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Autobianchi Y10: i suoi primi 40 anni

“Piace alla gente che piace”. Lo slogan con la quale l’Autobianchi Y10 venne promossa in un secondo tempo sul mercato, dopo l’esordio al Salone di Ginevra del 1985, non poteva essere più azzeccato. E, infatti, dopo un avvio a rilento causa listino impegnativo, quella frase ha portato fortuna a una delle prime utilitarie di lusso. Un successo travolgente in Italia (oltre 1 milione e 600mila esemplari) e una delle auto che ha segnato il panorama automobilistico tra gli anni 80 e 90. Ripercorriamone la storia.

Meccanica collaudata. Quel portellone verticale nero, a contrasto con la carrozzeria, è stato un punto di rottura non da poco a livello di design e ha donato una forte personalità alla Y10 che doveva per di più raccogliere un’eredità molto pesante, ovvero quello della longeva e amata A112. Se il look combina stile, eleganza e modernità, per la parte meccanica si gioca sul sicuro, facendo ricorso al pianale della Panda, ma con la differenza, al retrotreno, delle molle elicoidali al posto delle balestre, pur rimanendo ad assale rigido.

Porta al debutto il Fire. La gamma Y10 si declina in tre allestimenti in base ai motori, a partire dal Fire da 999 cm3 che debutta proprio in questa occasione: con una potenza massima di 45 CV, permette consumi contenuti e prestazioni briose, complice il favorevole Cx, raggiungendo i 145 km/h e accelerando da 0 a 100 km/h in 16 secondi. La Touring, che utilizza invece il 1.050 cm3 ad aste e bilancieri della Fiat 127 debitamente migliorato, sviluppa 56 CV, ma è la presenza dei rivestimenti interni di Alcantara (come sulla LX), oltre ad altri dettagli come la calandra anteriore cromata, a renderla più esclusiva. Al vertice la Turbo: l’aggiunta della sovralimentazione e di un intercooler aria-aria permette di spremere 85 CV e toccare i 180 km/h, con 9,5 secondi per passare da 0 a 100. All’esterno, fendinebbia, adesivi sulle fiancate e cerchi di lega specifici combinano eleganza e sportività.

Arriva anche la 4WD. La possibilità di attingere alla lista optional fin dalla versione base permetteva di ritagliarsi su misura la propria Y10, aggiungendo vetri elettrici (quelli posteriori a compasso), chiusura centralizzata, tetto apribile, climatizzatore e strumentazione digitale. La Y10 Fire costava però quasi 11 milioni di lire e la tiepida accoglienza nelle concessionarie costrinse a rivedere il listino già a inizio 1986, riducendo la dotazione e il prezzo della versione d’accesso e, contemporaneamente, introducendo la più ricca Fire LX. Debutta anche la 4WD, equipaggiata con la trazione integrale a inserimento elettropneumatico (fino a 55 km/h) e il motore Fire portato a 50 CV, riconoscibile per i cerchi di lega dal disegno esclusivo e i fascioni protettivi di plastica sulle fiancate, oltre alla maggiore altezza da terra.

Le serie speciali. Un capitolo a parte lo meriterebbero le varie serie speciali che si susseguono a partire dalla seconda metà degli anni 80: da quelle che segnano collaborazioni con stilisti e marchi di moda (Fila, Missoni) all’iconica Turbo con livrea Martini che celebra i successi della Lancia Delta nei rally. Arriveranno anche la “Mia” con tre vernici metallescenti e – siamo già negli anni 90 – la “Ego”, con rivestimenti di pelle Poltrona Frau per sedili, pannelli porta, volante e pomello cambio. Con la “Avenue” del 1992 invece, per la prima volta, il portellone viene verniciato nella stessa tinta della carrozzeria.

Si aggiornano i motori. Nel frattempo, nel 1989, la Y10 aveva subito un leggero restyling, evidente soprattutto nei gruppi ottici: quelli posteriori diventano fumé e gli indicatori di direzione anteriori ora presentano il vetro bianco. Anche l’abitacolo subisce modifiche di dettaglio, mentre cambia tutto o quasi per i motori: il 1.050 viene messo in pensione e arriva il Fire da 1.108 cm3 a iniezione elettronica da 56 CV, che viene montato sulla LX i.e. e sulla 4WD i.e. Come versione sportiva subentra la GT i.e. spinta da un 1.3 aspirato da 78 CV, con prestazioni decisamente inferiori alla Turbo soprattutto in accelerazione, e 12 secondi per passare da 0 a 100.

Un ultimo restyling. Nel 1989 era arrivata anche la Selectronic con cambio automatico a variazione continua, ma è nel 1992 che la Y10 cambia faccia in modo più evidente. Il frontale è ora più rastremato, con fari più sottili e a sviluppo orizzontale, mentre l’abitacolo presenta una plancia completamente rinnovata. Sparisce il Fire 1.0 e viene introdotto un nuovo cambio a 5 marce, mentre la 4WD (ora più discreta e priva delle caratteristiche protezioni di plastica), dal 1995 cambia nome in Sestrieres. Ma sta già calando il sipario con l’arrivo del nuovo modello, che sarà a marchio Lancia e perderà il 10.

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