Il Ministero dei Beni Culturali entra a gamba tesa nell’asta di Bolaffi e condiziona in modo pesante la prima vendita di auto e moto storiche della Casa torinese. Farà così anche nelle prossime aste nazionali?
“Signore e signori stiamo scrivendola storia. Nel bene e nel male”. Ha esordito così il battitore della Bolaffi prima di dare il via all’asta di auto e moto d’epoca tenutasi sulla ex pista Alfa Romeo di Arese nel pomeriggio di oggi, 23 maggio. Una frase il cui significato è stato chiaro dopo una ventina di minuti, quando, terminata la vendita delle moto si è passati ai lotti dei disegni provenienti dall’archivio della Stile Bertone, società del Gruppo Bertone fallita da anni.
Solo allora si è capito che tanta solennità non era dovuta solo allo storico debutto Bolaffi nel campo delle auto e moto da collezione ma, soprattutto, al fatto che la Sovrintendenza alle Belle Arti del Piemonte era intervenuta pochi minuti prima dell’inizio dell’asta per notificare un procedimento inteso a sottoporre a vincolo la vendita di questi lotti.
Nella sostanza, i disegni di stile provenienti dal Fallimento Bertone, in un primo tempo distribuiti in singoli lotti, si sarebbero dovuti vendere solo in blocco, in un unico lotto. Comprendendo in questo anche i restanti cinquemila disegni di stile ritrovati in numerose cassettiere nei sotterranei della Bertone Stile a Caprie che Bolaffi aveva in programma di vendere in un’altra asta.
Un affare per chi si è aggiudicato il lotto unico al prezzo di 62 mila euro. Costui si porta a casa un archivio di disegni di auto e di prototipi di immenso valore storico. La dichiarazione di interesse culturale che ne ha impedito la vendita in singoli lotti ne impedisce anche l’esportazione. Chi li ha comprati dovrà tenerli in Italia.
La stessa cosa è capitata anche con i lotti comprendenti i modelli di stile in scala 1:5 di vetture storiche progettate dalla Bertone (sono stati battuti singolarmente ma la vendita è sospesa in attesa di chiarimenti). In questo caso l’avviso di procedimento è venuto dalla Sovrintendenza artistica di Milano. Che ha posto il vincolo anche su sette vetture italiane in catalogo (per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro) ma non sulla Bertone Pandion e sulla Bertone Nuccio le quali, con i disegni e con le maquette in scala, facevano parte anch’esse del fallimento della Stile Bertone.
La prima, disegnata per celebrare i 100 anni di Alfa Romeo e aggiudicata al prezzo record di 575 mila euro (inclusi diritti) andrà ad arricchire la collezione di un collezionista svizzero; la seconda realizzata nel 2012 su meccanica Ferrari 430F1 e aggiudicata a 330 mila euro resterà pare in Italia.
Sotto procedimento invece una incolpevole Iso Rivolta Isetta del 1954, aggiudicata a 38 mila euro (ma non potrà essere rivenduta all’estero). Seguita da altre sei vetture tra cui una Autobianchi Stellina del 1961, una Alfa Romeo 6C cabriolet Gangloff del 1930, una Lancia Augusta Cabriolet Pininfarina del 1935 e una imponente Isotta Fraschini 8B Imperial carrozzata da Castagna nel 1931 tutte rimaste invendute. Solo per l’Isotta Fraschini probabilmente il vincolo potrebbe essere annullato da un eventuale ricorso: la vettura infatti è di proprietà di un collezionista inglese.
Insomma, un gran pasticcio all’italiana (come è stato giudicato dai numerosi collezionisti stranieri presenti in sala) che ha lasciato perplessi anche i numerosi appassionati italiani preoccupati dalla apparente mancanza di criteri nelle decisioni delle varie Sovrintendenze alle Belle Arti distribuite sul territorio nazionale. Decisioni che potrebbero avere ripercussioni anche sulle future vendite di auto storiche italiane. E sul collezionismo di auto italiane in genere.
I dati complessivi dell’asta non sono ancora stati pubblicati, ma da quanto fino a oggi comunicato dalla Bolaffi, sono state aggiudicate bene anche la Renault R5 Turbo del 1981 (80 mila euro), la Peugeot Break 4×4 Dangel del 1985 (27 mila euro), la Mini Morris verde oliva (10.350 euro) e, tra le moto, la Norton Manx del 1960 (37 mila euro) e la Aermacchi Ala D’Oro 250 del 1928 (21 mila euro). Il fatturato complessivo dell’asta è stato di 1,6 milioni. Oltre 300 i presenti alla Pista di Arese, sede dell’asta.
Gilberto Milano