Prodotta dal 1978 al 1988, la Visa s’inserisce tra la LN, alternativa moderna alla 2 CV e alla Dyane, e la GS, l’auto cui viene affidato il compito di colmare il vuoto tra la ID e i modelli utilitari della gamma del “double chevron”.
In Citroёn l’idea di produrre e commercializzare un’utilitaria più moderna della 2 CV comincia a radicarsi già sul finire degli anni 60. L’esigenza, impellente, è quella di costruire un’automobile capace di creare un ponte di collegamento naturale tra la Dyane (la 2 CV atto secondo nata nel 1967) e la gamma ID (la DS “economica” che, a partire dal 1970, verrà rimpiazzata dalla GS). Contemporaneamente è necessario svecchiare l’immagine della Ami 8, che aveva sostituito nel frattempo l’originale ma controversa Ami 6.
Voglia di normalità. Nessun vezzo è concesso: le Citroёn ardite e coraggiose – dicono ai piani alti – possono aspettare. Naufragata, già con l’Ami 8, la folle soluzione del montante posteriore rovesciato, s’inizia a pensare a un’auto… normale.
Il fallimento della joint-venture con la Fiat e l’ingresso della Peugeot. Nel 1968 la Fiat rileva il 49 per cento del pacchetto azionario del gruppo Michelin, all’epoca proprietario della Casa del “double chevron”. Il piano, che prevede la creazione della joint-venture ParDevi per la realizzazione di un’utilitaria compatta basata sul pianale della 127, si risolve in un nulla di fatto nel 1973, quando la Casa torinese decide di defilarsi rinunciando alla sua quota. Una mossa per certi versi inattesa che spiazza Parigi: i conti della Citroёn sono in rosso, serve trovare al più presto un nuovo partner per portare avanti il progetto. A farsi avanti è un’altra casa francese, la Peugeot, che entra nel capitale della Citroёn e mette a disposizione i componenti della 104. Decolla così il progetto VD, una sinergia che porterà alla nascita di due utilitarie sviluppate sulla piattaforma della piccola del Leone, la LN e la Visa.
Più pratica che bella. Cambia il pianale, ma non le linee guida che definiscono forme e ingombri della carrozzeria. I primi problemi sorgono sotto la pelle, perché per ospitare i motori Peugeot, disposti trasversalmente, si rende necessario modificare le sospensioni anteriori, studiate in origine per “convivere” sotto al cofano il bicilindrico di 602 cm³ della 2 CV (proprio questa unità, rivista al punto da portare a un incremento di cilindrata fino a 652 cm³, verrà riciclata sulla Visa). Compatta e funzionale, la Visa vanta un’abitabilità da auto di categoria superiore. I volumi sono studiati bene, ma mancano di armonia: le forzature nel design della carrozzeria non sono poche e saltano anche a un occhio poco esperto. A far discutere la stampa specializzata (che viene invitata per un tour di preview in Grecia, a pochi giorni dalla presentazione ufficiale al Salone di Parigi del 1978) è soprattutto l’anteriore, con la calandra trapezoidale in plastica grezza integrata nel paraurti. Una soluzione che fa subito guadagnare al frontale l’epiteto beffardo di “muso di maiale”…
Ce n’è per tutti i gusti. Al di là dell’aspetto, che certo non sconfinfera gli appassionati, la Visa è una macchina onesta e moderna. Non mancano, specie all’interno, le soluzioni originali, un esempio su tutti il satellite posto alla sinistra del volante sulle prime versioni, un unico componente che accorpa i comandi per le luci e i tergicristalli. Prodotta in una marea di versioni e allestimenti (addirittura cabriolet, sfogliare la galleria fotografica a corredo dell’articolo per credere…), la Visa passa il testimone alla AX nel 1988 dopo 1.254.390 unità prodotte.