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Diritto all’oblio: Mini Coupé

La Coupé rappresenta l’ennesima tappa nell’evoluzione della famiglia dell’iconica britannica, ed è anche la più estrema. Nell’immagine come nel carattere. La sua carriera, però, si concluderà decisamente prima del previsto, dopo soli quattro anni.

Nella maggior parte dei casi i prototipi realizzati dalle varie case automobilistiche sfoggiano forme e linee molto audaci. Impostazioni “spinte” che ispirano un futuro modello di serie il cui  look, però, sarà decisamente più convenzionale ed imborghesito rispetto ad esse. In altre parole, il passaggio da concept a vettura di serie comporta un sostanziale mutamento di stile. Pertanto, solamente pochi elementi accattivanti, visti nel progetto iniziale, si ritroveranno anche sulle carrozzerie dei modelli destinati alla commercializzazione. Al contempo esistono anche delle eccezioni, come la Mini Coupé.

Personalità marcata. Quasi nulla è cambiato rispetto alla Coupé Concept esposta al Salone di Francoforte del 2009. Nel passaggio alla produzione in serie, l’eccentrica vettura ha infatti mantenuto la genialità pratica delle invenzioni concrete. Rimangono, soprattutto, le soluzioni stilistiche d’indubbio impatto visivo. All’atto pratico, le sue scelte provocatorie fanno discutere, catturando l’attenzione di molti, suddivisi nettamente in due schiere distinte. Quelle dei simpatizzanti e quelle dei denigratori.

Look intrigante. Analizzandola senza entrare nella sfera del gusto, aspetto decisamente personale e soggettivo, il principale elemento fuori dal coro è rappresentato dalla particolare forma del tetto. La carrozzeria riprende, in buona parte, le forme note della berlina. L’originalità, in questo caso, riguarda la copertura affidata a un padiglione dal design singolare, che fa assumere a questa inedita versione a due posti una personalità decisamente intrigante. Vista di profilo, la Mini si distingue per il parabrezza molto inclinato e per la forma tondeggiante del tetto, che termina con un accentuato alettone nella parte superiore dell’ampio lunotto avvolgente. Non meno importante, durante la fase di progettazione i tecnici della Casa sono riusciti a combinare le originalità appena descritte con elementi funzionali. L’ampio portellone che si allunga sul tetto, per esempio, assicura un volume di 280 litri, mentre la paratia tra l’abitacolo e il bagagliaio è apribile e consente di stivare oggetti lunghi fino a 1,70 metri.

Caratteristiche tecniche. Il particolare profilo è destinato a migliorare anche il carico aerodinamico al retrotreno, convogliando l’aria verso lo spoiler posto all’estremità della coda corta, che fuoriesce quando si superano gli 80 km/h e rientra sotto i 60. A parte le necessarie modifiche alla scocca, la Coupé non presenta novità tecniche sostanziali. La sua carta d’identità recita: coupé a due posti, trazione anteriore e cambio manuale a sei rapporti (automatico disponibile su richiesta). L’avantreno è un classico MacPherson, mentre il retrotreno è a tre bracci. Ammortizzatori idraulici e freni a disco. Sterzo a cremagliera, servocomando elettrico. Infine, la tecnologia di propulsione si basa sul know-how nel campo dello sviluppo del BMW Group. La gamma proposta al lancio comprende un arco di potenza che va dai 122 cv, della Coupé entry-level, ai 211 della John Cooper Works Coupé.

La prova di Quattroruote. La “nostra” rivista ha messo a prova la vettura nella versione Cooper S, spinta dal motore da 1598 cc in grado di sviluppare 184 cv. La descrizione effettuata dal collega giornalista, che vi riportiamo qui sotto, non lascia dubbi: le doti dinamiche della Coupé, nel loro insieme, sono riuscite a convincere…. Avevano promesso un effetto kart ed è esattamente quello che si prova alla guida. Zero rollio, sterzo direttissimo, e in più quell’alettone teoricamente capace di aggiungere deportanza. Tutto perfetto e divertente, grazie all’agilità e alla prontezza dell’auto. Sul giro di pista, però, non emergono sostanziali miglioramenti rispetto alla berlina: la Coupé si rivela meno rigida e un pochino sottosterzante. Qualche problema poi emerge nei test sul bagnato. Niente di grave, intendiamoci, se ci si affida all’Esp. L’assetto, con gommatura da 17”, si rivela meno corsaiolo del previsto, ma in compenso riesce ad assorbire con apprezzabile efficacia anche le peggiori asperità della strada. Persino meglio di quanto registrato sulla berlina. La Coupé passa senza drammi su gradini e pavé, mentre l’unico problema, casomai, è rappresentato da qualche cigolio di troppo e dall’insonorizzazione dell’abitacolo. Le plastiche della parte dietro ai sedili tendono a farsi sentire a ogni colpo o torsione della scocca, mentre motori e rumori di rotolamento penetrano all’interno senza essere filtrati granché. Però va bene così: a chi piacerebbe una Cooper S Coupé troppo addomesticata?

Voi, che ne dite? A questo punto, prima di procedere oltre, ci sembra doverosa una puntualizzazione: nonostante la Mini Coupé sia ancora “giovane” per comparire sulle nostre pagine, abbiamo deciso di fare un’eccezione, perché incarna alla perfezione la tipologia di auto che vogliamo trattare in questa rubrica. Auto fuori dal coro, la cui carriera produttiva è durata pochi anni. In questo caso dal 2011 al 2015. Dettò ciò, come di consueto, ci farebbe piacere conoscere il vostro parere in merito. Nella nostra community c’è qualche possessore o ex-possessore di tale modello? Come vi siete trovati? Domanda rivolta a tutti: vi schierate dalla parte dei simpatizzanti o da quella dei denigratori? Fatecelo sapere, motivando le vostre risposte, attraverso i commenti qui sotto.

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