Impossibile non notarla. La Citroën Visa Chrono non fa nulla per passare inosservata, anzi. Bella? Difficile sostenerlo. Tuttavia, fa simpatia ed emana una forte personalità, oggi più di ieri, e questo è innegabile. La Chrono è un fulgido esempio di come economiche berline da famiglia prive di particolare appeal potessero essere trasformate facilmente dalle Case in vetture in grado di regalare un insospettabile piacere di guida. Un motore di maggiore potenza, una diversa taratura delle sospensioni e il gioco era fatto.
Il segreto del successo. Ma avere più cavalli non bastava: l’incremento delle prestazioni doveva essere ben visibile a colpo d’occhio, per appagare il desiderio di distinguersi. Ed ecco comparire spoiler, minigonne, fari di profondità, profili, cerchi in lega e allestimenti interni dedicati; interventi non sempre all’insegna della sobrietà e ben armonizzati, ma assolutamente indispensabili per concorrere a trasformare d’incanto un’anonima utilitaria in una sportiva, se non di razza capace, comunque, di togliere qualche soddisfazione ai semafori e tra le curve. Era la rivincita delle automobili normali. Insomma, da Clark Kent a Superman, o quasi. E il tutto a costi produttivi relativamente contenuti. Ecco, la ricetta della Visa Chrono è tutta qui.
Una lunga ricerca. La “nostra” protagonista appartiene alla collezione di Citroën Italia. “È stata una ricerca lunga – racconta Marco Barbetta, responsabile tecnico parco stampa della Casa – ma alla fine ne abbiamo scovata una presso un’officina Citroën a Siena. In effetti gli esemplari sopravvissuti sono pochissimi: le Chrono si indirizzavano infatti a una clientela giovane amante della guida sportiva, in genere poco attenta a preservare l’incolumità del mezzo meccanico e di conseguenza già a inizio anni Novanta erano finite quasi tutte nei campi dei demolitori”.
Disponibile solo in bianco. La Chrono, al tempo l’unica minisportiva a cinque porte, nasce il 24 marzo 1982 come versione stradale ispirata alla Visa Trophée, allestita in 200 unità per competere nel Gruppo B. Basata sulla Super X e concepita da Heuliez (specialista in fuoriserie), si riconosce subito per i codolini in materiale plastico fissati con rivetti di colore nero, le minigonne, gli spoiler e le vistose decals con il tricolore francese applicate sulle fiancate e sul cofano motore. Viene proposta unicamente in Bianco Meije, tinta nella quale sono verniciati anche i cerchi in lega Amil con disegno a stella, sui quali sono montati pneumatici 175/70 HR13.
Solo 1160 esemplari. Completamente rivisto l’abitacolo, che esibisce un nuovo cruscotto d’impostazione rallistica, il volante a tre razze forate e i sedili anteriori sportivi con poggiatesta integrati. I rivestimenti sono disponibili solo in blu. Ma la novità più interessante risiede nel motore, un quattro cilindri di 1360 cm3 (lo stesso della Peugeot 104 ZS2) alimentato da due carburatori doppio corpo Solex 35 PHH; eroga 93 CV e consente alla Chrono di oltrepassare i 173 km/h e di catapultarsi da 0 a 100 km/h in 10,2 secondi. Si prevede di produrne 1000, ma per soddisfare la crescente domanda se ne aggiungono altre 1160, sempre destinate al solo mercato francese.
Versioni da esportazione. Sull’onda del successo ottenuto in patria, la Casa nel 1983 sviluppa una versione della Chrono per l’esportazione in Austria, Belgio, Germania, Italia, Olanda e Svizzera. Esteticamente identiche a quelle per il mercato interno, si distinguono solo per le decals, che pur mantenendo la medesima grafica recano i colori della bandiera del Paese di destinazione. Il propulsore è invece meno cattivo: viene scelto infatti il quattro cilindri di 1360 cm3 da 80 CV (72 per la Svizzera) della Visa GT, uscita nell’estate del 1982. Diversi anche i pneumatici: 165/70 SR13. Ne vengono prodotte 1650, tutte numerate, di cui 400 destinate all’Italia.
Sopresa inaspettata. “La nostra Chrono – continua Marco Barbetta – è identificata dal numero progressivo 102 (Ruoteclassiche nel marzo 2008 ha provato la “170”, ndr) ed è stata immatricolata a Ravenna il 19 aprile 1984. Le condizioni apparivano buone e la percorrenza di poco più di 29.000 km faceva ben sperare sul corretto stato di conservazione. Smontando però le minigonne si è scoperto che la ruggine aveva fatto il suo corso, aggredendo gravemente i fondi. Abbiamo quindi affidato la ‘102’ alle cure di Moreno Tassinari, esperto di Visa e per moltissimi anni riparatore autorizzato Citroën, il quale nella sua officina di Sesto Imolese (BO) ha smontato completamente la vettura, risanando la scocca e revisionando la meccanica. Un lavoro durato cinque mesi”.
Motore brillante. Su strada la prima impressione è che la potenza sia sensibilmente superiore a 80 CV: il motore è brillante, ama girare alto e sopporta bene i fuorigiri. Certo il rumore è a dir poco invadente, ma per molti appassionati non è un difetto, anzi. Il cambio, a cinque marce, è veloce, preciso e non evidenzia impuntamenti; i rapporti sono ben scalati, anche se un po’ lunghi per una sportiva. Grazie alla messa a punto delle sospensioni il rollio e il beccheggio, molto accentuati sulla Visa di serie, sono notevolmente ridotti. La tenuta è sempre ottima, come da tradizione Citroën, e invita talvolta a esagerare: quando si osa troppo si manifesta una certa lentezza nell’inserimento in curva, ma niente di più.
Guidare a ritmo sostenuto. Decisamente meno vistosa è la Fiat Ritmo 105 TC, esteticamente più gradevole, ma meno caratterizzata. Presentata nel maggio 1981, risponde all’esigenza del marchio torinese di continuare a presidiare un segmento in forte espansione, che ha visto le berline sportive passare nei più importanti mercati europei (Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Belgio e Svizzera) da 70.000 unità immatricolate nel 1976 alle oltre 200.000 del 1980.
Versione pepata. Disponibile solo con carrozzeria a tre porte, la TC si differenzia dall’allestimento CL in virtù di interventi estetici contenuti: la prima versione pepata della Ritmo si caratterizza per gli scudi paraurti (anteriore dotato di spoiler che integra gli immancabili fendinebbia e posteriore con paraspruzzi), i codolini ai passaruota, le maniglie e le cornici intorno ai cristalli in acciaio inox di colore nero, il fascione di vernice nera nella parte inferiore della fiancata più ampio, il sottile profilo che corre lungo la linea di cintura rosso o nero, a contrasto con la livrea della carrozzeria e per il retrovisore (regolabile dall’interno) dal disegno carenato.
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