Nell’ottobre del 1980, al Salone di Parigi Citroën presentò la 2 CV 6 Charleston. Il suo successo fu tale, che da edizione limitata, restò in gamma fino alla fine della produzione. Nella verniciatura bicolore e nei dettagli retrò, le bollicine della gioia di vivere.
Qualcuno di voi se li ricorda bene, gli Ottanta? Un decenio figlio del disimpegno, della leggerezza e dell’ottimismo per il cielo tornato, se non proprio blu, meno grigio di quello degli anni di piombo. Nelle fotografie delle vacanze di chi è stato ragazzo allora, spesso compare una piccola auto francese con la verniciatura bicolore, circondata da visi sorridenti. È la 2 CV 6 Charleston, che di quell’epoca resta immagine di spensieratezza e di ritrovato gusto per l’eleganza, da vivere in punta di gomme. Una rivisitazione postmoderna della bestseller del Double Chevron, concepita come edizione speciale limitata a ottomila esemplari. Così fu presentata nell’ottobre di 40 anni fa, al Salone di Parigi. Prezzo: 24.800 franchi francesi, in Italia 4.416.740 lire. Centomila in più rispetto alla Special, di cui riprendeva i fanali. Una spesa sopportabile per chi amava l’effervescenza e l’informalità della piccola Citroën. E, in più, voleva smarcarla dall’immagine fricchettona – condivisa con il Maggiolino e il Bulli della Volkswagen – riscoprendo l’eleganza classica degli stilemi fine anni Quaranta. Come si legge nel comunicato stampa dell’epoca, “per soddisfare i ‘puristi’ della 2 CV, i fari sono rotondi con calotta rossa“.
Semplice e chic. Il successo fu tale, che da serie limitata la Charleston diventò… illimitata a partire dal luglio del 1981. Costruita in serie nello stabilimento di Levallois, conobbe un successo crescente anche fra la clientela italiana giovane e femminile. Chissà, forse inconsciamente ne avvertiva il tocco elegante di Flaminio Bertoni e il pragmatismo di Walter Becchia, i due italiani che della 2 CV originale curarono rispettivamente il design della carrozzeria e del motore. La stessa eleganza prêt-à-porter si ritrova negli interni trapuntati a diamante e, successivamente, a coste. Proposta per la prima volta nella carrozzeria bicolore rouge Délage (bordeaux) e nero, sarà affiancata dalla variante giallo Hélios su nero nel luglio 1982, a sua volta sostituita l’estate successivo dalle due tonalità grigio Nocturne su grigio Cormoran.
Ballando in punta di gomme. Sotto l’elegante verniciatura, restava la sostanza del motore boxer bicilindrico da 602 cc e 29 cv, semplice e inarrestabile, che consentiva di passare i cento all’ora con tranquillità. Le caratteristiche «imbarcate» in curva non pregiudicavano la tenuta di strada. Anche l’abitabilità era sorprendente: sotto il suo tetto di tela, la 2 CV Charleston ospitava quattro persone (non troppo corpose) più un minimo di bagaglio in 3,80 metri. La sua popolarità ha resistito per tutti gli anni Ottanta, fino all’arrivo delle linee squadrate della Axel e della Visa. Dismessa in Francia, la produzione è continuata nel 1988 in Portogallo, nello stabilimento di Mangualde. I modelli prodotti in questo stabilimento sono identificabili per la presenza sui vetri del nome del vetraio spagnolo Covina. Finché alle 16.30 del 27 luglio 1990, l’ultima 2 CV uscì dalla catena di montaggio. Era la numero 5.114.969 e non stupisce che si trattasse proprio di una Charleston in grigio Nocturne su Cormoran. In qualsiasi colore e particolarmente nella serie limitata originale, oggi la Charleston è piuttosto ricercata dai collezionisti della “Deuche” (com’era vezzosamente soprannominata in Francia) e da chi voglia iniziare la sua collezione di auto classiche a una cifra contenuta. Il borsino di Ruoteclassiche indica seimila euro per un conservato in buone condizioni, fino a salire a novemila per un ottimo esemplare. Tuttavia, non è raro imbattersi in richieste che toccano la doppia cifra. Mal che vada, è sempre possibile acquistarla sottoforma di modellino: uno su cinque venduto dalla boutique online Lifestyle Citroën è proprio una Charleston.