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Fiat 2300 S Coupé: turismo vintage, parte seconda

Seconda parte e ultima del diario di viaggio di Marco Morandi, il nostro lettore che a bordo di una elegantissima Fiat 2300 S Coupé ci racconta la sua avventura tra Lombardia, Piemonte Savoia (Francia). Nella puntata conclusiva, il passaggio dalla Savoia a Torino e il rientro a Cremona. Ecco com’è andata…

11 Luglio2020, siamo già al terzo giorno di viaggio. Come di consueto provvedo ad espletare i controlli di rito (olio e acqua perfetti), poi partiamo alla volta dell’abbazia di Hautecombe, sepolcro degli ultimi sovrani d’Italia. Il percorso collinare sembra studiato apposta per esaltare le doti della Fiat 2300, capace di garantire al pilota una buona dose di divertimento, a dispetto delle dimensioni importanti. Terminata la visita, riprendiamo il cammino costeggiando il lago del Bourget, una piccola perla incastonata tra i monti. Superiamo Chambéry e riprendiamo, in senso contrario, la RD1006, attraversando fino a Saint-Michel-de-Maurienne l’omonima vallata. Qui, finalmente (credo solo per chi è alla guida), ha inizio il “tappone alpino”, che prevede il superamento di 3 colli in rapida successione: Télégraphe, Galibier e Lautaret.

Passaggio spettacolare. I tornanti si snodano veloci e, salendo verso il Galibier, lo scenario lascia a bocca aperta. Per un attimo ripenso all’impresa di Pantani al Tour de France del 1998, dominato dal nostro campione che su questa salita scrisse una pagina memorabile. Dopo diversi chilometri e tornanti, interrotti dagli stop & go per le foto di rito, arriviamo in cima, a quota 2.642 m. Sembra di poter toccare il cielo! Il tempo è splendido e si può apprezzare la meraviglia della montagna incontaminata. La soddisfazione di aver raggiunto la meta agognata fa sopportare meglio il vento gelido e sferzante. Constato con piacere (ed anche un po’ d’incredulità) che il termometro dell’acqua della 2300, nonostante lo sforzo legato alla durezza del percorso e la lunghezza del sei cilindri in linea, non ha mai superato i 90 gradi.

Scambio culturale. Nella piazzola di sosta incontro automobilisti e motociclisti di varie nazionalità. Molti si fermano ad ammirare la mia Fiat, tra questi un collezionista francese di auto d’epoca. Messo da parte l’innato sciovinismo, mi confida che l’Italia degli anni ‘50 e ‘60 dettava legge nel campo del design automobilistico ed i carrozzieri erano paragonabili a maestri di haute-couture. Apprezzo molto queste parole, che ricambio citando le pietre miliari dell’automobilismo francese. Un veloce saluto ed ognuno prende strade diverse. Il cammino è ancora lungo. Scendiamo verso il Col du Lautaret con imprescindibile garbo (nonostante il doppio servofreno di serie, l’impianto della 2300 non è certamente uno dei suoi pregi) ed imbocchiamo una strada dolce e pianeggiante che, nel giro di qualche decina di km, ci conduce a Briançon.

Il feudo Agnelli. Sono quasi le 19 ed il “fine tappa” previsto a Sestriere è ancora lontano. Una velocissima occhiata alle fortificazioni del Vauban e via verso il colle del Monginevro, che raggiungiamo rispettando la tabella di marcia prevista. Altra breve sosta sotto l’Obelisco di Napoleone per qualche scatto e siamo di nuovo in marcia. Transitiamo da Cesana verso le 20 e la stanchezza comincia a farsi sentire. Posso forse rinunciare a percorrere il tracciato della celebre corsa in salita con piglio allegro? Ovviamente no! L’assenza di traffico ed i 136 cavalli del motore ci fanno arrivare nella celebre stazione sciistica, già feudo della famiglia Agnelli, in brevissimo tempo. Naturalmente non si può perdersi una foto all’ombra della celebre Torre. È ormai tardi, però il sole illumina con una luce ancora vivida i prati che d’inverno si trasformano nelle piste da sci del comprensorio “Via Lattea”. Si conclude così il terzo giorno.

 

12/07/2020

Si viaggia sul velluto. Siamo ormai giunti al termine della vacanza. Oggi si conclude il tour e si rientra a Cremona, non senza aver ammirato ancora qualcuna delle meraviglie che il Piemonte sa offrire. Partiamo con calma da Sestriere in direzione Torino, attraversando la valle del Chisone. Verso Fenestrelle incrociamo un gruppo di veicoli militari d’epoca, con tutta probabilità protagonisti di un raduno locale. La Fiat 2300 viaggia ad un regime contenuto, sfruttando la morbidezza del suo 6 cilindri. Al rifornimento ho riscontri positivi anche in termini di consumo, che stimavo ben più elevato. Arrivati a Villar Perosa decido di far visita alla cappella della famiglia Agnelli (solo dall’esterno): una forma di rispetto verso persone che con pregi e difetti hanno marcato profondamente la storia d’Italia del XX secolo. È domenica ed il traffico verso Torino è scarso. Arrivati in prossimità della città, mi mantengo all’interno del percorso autorizzato per le storiche, visti i limiti alla circolazione per le auto inquinanti.

Ciao Turin! Amo particolarmente l’ex capitale d’Italia, ricca di storia e di misteri e quando posso non manco di frequentarla volentieri. L’ultima fatica è la salita alla Basilica di Superga. Ancora una serie di tornanti, ancora un po’ di sforzo per la 2300, che però sembra non preoccuparsi più di tanto. La visita all’edificio sacro, l’omaggio al Grande Torino che proprio qui scomparve tragicamente il 4 maggio del 1949 e la vista impagabile sulla città e sulle Alpi che ci offre la terrazza è impagabile chiudono in bellezza il tour. Tempo scaduto: bisogna ripartire. Un paio di ore abbondanti ed arriviamo a Cremona, un po’ provati ma soddisfatti, dopo un’avventura di 1.250 km in 4 giorni. Posso dire di aver vissuto un’esperienza insolita e positiva, da ripetere sicuramente, alla riscoperta del piacere di guida di una volta, non viziato da elettronica e comodità varie. Prossima tappa? Il Passo dello Stelvio, ma questa è un’altra storia!

Testo e foto di Marco Morandi

 

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