Come trasformare una piccola citycar in una due posti sportiveggiante? La ricetta presentata dalla Smart negli anni Duemila si chiama Roadster. La sua carriera, però, avrà vita breve…
Verso la fine degli anni Novanta la Smart, ormai nota a livello globale per la produzione della celebre citycar, inizia a pensare di espandere il proprio terreno di competenza, attraverso la costruzione di modelli appartenenti ad altri segmenti. Queste sono le premesse che animano un inedito progetto, destinato a dare alla luce (nel 2003) la Smart Roadster, un’originale due posti sportiva. Una vettura pensata per soddisfare -almeno nelle intenzioni della Daimler-Chrysler- un pubblico giovanile e non convenzionale, che ama sportive particolari, compatte e dal look personale. In altre parole, le aspettative sul suo conto sono elevate, tanto che gli uomini Smart identificano le sue dirette concorrenti in modelli decisamente conosciuti e affermati, come la Mazda MX-5.
Look originale. La particolare impostazione stilistica adottata dalla Roadster s’ispira, in maniera consistente, al prototipo presentato al pubblico qualche anno prima (nel 2000). Al di là dei concetti di stile dei creativi, la vettura effettivamente riprende certi temi classici inventati dalle spider britanniche e interpretati in chiave moderna, sfruttando il più possibile i componenti della sua citycar. Ritroviamo quindi il noto tre cilindri turbo con due valvole per cilindro, portato però da 599 a 698 cc e in grado di sviluppare una potenza di 82 cv. Un valore che abbinato al peso contenuto (790 kg) garantisce un interessante carattere all’auto. Alla trasmissione della potenza alle ruote motrici provvede il noto cambio automatico-sequenziale a sei rapporti che, in questo caso, si possono inserire anche mediante i pulsati sulle razze del volante.
Tecnica collaudata. I concetti utilizzati nel costruire la scocca sono analoghi a quelli della citycar. Il modello, pertanto, si basa sulla robusta cella di sicurezza Tridion, appositamente adattata, con un rigido pianale derivato dalla piccola Smart. Quest’ultimo supporta un avantreno MacPherson e un retrotreno con schema De Dion. Anche nel resto della meccanica ritroviamo la filosofia Smart, con una carrozzeria formata da pannelli di materiale composito, pensati per contribuire a contenere la massa complessiva. Infine, il sistema frenante comprende dischi anteriori e tamburi posteriore, coadiuvati dall’Abs e dall’Esp.
La prova di Quattroruote. Il giudizio emerso dal test effettuato dalla “nostra” rivista ha evidenziato pregi e criticità della vettura. La Roadster, come sottolineato dal collega giornalista, è un’auto votata al divertimento e basta qualche raggio di sole per essere invogliati a scoprire il tetto di tela, un’operazione facile e veloce. La strumentazione appaga dal punto di vista della quantità d’informazioni, ma non è il massimo per visibilità: il contagiri, per esempio, è un po’ troppo piccolo e non permette di notare a dovere la zona rossa del tachimetro. In ogni caso, nessun problema, in quanto c’è l’elettronica di bordo che veglia su eventuali fuori giri. Il cambio elettroattuato, infatti, impedisce di scalare le marce oltre il limite di giri.
Un’interessante potenza specifica. Questo tipo di trasmissione, come su tutte le Smart, è di serie e rispetto al passato i miglioramenti sono apprezzabili. Ora i cambi di marcia sono più rapidi in accelerazione, mentre rimane qualche incertezza soltanto in scalata. E sono proprio queste incertezze a rendere poco gradevole l’utilizzo automatico: meglio sfruttare la modalità manuale. Il motore ha subito un incremento di cilindrata e di potenza. Gli 82 cv dei quali è capace, in assoluto, non fanno impallidire neppure un’utilitaria, ma rappresentano una potenza specifica da vera sportiva: 117 cv/litro. E ben si sposano a una massa contenuta: ce n’è abbastanza per divertirsi e per saggiare le doti del telaio, che non deve impegnarsi particolarmente per tenere a bada la cavalleria.
Voi, che ne dite? Nonostante le buone premesse e le aspettative rosee da parte della dirigenza, la sua carriera durerà solo due anni. Proprio per questo siamo curiosi di conoscere il vostro parere su tale modello: vi classificate tra i sostenitori o tra i denigratori? Ai possessori ed ex-possessori chiediamo: come vi siete trovati con la vostra Roadster? La ricomprereste oppure (se ancora in possesso) la vendereste per acquistare un’altra auto? Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia particolare sul suo conto e volete condividerla con la nostra community, scriveteci una mail formato post (breve descrizione abbinata, se possibile, a immagini) all’indirizzo di posta redazione@ruoteclassiche.it.