La vicenda del bollo per le auto ventennali prosegue con diversi sviluppi, più o meno positivi per i proprietari secondo la regione di residenza. Di certo c’è un fatto: dopo che la Legge di Stabilità voluta dal Governo, approvata tra Camera e Senato prima di Natale, ha sancito l’abolizione dell’esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per i veicoli tra i venti e i trent’anni – mantenendola per le auto ultratrentennali – alcune regioni hanno deciso diversamente.
Il ruolo delle regioni
Alla notizia che alcune regioni, Lombardia in testa, intendono mantenere le agevolazioni per i veicoli ventennali, molti hanno dubitato della veridicità, chiedendosi come sia possibile ignorare una legge dello Stato. In realtà, lo Stato delega la fiscalità alle regioni, alle quali poi compete di trasformarla in tributo o, come sta accadendo, di non applicarla. Ovviamente, si tratta di scelte che le regioni pagano sia in misura di minori entrate sia in tagli dei fondi restituiti dal Governo centrale alle regioni stesse e alle quali lo Stato quasi mai si oppone. Tuttavia, la decisione di rinunciare all’incasso di queste tasse non è una novità assoluta: nel 2014 la Regione Lombardia abolì il bollo per motorini e microcar, ritenuti veicoli poco inquinanti. Per la Lombardia, questo provvedimento comportò otto milioni di mancati introiti, mentre – secondo quanto affermato dal Presidente Asi Roberto Loi – il mancato pagamento del bollo per le ventennali lombarde ammonterebbe a tre milioni di euro. Di fatto, la Lombardia opera in base alla propria legge regionale ancora in vigore. Si tratta di un particolare importante anche per il resto d’Italia: le precedenti delibere con la quali molte regioni da anni concedevano la deroga dal pagamento del bollo auto, in tutto o in parte, non sono mai state abrogate. Ciò comporta che, solo per queste regioni, sarà molto più semplice mantenere in futuro la deroga, mentre potrebbe non essere semplice per le altre: in pratica, in tutte le regioni prive di legge regionale in materia, i benefici non dovrebbero più esistere.
Da Nord a Sud, cosa accadrà?
Premesso che sono in molti a non comprendere come nel nostro Paese le leggi dello Stato possano essere diversamente applicate, tanto da formare cittadini di “serie A”, che possono risparmiare sulle tasse automobilistiche, mentre altri, di “serie B”, sono penalizzati solo in base alla regione di residenza, la questione sta assumendo un profilo politico. L’orientamento sul concedere o meno l’esenzione pareva inizialmente dipendere dal colore politico delle giunte regionali. Di fatto, il mancato adeguamento a quanto disposto dallo Stato avrebbe potuto essere inteso come una sconfitta di Renzi e del suo Governo. Questa supposizione è stata confortata dalla constatazione che le prime regioni ad annunciare il mantenimento della fiscalità ante legge di Stabilità siano state due delle tre governate da centro-destra e Lega, cioè Lombardia e Veneto, mentre Umbria e Liguria, roccaforti del Pd, si sono affrettate ad annunciare che i veicoli ventennali dovranno pagare il bollo a tariffa piena, senza esenzione alcuna, così come in Puglia e in Sardegna, dove non esistono leggi regionali sul tema. Ad oggi, la situazione è poco omogenea e abbastanza confusa: la maggior parte delle regioni non ha ancora preso decisioni definitive al riguardo, come il Piemonte che ha sospeso i pagamenti fino al 21 gennaio. Poco chiara pure la situazione in Campania, l’unica altra regione, oltre alle due citate, governata dal centro destra: certa l’esenzione per le trentennali, pare che l’orientamento sia di esentare le ventennali solo se certificate, ma le informazioni sono contrastanti. Con l’esclusione di Trentino Alto-Adige e Val d’Aosta, con dinamiche locali particolari, ecco le situazioni già note nelle altre regioni, tutte condotte dal centro-sinistra: nel Lazio, le esenzioni sono abrogate e il pagamento viene calcolato in base alla classe d’inquinamento; in Liguria e Umbria viene fatto pagare ridotto solo il bollo delle ultra trentennali, mentre le altre devono pagare la somma intera entro il 31 gennaio. In Toscana è confermata la riduzione come da precedente regolamento regionale sul bollo, così come in Emilia Romagna. Nelle Marche, per ora, non viene applicata la nuova normativa e neppure in Basilicata. A conforto dei proprietari dei veicoli ventennali, appare evidente che il rifiuto ad applicare la legge proposta dal Governo è assolutamente bipartisan, così come i tanti emendamenti presentati sulla Legge di Stabilità provenivano da tutto il fronte politico.
