Marco Morandi è un nostro lettore cremonese che ha voluto raccontarci la sua avventura tra Lombardia, Piemonte e Savoia (Francia) a bordo di una elegantissima Fiat 2300 S Coupé. Vogliamo condividere con voi il diario di viaggio: in due puntate, ripercorreremo le tappe di questa traversata tra paesaggi spettacolari e classe d’altri tempi.
Giugno 2020: l’Italia sta provando timidamente a rialzare la testa dopo lo shock da lockdown. La nostra vita è cambiata all’improvviso, cancellando programmi, sogni ed evasioni per chissà quanto tempo. Io stesso ho dovuto rinunciare ad uno dei miei viaggi intorno al mondo, però… il periodo delle ferie si avvicina (di solito scelgo il mese di luglio) e la voglia di fare qualcosa a prescindere da tutto è tanta e si fa sentire. Anche la passione per le auto d’epoca ha dovuto subire un brusco arresto per alcuni mesi. Rimugino un paio di giorni e penso che in fondo, per una volta, si possa organizzare una vacanza un po’ alternativa. Niente di particolarmente impegnativo, sicuramente in Italia o nelle immediate vicinanze, però con una novità: mi muoverò con un’automobile d’antan! Per me è un’esperienza inedita: di solito uso la storica per manifestazioni o giretti nel weekend, solo per rilassarmi o far fare una “sgambata” alla meccanica. Stabilisco la meta: un itinerario tra Piemonte e Savoia. La partenza è fissata per il 9 luglio. Viaggerò a bordo di una Fiat 2300 S Coupé del 1965, un esemplare della seconda serie, grintosa ed affidabile quanto basta per affrontare l’autostrada così come i passi alpini, con un confort elevato per una quasi sessantenne.
9 luglio 2020.
Tutto pronto. Finalmente si parte! Il giorno precedente ho controllato con cura, come d’abitudine, i livelli dei lubrificanti, del refrigerante e la pressione delle gomme. Per sicurezza porto con me qualche attrezzo (si sa mai…), il booster ben carico, una camera d’aria ed una lattina di olio motore. Rifornimento fatto, alle ore 7 accendo il magnifico sei cilindri che ronza sommesso e parto da Cremona. Al mio fianco siede Jeanne Noah, appassionata di automobili (mai quanto me), desiderosa e curiosa di condividere questa esperienza inedita per entrambi.
Bellezze sabaude. La prima tappa prevede soste a Racconigi, per la visita del Castello ove nacque l’ultimo re d’Italia, a Stupinigi con la sua magnifica Palazzina di Caccia progettata da Filippo Juvarra ed infine a Torino. In un paio d’ore siamo nell’ex (sic) capitale dell’automobile italiana, dopo aver viaggiato comodamente, anche grazie al traffico ancora rarefatto. Ci spostiamo subito nella cittadina del cuneese, dove, terminata la visita della residenza sabauda, chiedo (con notevole faccia tosta) se sia possibile parcheggiare la Fiat nel cortile antistante al palazzo, giusto il tempo per due scatti in una cornice unica. Purtroppo i custodi, giustamente ligi al regolamento, mi negano il permesso ed io provo in cuor mio una delusione che sa d’infanzia.
Eleganza torinese. Nel pomeriggio ci trasferiamo a Stupinigi. La bellezza mozzafiato del complesso mi fa ricordare che, in molte occasioni, la Palazzina fece da cornice alla gamma Fiat (e non solo) per le immagini promozionali. A quei tempi, gli spazi tra i vari edifici quasi faticavano a contenere tutta la produzione della Casa: che spaziava dalla minuscola 500 alla sportiva Dino. Come sono lontani quegli anni… È tempo di rientrare in città, zona Lingotto (per restare in tema), non prima di aver costeggiato un’altra pietra miliare come Mirafiori. Un giro nel centro, tra le magnifiche ed eleganti piazze ed è subito sera, non me ne voglia Quasimodo!
10 luglio 2020.
Verso la Va di Susa. Nemmeno il tempo di metabolizzare le bellezze del giorno prima ed è già ora di ripartire. Ci aspetta un percorso ricco di soste intermedie, in prima battuta la val di Susa. Costeggiando i laghi di Avigliana non posso non pensare ad Ada Pace (Sayonara per gli sportivi dell’epoca), nativa proprio di queste zone, tra le prime donne pilota negli anni ‘50 e ‘60, capace, molto spesso, di dare filo da torcere ai colleghi uomini. La prima meta è la Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte, che ispirò Umberto Eco per il suo best-seller “Il nome della rosa”. Solo accedendo a questo luogo si riesce a percepire il senso di pace che lo pervade e che sa trasmettere ad ogni visitatore, indipendentemente dalla propria sensibilità religiosa. La vista sulla vallata sottostante è semplicemente mozzafiato.
Olio di gomito. Ripartiamo alla volta di Susa, dove effettueremo una breve pausa, prima di affrontare la prima vera salita del viaggio, il colle del Moncenisio, sulle cui rampe Vincenzo Lancia era solito collaudare i suoi capolavori. La strada napoleonica è magnifica e la Fiat 2300 affronta il percorso con piglio sportivo, facendo sentire la grinta del suo motore ed il canto dei due carburatori Weber da 38. Lo sterzo, purtroppo, non è tra i punti di forza di questo modello ed in curva occorre lavorare di braccia. Lasciamo per un momento la Strada Statale 25 per visitare il paesino di Moncenisio, ormai tagliato fuori dalle rotte commerciali a seguito della costruzione del nuovo tracciato.
Oltreconfine. Il passaggio veloce di una nuvola mi fa apprezzare l’efficienza (per l’epoca) dei tergicristallo, comunque a loro agio anche nel XXI secolo. Si ritorna sul percorso principale per raggiungere il colle. Possiamo ammirare alcune fortificazioni, la galleria della soppressa ferrovia, ed in pochi chilometri arriviamo al lago. Il paesaggio incantevole, i colori della natura ed un bel sole di montagna consentono di scattare foto magnifiche. La Fiat ne è ovviamente co-protagonista. Decidiamo di ripartire, la strada è ancora lunga prima di raggiungere Chambéry, antica capitale del Ducati di Savoia fino al 1563, quando fu trasferita a Torino. Attraversiamo Lanslebourg, poi Modane ed imbocchiamo la statale che taglia la valle della Maurienne. Verso le 19,30 raggiungiamo la nostra meta, stanchi ma soddisfatti di quanto visto e vissuto durante la giornata. Non perdete la prossima puntata!
Testo e foto di Marco Morandi