L’ultima gloriosa erede della famiglia transaxle è una berlina sportiva che conserva intatto lo spirito delle progenitrici. Per gli alfisti più intransigenti è l’ultima vera Alfa
Nel 1985, nell’anno del 75° anniversario della Casa, l’Alfa Romeo presenta l’Alfa 75. Si tratta di una berlina sportiva cui spetta raccogliere la non facile eredità della Giulietta, un modello tecnicamente all’avanguardia e di successo che, tuttavia, non riuscì mai a sostituire completamente la Giulia nel cuore degli alfisti più affezionati. Il nuovo modello rappresenta inoltre un importante tassello nell’opera di rinnovamento della gamma, iniziato nel 1983 col debutto della 33 e portato avanti l’anno seguente dall’arrivo nelle concessionarie della 90. La 75 è, inoltre, il modello con cui la Casa milanese tenta di riaffacciarsi sul mercato americano.
Cuore sportivo. L’Alfa Romeo 75 si caratterizza innanzitutto per la linea molto personale, enfatizzata dall’alta coda tronca e da un andamento cuneiforme, con un muso basso e spiovente. Ai lati della mascherina, che presenta una fitta grigliatura orizzontale ed è di colore grigio, sono montati i proiettori. I gruppi ottici posteriori sono invece collegati fra loro da una fascia catarifrangente arancione, estesa da lato a lato del cofano bagagli. La dotazione di serie, piuttosto completa, comprende, tra l’altro, il volante regolabile in altezza e in profondità, il lunotto termico, la centralina di autodiagnosi a dieci funzioni, con tanto di spia rossa per segnalazione anomalie, e l’orologio digitale. Il timore iniziale mosso da alcuni addetti ai lavori è rappresentato dal rischio di cannibalizzazione tra la 75 e la 90, che propone versioni molto simili a quelle della sorella più piccola. Un rischio solo apparente, tuttavia, perché, pur avendo le stesse motorizzazioni, i due modelli hanno caratteristiche ben distinte. Al netto della meccanica comune – entrambe prendono origine dallo schema transaxle dell’Alfetta – la 90 ha un’impostazione più turistica, mentre la 75, più compatta e leggera, è più reattiva e scattante. Al lancio, la vettura è disponibile in cinque differenti versioni: 1.6, 1.8, 2.0 (tutte ad alimentazione singola) Quadrifoglio Verde (2,5 V6 a iniezione) e 2.0 Turbodiesel. Nel 1988 debutterà la versione restyling, che con alcuni aggiornamenti allo stile e ai listini rimarrà in commercio fino al 1993.
La prova di Quattroruote. Le prime impressioni sull’Alfa 75 sono decisamente positive. Secondo il giornalista la 75 mostra un temperamento molto personale. La linea è di quelle che fanno discutere, senza dubbio originale pur non peccando di eccessi di modernità. Alla coda alta e squadrata si contrappone un frontale un po’ pesante, mentre la sottolineatura della cintura viene considerata “troppo vistosa”. Al volante si ritrova l’assetto tipico di tutte le Alfa Romeo: posizione di guida, pedaliera e manovrabilità del cambio ricordano Alfetta e Giulietta. Sulla “duemila” il motore a carburatori si fa sentire con un’accentuata rumorosità di aspirazione, che diventa quasi un rombo da vettura sportiva. Il motore della Quadrifoglio Verde, logicamente, esprime ancor di più le qualità sportive della vettura. Lo sterzo, che utilizza il servocomando della 90, è sensibile pur con reazioni molto limitate. Ad andature allegre lo si vorrebbe più rapido, ma si fa comunque sempre apprezzare per la sua precisione.
La quotazione attuale. Le versioni inaugurali della prima serie (1.6, 1.8 e 2.0) mantengono una valutazione accessibile, con prezzi che variano da un minino di 2500 (3300 per le 2.0) a un massimo di 7500 (9800), per un esemplare in perfette condizioni o completamente restaurato. La più costosa, ovviamente, è la Alfa 75 Turbo Quadrifoglio Verde (1990-92), con un range di prezzi compreso tra gli 8 e i 24.000 euro. Valori che aumentano notevolmente se l’esemplare in questione è un’Alfa 75 Turbo evoluzione (1987-88), quotata tra i 19.800 e i 44.500 euro.
Diteci la vostra. Secondo voi l’Alfa 75 è stata pienamente all’altezza della situazione? Dovendo scegliere una versione convenzionale, per quale optereste? Ancora: siamo curiosi di conoscere il vostro parere in merito alla sfera inerente le Quadrifoglio Verde prodotte da Alfa nel corso degli anni. In una vostra personale scala di gradimento, dove posizionereste la 75 QV? E poi: è davvero lei l’ultima vera Alfa prima del ritorno dell’attuale Giulia a trazione posteriore? Vi ricordiamo infine che se avete una storia originale legata alla 75, potete scriverci una mail all’indirizzo redazione@ruoteclassiche.it.