Per affinare l’aerodinamica, fu provata e riprovata su un tratto d’autostrada cronometrato. Con ottimi risultati, confermati da un record stabilito nel 1961: Milano-Firenze a 187 di media. Una vera granturismo d’alta classe.
Quando il carrozziere Zagato ricevette dalla Lancia l’incarico di realizzare la versione sportiva della “Flaminia”, in mancanza di una galleria del vento dovette provare il prototipo su un tratto di autostrada, applicando dei fili di lana sulla carrozzeria per studiarne l’aerodinamica.
Il risultato di questi esperimenti fu una vettura dalla linea semplice, elegante e sportiva ispirata alla “Appia Sport”, nella quale convivevano armoniosamente soluzioni tipiche delle Zagato da competizione, come i fari coperti da cupole trasparenti e la doppia gobba sul tetto, con tratti caratteristici della Lancia, come l’inconfondibile calandra, che convogliava l’aria necessaria al potente V6 di 2,5 litri da 119 CV.
Anche i particolari sono in linea con la sobria eleganza della vettura: nella parte posteriore spiccano un’elaborata cornice portatarga e i gruppi ottici tondi, mentre sulla fiancata le maniglie e le “bavette” attorno ai cristalli privi di cornice sono, al pari di altri elementi della carrozzeria, realizzati in alluminio allo scopo di contenere il peso (la “Sport” pesa 30 kg meno della “Flaminia GT” e ben 230 kg meno della berlina).
I sedili in pelle, il volante in alluminio con la corona di legno e i grandi strumenti circolari impreziosiscono l’abitacolo con dettagli eleganti e signorili. La “Flaminia Sport” suscitò l’entusiasmo di un pubblico molto elitario: industriali, finanzieri, uomini di spettacolo, ma anche gentleman driver dome Giulio Cabianca, Leo Cella, Piero Frescobaldi, Bruno Deserti e Cesare Fiorio, che la impiegarono nell’attività agonistica e gettarono le basi della futura HF Squadra Corse Lancia.
Tra le imprese sportive, ricordiamo il record stabilito da Cabianca che percorse la Milano-Firenze in un’ora e mezza, a una velocità media di 187 km/h. A richiesta, Zagato poteva fornire anche una versione più veloce e potente della “Sport”, la “3C Sport”, presentata in questo servizio, con motore “823.10” da 140 CV e tre carburatori a doppio corpo Weber (il valore commerciale sale a circa 100 milioni di lire).
Nel ’63 la gamma “Flaminia” adottò il nuovo propulsore da 2,8 litri, capace di erogare 146 CV a 5400 giri/min. Un anno più tardi arrivò l’ultima versione di questa prestigiosa coupé, la “Super Sport”, il cui propulsore V6 di 2,8 litri erogava una potenza di 152 CV a 5600 giri/min. Non troppo competitiva nelle cronoscalate e nei rally, la “Flaminia Sport”, grazie alla buona tenuta di strada assicurata dalle bare stabilizzatrici, aveva ottime possibilità nelle lunghe maratone su strada, come la Targa Florio o la 12 Ore del Nürburgring.
Unico difetto una certa lentezza del motore a entrare in temperatura, ma i lancisti lo sapevano e d’inverno montavano una mascherina di gomma sul radiatore per scongiurare il rischio di un grippaggio dei pistoni.