A due anni dal debutto in società la Giulietta amplia la propria gamma con la versione 1.8: esteticamente è pressoché identica ai modelli già in commercio ma dentro al cofano c’è un 1.8 litri da 122 cv, che la rende una delle berline più potenti nella sua classe
Verso la fine degli anni settanta, nel 1979, l’Alfa Romeo Giulietta rappresenta un modello molto importante per il marchio. A due anni dal debutto in società si conferma una vettura “azzeccata” e particolarmente gradita dal pubblico. Nata come un modello dalla cilindrata media (1.3 litri, per l’esattezza) la Giulietta prosegue un cammino di ampliamento della gamma verso motorizzazioni dalla cilindrata maggiore, confortata dalle richieste del mercato italiano: il 70% della clientela preferisce la variante spinta dall’unità di 1.6 litri.
Un motore più grande. In questo contesto vede la luce la Giulietta 1.8. L’aspetto estetico non presenta sostanziali differenze rispetto alle “sorelle” già in commercio. Pertanto, ci si trova di fronte a un’originale berlina a tre volumi, con linea a cuneo e coda alta e tozza. Lo spazio interno è abbondante e può ospitare, al limite, cinque persone. In quattro si viaggia logicamente meglio, perché sia il bracciolo estraibile sia l’ampio tunnel di trasmissione disturbano leggermente l’eventuale terzo passeggero. La plancia è rimasta inalterata: ha un buon disegno, è ben rivestita e curata nella costruzione. I comandi principali seguono lo schema classico, con le ormai consuete leve al piantone. Ottima la dotazione: ci sono tutti gli strumenti indispensabili, integrati da nove spie luminose. Al centro della plancia, in una piccola console, i comandi per la climatizzazione. L’impostazione tecnica, invece, non differisce da quelle conosciuta con le Giulietta precedenti e Alfetta. La sua principale peculiarità, quindi, è la trasmissione transaxle, con motore all’avantreno e cambio al retrotreno. Il propulsore, nel dettaglio, è il 1779 cc già montato sulle Alfetta e dalla potenza leggermente incrementata (a 122 cv). Al suo fianco, la trazione posteriore e un cambio manuale a cinque rapporti.
La prova di Quattroruote. Il motore ha una notevole potenza, apprezzabile particolarmente a partire 3500 giri/min. Consente di marciare bene anche alle basse velocità, a patto che non si tenti di riprendere al di sotto dei 2000 giri/min. In tal caso il bialbero Alfa manifesta incertezze nella carburazione, specie in città. La silenziosità, specie a velocità sostenuta, non è delle più contenute: rimane il caratteristico (e a volte piacevole) brontolio del bialbero Alfa Romeo. Molto positive anche la brillante accelerazione (cinque stelle) e la ripresa (quattro stelle). Lo sterzo è leggero e preciso mentre i freni sono sicuri e resistenti, con una resistenza alla fatica notevole. L’unico appunto in merito alla meccanica riguarda il cambio, dalla manovrabilità ancora criticabile.
La quotazione attuale. La valutazione odierna di una Giulietta 1.8 può variare da un minimo di 2000 a un massimo di 6000 euro, per un modello in perfette condizioni.
Diteci la vostra. E voi, cosa ne pensate della Giulietta 1.8? Preferita questa versione oppure la 1.3 o 1.6? Nel caso in cui questo modello non vi entusiasmi in generale, su quale auto/marchio vi orientereste? Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia interessante legata alla berlina italiana, potete inviarci una mail all’indirizzo redazione@ruoteclassiche.it.