Le linee della Fiat 125 S possono trarre in inganno: sotto una carrozzeria compassata degna della miglior tradizione sabauda, si celava una berlina dall’indole molto brillante.
La Fiat 125, presentata nel 1967 era la classica berlina della piccola borghesia di fine anni ’60: tre volumi netti, quattro porte, motore anteriore, trazione posteriore. Si trattava di un modello di transizione, chiamato in causa per sancire il passaggio dagli stilemi tipicamente anni ’60 della Fiat 1500 alla futura 132, il cui sviluppo era ancora in fase di definizione e procedeva con incertezza. Per lo stile della 125 venne percorsa la via del rigore formale e ne derivò un’auto di fascia medio alta dalla linea piuttosto conservatrice. Il progetto viene sviluppato dal leggendario Dante Giacosa, che dovette ottimizzare il lavoro attingendo alla componentistica esistente.
Di necessità virtù. Giacosa scelse il pianale della Fiat 1500, datato rispetto a quello della Fiat 124, ma essendo più lungo di 80 mm, si rivelò più indicato per un modello di classe superiore. Per lo sviluppo della 125, il telaio venne opportunamente rimaneggiato: le carreggiate vennero allargate mentre al posteriore venne mantenuto un ponte rigido con balestre. I tecnici Fiat riuscirono tuttavia a mettere a punto un’auto dalla valida tenuta di strada nonostante i limiti dovuti all’anacronismo della sospensione. Giacosa e il suo staff riuscirono a ultimare il progetto con tre mesi di anticipo rispetto ai piani e la Fiat 125 venne svelata nell’aprile del 1967. La prima motorizzazione disponibile era il 4 cilindri da 1.6 litri bialbero (montato dal 1969 anche sulle 124 Sport). Questo motore, sviluppato dall’Ing. Lampredi era capace di 90 CV, abbastanza per spingere la berlina torinese a 160 km/h. Il motore era abbinato a un cambio a 4 marce con sincronizzatori Porsche, dall’ottima manovrabilità. Sulla Fiat 125, era stata migliorata anche l’erogazione della coppia, disponibile più in basso considerata la destinazione finale della vettura. La 125, inoltre, poteva contare su freni a disco sulle 4 ruote con servofreno. A richiesta era disponibile la trasmissione semiautomatica “Idroconvert”.
L’apparenza inganna. La Fiat 125 centra l’obiettivo. La linea, sobria, riprende gli stessi volumi della 124 berlina, e si caratterizza principalmente per i fari rettangolari sdoppiati. Gli interni spaziosi e ben rifiniti vengono apprezzati dalla clientela di riferimento. La 125 offriva una serie di finezze appannaggio delle auto di classe superiore: l’abitacolo è completamente rivestito, senza lamiere a vista. Il tergicristallo è a intermittenza mentre la plancia è arricchita da una finitura imitazione legno. Sulla scia dei primi successi commerciali, al Salone di Torino 1968 viene presentata la 125 “S” (Special), rispetto alla versione base era dotata di fari allo iodio e passaruota con profili cromati; all’interno l’allestimento prevedeva sedili in tessuto (in “Skai” sulla 125) e una console centrale leggermente diversa con porta oggetti e una migliore insonorizzazione. La leva del cambio più corta e il vano bagagli illuminato completavano il corredo di novità introdotte con la Fiat 125 S.
Contenuti importanti. A livello tecnico la 125 S vedeva il potenziamento del motore da 90 a 100 CV, abbinato a un cambio a 5 marce che consentiva di raggiungere i 170 km/h. Un dato abbastanza elevato per i tempi… In vista delle performance superiori venne aggiornato anche l’impianto frenante, ora a doppio circuito e dotato di un correttore meccanico per la ripartizione della potenza frenante. Il nuovo impianto frenante venne montato anche sugli ultimi esemplari della 125 base (1969). La più prestante Fiat 125 S condivideva con la Dino Coupé anche la scatola dello sterzo, più pronta e precisa. Nella ricca dotazione di serie della 125 S c’erano anche i pneumatici radiali, mentre la lista degli optional, confacente al prestigio della vettura includeva: aria condizionata, cerchi in lega, lunotto termico e cristalli atermici.
