere della Ferrari, in testa al Campionato mondiale Piloti nel Wec con la Ferrari 499P, quando manca un solo appuntamento – la 8 Ore del Bahrein, l’8 novembre prossimo – alla chiusura della stagione.
Quel “pizzino” benedetto
Con Pier Guidi è stata una conversazione a tutto tondo: si è partiti da un momento topico, gli ultimi minuti della 24 Ore di Le Mans del 2023, quella del Centenario, vinta appunto da Pier Guidi-Calado-Giovinazzi sulla 499P n.51. Alessandro: “Nell’ultima sosta per il rabbocco di carburante, l’auto non si è riavviata. Era già successo al mattino, ma l’avevamo risolto. Quando siamo arrivati a Le Mans gli ingegneri ci avevamo spiegato che se si fosse presentato questo problema, bisognava seguire una procedura molto complicata. Così, nel dubbio ho chiesto di stamparmi un foglietto all’interno del cockpit, che conteneva i passaggi da effettuare nel caso che il problema si presentasse. Ebbene, quel ‘pizzino’ mi è servito due volte e ci ha consegnato un pezzo di vittoria”.
Il kart a quattro anni
E poi un salto indietro, alle origini della sua passione: “I miei genitori”, racconta Pier Guidi, “quando aveva 3 o 4 anni, mi hanno portato a una gara qui vicino e avevo visto questi kart. Ne volevo uno a tutti i costi. Me l’hanno comprato, ma era troppo grande, non arrivavo ai pedali. Me l’hanno dovuto adattare e così correvo nel giardino di casa. Poi ho cominciato a correre in kart, fino a che sono approdato in un team più grande. Dopo di che sono passato alle auto e poi in F.Renault”. E la svolta della tua carriera? “Dopo due anni in cui non correvo – e non volevo chiedere soldi ai miei genitori per farlo -, ero all’università a studiare Ingegneria meccanica (si è poi laureato, ndr). Volevo seguire la strada dei veicoli a Torino. Un giorno mi ha chiamato il team manager che mi aveva fatto correre in F.Renault: stava costruendo una squadra di endurance. Mi ha chiesto: ‘Vuoi venire a fare un test ad Adria?’ Ero perplesso, se non andavo bene due anni prima… Poi ho accettato. Non sapevo se avrei potuto sfruttare al meglio una vettura a ruote coperte, ma il test andò bene e la mia carriera ripartì in questo modo”. Tutti i tifosi italiani e non ringraziano sentitamente per quella telefonata. Poi Alessandro ci ha messo del suo ed è arrivato a vincere tre Mondiali con le GT. Ora, per Alessandro e la Ferrari, non resta che attendere l’8 novembre e l’ultima gara del Wec: per chi guarderà da casa, gli scongiuri sono ben accetti.