Auto, contenuti e memorabilia del Museo nazionale dell’automobile di Torino sono visitabili anche online sul Google Cultural Institute. Ma per gli appassionati di motori la piattaforma di Mountan View offre un archivio che spazia dalle sale dei musei fino a foto di fatti storici come le Trabant al tempo della caduta del Muro di Berlino o Lotus d’epoca in alta definizione. E molto altro ancora a portata di motore… di ricerca.
Dalle origini dell’automotive, con la riproduzione in scala del primo veicolo semovente al mondo dotato di propulsione a vapore, passando per la Peugeot Tipo 3 con motore Daimler, la prima auto a circolare in Italia o, ancora, una Lancia Aprilia del 1948 fino alla Cisitalia 202 rossa fiammante, la cui immagine è acquisita con una definizione tale da poter contare i solchi sul battistrada degli pneumatici. Accade nel mondo reale ma anche online: da pochi giorni le sale del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino che ripercorrono nascita e sviluppo dell’auto si possono visitare davanti allo schermo di tablet o pc con informazioni e immagini digitali attraverso la piattaforma del Google Cultural Institute.
Una bella notizia per gli appassionati di automobili, che conferma come le auto classiche facciano parte a pieno titolo del patrimonio culturale e offrano lo spunto per parlare di un nuovo metodo di fruizione di contenuti senza la presenza fisica nei luoghi delle esposizioni. Nel caso specifico si tratta di una iniziativa del museo di Torino che, come molti altri, ha scelto di appoggiarsi alla piattaforma del celebre motore di ricerca finalizzata alla diffusione e archiviazione del patrimonio culturale.
Non si tratta di un caso isolato: dal Maxxi di Roma – dove tra l’altro si può ammirare una foto evocativa della sopraelevata di Genova di Mimmo Jodice – al Poldi Pezzoli piuttosto che il Mart di Rovereto rimanendo in Italia e molti altri a livello globale come il Tokio Fuji Art Museum o il DDR Museum, molti musei sono già raggiungibili e visitabili nelle esposizioni o tramite percorsi fotografici digitalizzati passando dall’indirizzo https://www.google.com/culturalinstitute.
Così, in semplicità è disponibile gratuitamente per tutti un’esposizione virtuale proveniente da collezioni, musei o archivi sparsi per il mondo, con la possibilità di visualizzare le collezioni o navigare dentro gli ambienti espositivi con la ormai nota modalità “streetview” simile a quella che siamo abituati a conoscere da anni per cercare le strade. Gli esempi legati al Museo torinese sono solo una piccola parte e ce ne sono molti altri sia dello stesso museo che di altri: basta scegliere di volta in volta il museo o, forse più velocemente, appoggiarsi al motore di ricerca interno che può essere impostato con ricerca libera, tipo “russian car”, piuttosto che associando nomi a musei o luogo.
Qualche esempio? Digitando Ferrari nello spazio dedicato alla ricerca si trovano alcune auto del Cavallino provenienti da varie collezioni fotografiche ma anche una immagine di Enzo Ferrari risalente al 1956 a risoluzione abbastanza alta per notare che non portava la fede e per quasi “toccare con gli occhi” il tessuto del completo del Drake. O, un’altra ancora, nelle officine mentre i tecnici assemblano propulsori a otto cilindri sotto il suo sguardo.
Cambiando la stringa di ricerca e passando dal Cavallino alla BMW si trovano meno foto ma, non per questo, poco significative. Come rimanere indifferenti all’immagine di un prototipo della BMW 2800 CS del Deutsche Museum, uno solo dei tre esemplari sperimentali per testare la carrozzeria in alluminio. La qualità e quantità di auto presenti nel database dipende dalla tipologia di musei che per ora hanno aderito al programma, ma è facile immaginarla in rapida evoluzione nei prossimi anni.
Per esempio alla voce Ford i risultati sono numerosi come diretta conseguenza della digitalizzazione del patrimonio del The Ford Museum, dalla immancabile Ford T del 1914 alla monoposto F1 Lotus motorizzata Ford del 1965 piuttosto che alla Fairlane 500 Skyliner del 1957 dell’Heritage Museum Transport. A volte le immagini legate alle auto appartengono alla cronaca e alla storia e sono connesse a fatti o persone importanti: come per esempio la foto del retro della Land Rover utilizzata per trasportare Biko, l’attivista anti apartheid, da Port Elisabeth alla prigione di Pretoria. Non manca neppure la colonna di Trabant festante al tempo della caduta del Muro di Berlino nel 1989, nello stesso museo della defunta DDR si trovano anche immagini del libretto uso e manutenzione della piccola auto a due tempi.
Rimanendo in Germania gli archivi del Deutsche Museum offrono, tra l’altro, immagini in alta definizione del propulsore della Porsche 928 S3 o di un…Wankel Mazda. Oppure, ancora, diventa possibile scoprire o ricordarsi da una foto del lascito dell’industriale Frick di Pittsburg che le Rolls Royce Silver Ghost, negli anni ’20, venivano costruite anche a Springfield a seguito di una partnership con industria locale. Insomma, un archivio consultabile in differenti modi, tempi e luoghi che offre una enorme e in continua crescita ricchezza di contenuti legati alle auto.
Un bel modo per i musei automobilistici di allargare il pubblico potenziale e chissà che in futuro oltre ad aggiungersene molti non inizino a pensare a questo tipo di “esposizione” anche collezionisti privati per valorizzare garage e memorabilia. A proposito, nella collezione di immagini digitalizzate Life Photo Collection si trova una foto di Alberto Ascari ritratto nei box di Le Mans: era il 1953 e Internet, i pc e la condivisione social e gratuita di patrimoni immensi di conoscenza erano ancora lontani.
Luca Pezzoni