Nei primi anni 90, le pachidermiche wagon della General Motors raggiunsero il loro zenit. La moda dei minivan prima e i SUV poi, relegarono le classiche familiari a ruoli sempre più marginali nel mercato delle auto “per famiglie”. Tuttavia, dopo anni di oblio, negli Usa le care vecchie GM basate sulla “Piattaforma B-Body” stanno tornando in auge.
Go big or go home! Per decenni questo motto è stato il mantra per l’intera produzione industriale americana, ovviamente anche in ambito automobilistico. Le Buick Roadmaster rientravano nella famiglia di vetture General Motors full size (per intenderci quelle di taglia extra large) e sono le ultime discendenti della stirpe Roadmaster. Sono rimaste in commercio per cinque anni, dal 1991 al 1996 e sono state le ultime esponenti della famiglia di modelli sviluppati sulla Piattaforma B-Body, in uso dal 1977 per le grandi berline a trazione posteriore e con telaio a longheroni.
Anche i tratti somatici erano quelli tipici della produzione a stelle e strisce: linee conservatrici, sebbene più arrotondate rispetto alla generazione precedente, finiture esterne effetto legno e placidi motori otto cilindri. Un must per la piccola borghesia americana legata alla tradizione.
Un classico americano. La nona generazione della Buick Roadmaster venne presentata nel 1991 e declinata nelle carrozzerie Sedan e Wagon. Quest’ultima, gemella delle Chevrolet Caprice Wagon e Oldsmobile Custom Cruiser differiva dalla classica tre volumi anche nel frontale. Sulla berlina, infatti, vennero impiegate griglia e fanaleria specifiche, con gli indicatori di direzione integrati al di sotto dei fari e delle luci di posizione.
Al netto delle dimensioni imponenti e di una capacita di carico sconosciuta alle omologhe europee, le Estate Wagon coccolavano i passeggeri con alcune ricercatezze come l’accensione con telecomando, il tetto panoramico “Vista Roof” sopra la seconda fila di sedili e il climatizzatore automatico. Le fiancate, con la tipica finitura simil-legno, erano simulate con applicazioni in vinile ma su richiesta potevano essere eliminate. Un’altra chicca era il portellone posteriore con doppia cerniera: apribile come una porta oppure a mo’ di ribaltina. In aggiunta, anche il lunotto apribile separatamente.
Cuore da Corvette. Al momento del lancio il motore di primo equipaggiamento era il cinque litri “Small Block” di origine Chevrolet, da 170 CV. L’anno seguente sulle Buick Roadmaster (berlina e wagon) venne adottato un 5,7 litri della stessa famiglia, capace di erogare 180 CV. Dal 1994, entrambe ricevettero una versione modificata dell’avanzato 5,7 “LT1” con iniezione Multipoint, in grado di erogare 260 CV e prestazioni migliori.
L’unità derivava dallo stesso motore che debuttò sulla Chevrolet Corvette del 1992 e, nella versione depotenziata, fu condivisa con molti altri modelli del gruppo GM. In questo caso si differenziava per l’uso di teste in ferro per una maggiore durata, alberi a camme rivisti per aumentare la coppia ai bassi regimi e, sulle berline, silenziatori di aspirazione per attutire la rumorosità.
Il pezzo forte. Il nuovo V8 non solo garantiva un aumento di potenza di ben 80 CV, ma migliorava i consumi. Trattandosi di auto per famiglia senza alcuna vocazione sportiva, General Motors limitò la velocità massima delle Roadmaster a 174 km/h, anche per via dei pneumatici che non avrebbero retto velocità superiori ai 180 km/h. La trasmissione si avvaleva in ogni caso di un cambio automatico a quattro marce e, con il passaggio al motore LT1, venne impiegato una più moderna unità a controllo elettronico in luogo di quella idraulica.
Volto noto. Con un prezzo base di oltre 26.000 dollari (solo le Cadillac e le Corvette costavano di più), auto come queste venivano acquistate dalle famiglie benestanti e, pertanto, erano di molti accessori opzionali. In generale le Roadmaster richiamano un fascino “Old America”, sebbene un po’ sfiorito, ben sintetizzato dalle finiture in finto legno sulla fiancata: col senno di poi, una metafora di un sogno americano che non esiste più. Ma questa è un’altra storia.
Ma il fattore nostalgia è imprescindibile quando si parla di auto storiche, siano esse classiche o youngtimer e, in questo, è caso evocato dalle apparizioni in film e serie TV molto popolari all’epoca. Si pensi a Melrose Place, La Signora in Giallo e The Birdcage. Inoltre, anche la nota attrice di Broadway Kristen Bell ne utilizza una tutt’ora.
Poca spesa tanto spazio. Negli ultimi anni le wagon full size cominciano ad essere rivalutate da una pletora di appassionati d’Oltreoceano, millennials soprattutto, che le hanno vissute in prima persona, magari come auto di famiglia o di amici e ora desiderano guidare una youngtimer pratica e robusta senza dover spendere cifre importanti. Inoltre, i proprietari di queste auto non erano i tipici gestori di flotte di taxi, autonoleggi e dipartimenti di polizia, per questo a parità di comfort e potenza, le Buick Roadmaster, si trovano (generalmente) in condizioni migliori rispetto alle cugine Chevrolet. Allo stesso tempo, non dimentichiamo le potenzialità “ludiche” offerte dall’LT1, un V8 che sovente diventa la base di sviluppo per motori ad altissime prestazioni… Per chi ama il genere, le Estate Wagon potrebbero essere delle “sleeper” perfette, in grado di esprimersi in performance di livello, dissimulate da un aspetto mite e bonario.
Missione vacanze. Perfette per le vacanze, alla luce degli otto posti complessivi, negli Usa, non è improbabile vederle nei pressi delle spiagge con le tavole da surf sul tetto o con barca al seguito. La Roadmaster, infatti, poteva trainare fino a 2.300 kg. Per la station wagon, questo valore poteva essere aumentato fino a 3.200 kg, con l’uso di un gancio di distribuzione del peso, doppi controlli di ondeggiamento e pneumatici con pressione differente. Il pacchetto di traino aggiungeva anche un differenziale autobloccante, un sistema di raffreddamento potenziato e le sospensioni autolivellanti “Dynaride” con molle pneumatiche.
La Roadmaster sui social. Oggi, nell’era dei social è possibile farsi un’idea del fenomeno “Roadmaster Estate” anche con una semplice ricerca su Instagram: digitando #buickroadmasterestate spuntano oltre 1.000 risultati. Le foto ritraggono le placide familiari su vialetti di periferia affiancate, spesso, con giovani proprietari e i loro amici. Ciò che stupisce è che la localizzazione non riporta solo cittadine americane ma anche Tokyo, Berlino e persino Milano… Che esploda anche qui il boom delle vecchie wagon? Chissà, nel mondo delle classiche tutto è possibile.