Andare a caccia di testimonianze dei personaggi protagonisti di storie poco conosciute, condividendo con gli appassionati ciò che ha contribuito nei decenni a plasmare la storia gloriosa del marchio di Arese. Questa è la dichiarazione di intenti di CulturAlfa, un programma di iniziative culturali a tema Alfa Romeo pensato dal famoso collezionista Axel Marx e dalla fondatrice del Museo Fratelli Cozzi, Elisabetta. L’obiettivo, ambizioso, è quello di setacciare l’oceano di racconti che ruotano intorno al Portello andando a scovare quelli meno conosciuti al grande pubblico, partendo sempre dai ricordi personali di chi li ha scritti al volante, in fabbrica o al tavolo da disegno. Storie legate da un comune filo conduttore, ben rappresentato anche dal logo realizzato Zbigniew Maurer (il designer che al Centro Stile Alfa Romeo ha curato le forme della 156 e del concept Diva).
Primo appuntamento: Brasile. Per l’esordio del format, Axel Marx ha deciso di giocare in casa, in tutti i sensi. Geograficamente, aprendo le porte della propria collezione a Mezzovico (Svizzera), e poi stupendo i partecipanti con la storia – sconosciuta ai più – della Fábrica Nacional de Motores, prima fabbrica automobilistica brasiliana che fu per parecchi decenni una provincia annessa dell’Alfa Romeo. Un argomento che conosce molto bene, avendo a lungo frequentato il Paese proprio per arricchire la propria collezione di modelli del Biscione prodotti in loco, in molti casi letteralmente introvabili, oltre a centinaia di automobilia di quella avventura Oltreoceano. Il tutto in una data simbolica: il 24 marzo 2024 si sono infatti festeggiati i 50 anni esatti dal lancio della Alfa Romeo 2300, forse il più rappresentativo tra i modelli del marchio costruiti a Rio.
L’Alfa Romeo a Rio. L’amore dei brasiliani per le vetture italiane divampò parecchi decenni fa, ben prima dell’avvento delle cosiddette world car e della globalizzazione di modelli e piattaforme. Già dagli anni Trenta, quando dalla vicina Argentina arrivava l’eco delle vittorie delle Alfa Romeo P2 di Vittorio de Rosa e anche sulle spiagge di Ipanema iniziavano a sognare auto diverse dalle solite DeSoto e Studebaker di provenienza USA. Un terreno di caccia interessante, che fu testimone di lotte accese sul tracciato del GP di Rio de Janeiro tra le Alfa della Scuderia Ferrari e le Auto Union. Imprese eroiche che fecero sì che nell’immediato dopoguerra le vetture del Portello diventassero esse stesse sinonimo di velocità nel Paese.
FNM, la fabbrica-città che parlava italiano. Ben presto i brasiliani si rivolsero all’Italia per creare la prima fabbrica di veicoli autoctona. Si tratta della Fábrica Nacional de Motores, inaugurata nel 1942 per costruire motori aeronautici su licenza Curtiss-Wright a Duque de Caxias, vicino a Rio. Azzoppata dalla fine della guerra, a fine anni Quaranta venne riconvertita per la produzione di camion su licenza Isotta Fraschini. Il fallimento di quest’ultima portò nel 1952 a un nuovo accordo con Alfa Romeo, a seguito del quale vennero prodotti camion su licenza fino al 1985. Nel 1960 iniziò anche la produzione di autovetture, sempre derivate da modelli del Portello, che andò avanti fino alla chiusura della fabbrica nel 1986 a seguito dell’acquisizione di Alfa Romeo – che a sua volta acquistò FNM nel 1968 – da parte della Fiat. La casa Torinese aveva già separatamente comprato anche la FNM nel 1978 (continuando comunque la produzione dell’Alfa Romeo 2300 brasiliana), ma a un certo punto decise di concentrare tutta la produzione locale nel proprio stabilimento di Betim.
Politica, costume, design. Una storia ben raccontata da CulturAlfa che, grazie alle testimonianze di alcuni protagonisti giunti apposta in Italia e di qualche reperto video e foto dell’epoca, ha immerso i partecipanti nel contesto politico e di costume del Brasile di quegli anni. Con le auto sempre al centro, ma dando il giusto spazio anche alle persone, come nel ricordo di Carlo Gancia delle scorribande motoristiche dei genitori Piero e Lula e delle grandi vittorie oltre Atlantico delle Alfa del Team Jolly Gancia. Emozionante poi il video-saluto di Emerson Fittipaldi: il grande campione di F1 fu testimonial al lancio della 2300 brasiliana e conserva un posto speciale nel cuore per gli alfisti.
Prossimo appuntamento in autunno. L’attività di CulturAlfa prevede due eventi all’anno. Dopo la tappa di esordio svizzera il format tornerà in autunno in Italia al Museo Fratelli Cozzi di Legnano, con un argomento ancora top secret. Tutte le informazioni sul sito ufficiale di CulturAlfa.