Tutti dietro alla Lombardia
La Regione Lombardia è stata la prima a esprimersi avverso l’applicazione della Legge di Stabilità: alle dichiarazioni rilasciate i primi giorni dell’anno dall’Assessore Mauro Parolini e dal consigliere Rolfi, che ribadirono “l’impegno della Regione Lombardia contro l’assurdo bollo sulle auto e moto storiche voluto dal Governo Renzi“, è seguita lunedì 12 quella diffusa da Lombardia Notizie, l’agenzia di stampa regionale: “La Legge di Stabilità varata dal Governo di Roma ha elevato l’esenzione del pagamento del bollo per le auto storiche da 20 a 30 anni. In Lombardia però, grazie al lavoro dell’assessore Massimo Garavaglia, faremo una modifica per ritornare ai 20 anni. Così, nella nostra regione, i possessori di auto con più di 20 anni non pagheranno il bollo”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, rispondendo alla domanda di un ascoltatore durante la trasmissione “Orario Continuato” in onda su Telelombardia. Che i politici lombardi siano stati i più rapidi a muoversi è dovuto alla spinta dei tanti appassionati residenti; l’operazione a favore del mantenimento dell’esenzione è partita da Brescia, che ha confermato di essere la città della Mille Miglia. Su iniziativa del Motoclub di Flero, che è affiliato FMI e ha guidato i lavori, un comitato di esperti si è confrontato con alcuni esponenti lombardi del Consiglio e della Giunta regionali. Tra gli esperti, oltre a Roberto Gaburri (presidente di 1000 Miglia Srl), c’erano i presidenti di due club Asi bresciani, Mauro Pasotti e Claudio Tonini. Resta da capire, tra le tante proposte arrivate, se la Giunta regionale deciderà di lasciare immutata la propria legge che prevede le agevolazioni o se la modificherà e in quale misura. Il cambiamento più probabile prevede l’esenzione solo per i veicoli certificati storici, mentre molti chiedono che il veicolo per il quale si richiede l’esenzione sia una “seconda macchina” (sarà necessario dimostrare che nel nucleo familiare esiste un’altra automobile per la quale si paga il bollo ordinario), allo scopo di non favorire coloro che usano le ventennali per gli spostamenti di tutti i giorni. L’idea, che pare buona sulla carta, risulterebbe penalizzante per chi utilizza un’auto aziendale o per le vetture intestate a società di leasing o di lungo noleggio. La soluzione, pratica ma poco affidabile, potrebbe essere l’autocertificazione. Dopo un confronto con una delegazione dei club Asi regionali, avvenuto lunedì 12 gennaio, la Giunta dovrebbe decidere entro una decina di giorni. All’incontro con gli assessori regionali preposti hanno partecipato il presidente nazionale Roberto Loi, il consigliere Mimmo Paterlini, bresciano, e i presidenti dei club di Milano, Marco Galassi, Bergamo, Ugo Gambardella, e Varese, Angelo De Giorgi.