La favorita. Nel 1970 la Fiat 125 base era uscita di produzione, e la 125 S, indicata con la nomenclatura intera “Special” venne sottoposta a un leggero restyling che interessava principalmente il frontale: gli indicatori di direzione erano integrati nel paraurti (dotati di ampi inserti in gomma in luogo dei rostri precedenti) e la mascherina venne ridisegnata. All’interno migliorava ulteriormente il livello di finitura con l’adozione di nuovi rivestimenti e inserti in legno. In coda spiccava la nuova fanaleria a sviluppo orizzontale. Debuttano optional come l’accensione elettronica e un nuovo cambio automatico a 3 marce con convertitore di coppia di origine GM. Sul fronte sicurezza venne installato un inedito piantone dello sterzo snodato, che in caso di impatto frontale scongiurava ferimenti letali dovuti all’arretramento del volante e del piantone contro il conducente. La Fiat 125 Special poteva era un’auto robusta, ben rifinita e affidabile che offriva anche prestazioni brillanti. Queste doti la resero per molti anni la favorita del patron di casa Fiat, l’Avvocato Gianni Agnelli che era solito guidarla senza troppo ritegno tra i tornanti che separavano Torino dalle sue località sciistiche preferite. Con buona pace del suo autista e dei malcapitati passeggeri…
Atletica. La 125 è stata la prima vettura Fiat a cimentarsi in veste ufficiale nei rally. Dopo le iniziative dei primi equipaggi privati, la Casa torinese organizzò la Squadra Corse Fiat che tra il 1969 e il 1970 portava a debutto la 125 S. Le vetture preparate per la classe Gruppo 2 raggiungevano i 145 CV ed erano dotate di differenziale autobloccante. Nonostante il team sportivo concentrasse gli sforzi sulla nuova 124 Spider, la “125 Special” calcò le scene dei rally fino al 1977. La 125 S partecipò anche a competizioni su pista: con un nono posto assoluto alla 84 ore del Nurburgring (Marathon de la Route 1969), la Fiat 125 S riuscì ad avere la meglio su vetture ben più potenti, a bordo l’equipaggio formato da Pino Ceccato, Cristiano Rattazzi e un giovane Luca Cordero di Montezemolo. Nel 1971 un’evoluzione del propulsore della Fiat 125 equipaggiava le monoposto Abarth SE 025, le vetture impiegate nel campionato monomarca “Formula Italia”. Un’idea approvata dal CSAI per avvicinare i giovani piloti italiani all’esordio con le monoposto. Un campionato che vide molti di quei piloti approdare poi in Formula Uno; ricordiamo a tal proposito Bruno Giacomelli, Michele Alboreto e Riccardo Patrese.
Vocazione internazionale. La Fiat 125 è stata prodotta dal 1967 al 1972 in oltre 600 mila esemplari, ma la sua onorata carriera è proseguita per molto tempo ancora all’estero, dove è stata costruita su licenza in molti Paesi e con vari marchi, un esempio? la Polski Fiat FSO 125p, in “servizio” dal 1968 al ‘91 con un totale di quasi 1,5 milioni di esemplari suddivisi in svariate versioni. E si pensi che le 125p venivano vendute anche Colombia… Ci sono poi le Zastava 125 PZ (Jugoslavia), le Fiat Concord 125 Mirafiori (Argentina) e i modelli assemblati in Cile. Le Fiat 125 sono state apprezzate anche in Sudafrica e in Nuova Zelanda, dove alcuni preparatori locali la scelsero come base tecnica per lo sviluppo di auto da competizione. Mica male per un modello “di transizione”…