Quando si trattò di progettare la seconda generazione dell’ammiraglia Granada, la Ford tedesca puntò su un’estetica più semplice e sobria. Così ne parlava Quattroruote, nella Prova su strada della versione Diesel Base, pubblicata nel giugno 1978: “La linea è tra le più riuscite ed equilibrate. Il capo stilista Ford, Uwe Bahnsen, è certamente un estimatore della linea italiana perché la nuova vettura sembra essere disegnata nel migliore stile nostrano. La coda, ad esempio, ricorda parecchio quella delle Fiat 130 Coupé”.
Vero, ma altrettanto vero era il fatto che così la Granada aveva perso gran parte della personalità che aveva reso in qualche modo accattivante la prima serie. Le ricercate curve della carrozzeria, alle quali si sposavano bene le estremità avvolgenti dei paraurti, avevano lasciato il posto a una “linearità” quasi banale, che però esaltava l’imponenza di una vettura più lunga di sette centimetri rispetto al modello precedente. La stessa linearità dominava l’interno, caratterizzato da una plancia squadrata, più pratica che bella, e da un cruscotto con una cornice alquanto sporgente.
Presentata nell’agosto del 1977 e prodotta – con un lieve restyling a metà carriera, nel 1981 – fino al marzo del 1985, la seconda serie della Granada manteneva la qualità costruttiva, al top per la sua classe, e le doti di abitabilità e di confort della prima serie. In più, vantava una tenuta di strada migliore, grazie a un assetto più rigido, che aveva quasi azzerato il fastidioso rollio tipico delle grosse Ford che l’avevano preceduta. Due le carrozzerie disponibili, berlina a 4 porte e Turnier a 5 porte; l’elegante Coupé “fastback”, offerta con la prima serie, era infatti stata eliminata perché ritenuta ormai “fuori moda”. Ampia, nella consuetudine Ford, la gamma degli allestimenti disponibili, che per l’Italia comprendeva le versioni Base, L, GL e Ghia (solo per la berlina) e, inizialmente, cinque motori a benzina (2 litri 4 cilindri in linea da 99 CV, 2 litri V6 da 90 CV, 2,3 litri V6 da 108 CV e 2,8 litri V6 nelle varianti a carburatore, da 135 CV, e a iniezione elettronica, da 160 CV).
Nel gennaio 1978 sarebbe arrivato anche un motore diesel (una prima assoluta in Casa Ford), un 4 cilindri in linea di 1,9 litri da 54 CV, di produzione Peugeot, rimpiazzato nel 1979 da uno, più adeguato, di 2,1 litri da 63 CV. Con un rapporto qualità-prezzo ottimale, grazie anche alla favorevole “price policy” che la Ford da tempo attuava per il mercato italiano, la seconda serie della Granada aveva tutte le carte in regola per poter essere venduta con successo. L’accoglienza nel nostro Paese fu tuttavia tiepida e privilegiò comunque le versioni più economiche, sia per allestimento sia per motorizzazioni.
Le prestigiose 2.3 V6, 2.8 V6 e 2.8i V6, che, per certi versi, potevano rivaleggiare validamente con le contemporanee BMW Serie 5, furono decisamente snobbate. La penalizzazione che in Italia – e nel prezzo e nella tassa di circolazione – affliggeva le vetture con motori plurifrazionati e di oltre 2 litri, poteva in qualche modo essere tollerata se l’acquisto riguardava marchi più blasonati. La seconda serie della Ford Granada, poco visibile all’epoca sulle nostre strade, presto scomparve del tutto. E oggi, c’è da dirlo, sono davvero in pochi a ricordarsela. Un peccato?
Maurizio Schifano