Da imputato a miracolato: il ruolo dell’Asi
La determinazione della maggior parte delle regioni di concedere l’esenzione solo ai veicoli in possesso di certificazione di storicità equivale a un autentico colpo di fortuna per l’Asi. Se, a differenza di prima, il requisito base diverrà il famoso CSR, il Certificato di Rilevanza Storica, l’Asi non vedrà intaccate le sue prerogative e soprattutto le sue entrate. Al contrario, considerato che anno dopo anno il numero delle ventennali aumenterà considerevolmente, il business delle certificazioni diventerà sempre più interessante. Prescindendo da quello che stabilirà il nuovo Codice della Strada, che oggi riconosce la possibilità di certificare la storicità solo all’Asi (auto e moto), alla FMI (moto) e ai registri Alfa Romeo, Fiat e Lancia (solo auto), magari aggiungendo l’Aci, la questione del riconoscimento di storicità diventa di fondamentale importanza. Quando fu reso noto l’articolo della Legge di Stabilità che prevedeva l’abolizione delle agevolazioni per le ventennali, furono in molti a individuare la causa nella troppa generosità con la quale i club federati Asi rilasciavano i certificati di storicità a qualsiasi veicolo, spesso senza neppure vederlo materialmente. Non a caso, quando si è capito che da Brescia e Bergamo era partito lo spunto perché la Regione Lombardia fosse la prima ad annunciare il ritorno all’esenzione, il presidente Loi si è mosso di persona. Si sussurra che, inizialmente, Loi fosse contrario a questa iniziativa lombarda, nella convinzione – in astratto condivisibile – che le regole debbano essere identiche in tutto il Paese. Tuttavia, constatato quanto sia ampio il fronte delle regioni decise a sbeffeggiare la Legge di Stabilità, il presidente Asi si sarebbe convinto di non potersi schierare contro gli interessi dei propri associati. Loi ha quindi presenziato alla riunione che si è tenuta l’8 gennaio nella sede del milanese Cmae. L’indirizzo emerso dall’incontro, presenti i rappresentanti dei 34 club lombardi federati, è stato quello di applicare maggiore severità nella certificazione storica, attenendosi con rigore ai regolamenti tecnici relativi allo stato di conservazione e alle caratteristiche intrinseche dei veicoli.
Lombardia: laboratorio dell’Asi per cambiare le regole nazionali
Dalla riunione dei club federati Asi della Lombardia è scaturito l’incontro con lo staff dell’assessore ai Tributi, Massimo Garavaglia e dell’Assessore al Turismo Mauro Parolini di lunedì 12 gennaio. Alla Regione, gli esponenti dell’Asi, guidati dal Presidente Roberto Loi, si sono presentati con un alcune note illustrative. Il documento, ovviamente orientato al mantenimento del regime fiscale relativo alle tasse automobilistiche in vigore fino al 31 dicembre 2014, fornisce ai funzionari regionali dati e motivazioni utili per analizzare l’intera vicenda. La presenza di Loi rende evidente che questa stesura, opportunamente adattata, potrebbe essere poi indirizzata anche alle altre regioni. Per sommi capi, la richiesta dell’Asi propone di mantenere quanto previsto dall’Art. 63 della legge 342/2000 (tasse automobilistiche per particolari categorie di veicoli). Unico distinguo è che nel comma 2 – anziché individuarli con la ormai famigerata “lista chiusa” – i veicoli di “particolare interesse storico e collezionistico” sarebbero solo quelli esaminati dall’Asi o dalla FMI e abbiano ottenuto il relativo certificato. Secondo la richiesta dell’Asi, tutti i veicoli certificati, compresi gli ultratrentennali, saranno soggetti al pagamento di una tassa di circolazione annua pari a 30 euro per le automobili e di 20 euro per le moto. In sintesi, tutti veicoli riconosciuti storici – dai vent’anni in su – pagherebbero al massimo 30 euro all’anno per circolare e nulla se stanno fermi; tutti gli altri, non riconosciuti d’interesse storico, pagherebbero tariffa piena. Appare chiaro che – rispetto a quanto approvato dal Parlamento – questa sia una soluzione favorevole per i collezionisti di veicoli d’epoca, a vantaggio dell’Asi, e sfavorevole per chi possiede un mezzo che non ottenga il riconoscimento di storicità. Resta però lecito chiedersi se in tutta Italia, come sarà suggerito – o forse imposto – dall’Asi ai suoi 270 club sul territorio nazionale, il rilascio dei certificati sarà davvero scrupoloso, soprattutto per i modelli più comuni. Il problema sarà aggravato dal fatto che dal 1995 al 2000, quando la crisi era ancora lontana, le immatricolazioni furono assai superiori che nella prima metà degli anni Novata; ciò comporta che il numero di ventennali è destinato a crescere notevolmente nei prossimi cinque anni. E se sarà un bene che gli esemplari immacolati di Panda o Uno siano conservati ed esentati, chi andrà a dire alle centinaia di migliaia di proprietari di utilitarie un po’ raffazzonate che la loro auto non potrà essere esentata? Nelle regioni con il parco vetture circolanti più antiquato, la questione assumerà confini senza dubbio critici.
Paolo Mazzetti