Parliamo oggi della Fiat Coupé 2.0 Turbo 16V. Perché questo apparentemente inarrestabile revival degli anni 90? Non si tratta solo di una questione anagrafica, con i 40-50enni che desiderano celebrare l’epoca in cui erano adolescenti o neopatentati, ma è la – forse amara – constatazione che in quel decennio sono state prodotte auto poi andate letteralmente estinte, spazzate via da un mercato appiattito su poche tipologie di vetture. Per non parlare del rimpianto che un marchio italiano “generalista” potesse ancora realizzare un piccolo gioiello come la Coupé.
Design evocativo. La versione intermedia, ovvero quella spinta dal quattro cilindri di 2.0 litri turbocompresso da 190 CV (lo stesso motore montato sulla Lancia Delta HF Integrale) era allo stesso tempo un oggetto del desiderio e un sogno abbastanza accessibile, motivo per il quale le vendite furono subito incoraggianti. Come potevano infatti gli automobilisti italiani – e non solo – resistere a una coupé compatta, dal design molto coraggioso e personale, capace di raggiungere i 225 km/h e di scattare 0 a 100 in 7,5 secondi? Il look della Coupé riprendeva idealmente in chiave moderna stilemi di alcune sportive Fiat del passato, vedi il muscoloso passaruota posteriore che ricorda quello della 128 Sport Coupé, oppure i quattro gruppi ottici circolari incassati (seppur diversamente) nella coda della 850 Sport Coupé.
Interni sportivi e curati. Il tocco di Chris Bangle si vedeva soprattutto nei robusti “tagli” diagonali che davano movimento alla fiancata, mentre era molto caratteristico il “cofango”, che inglobava parte dei parafanghi e contribuiva a un frontale molto aggressivo, dominato dai fari carenati in stile Sport-prototipo. Insomma, per quanto riguardava il look la Fiat Coupé poteva tranquillamente dire la sua, dimostrando che anche sul pianale “popolare” della Tipo/Bravo si poteva dare vita a una vettura emozionante. Lo stesso si poteva dire anche per quanto riguardava l’abitacolo, dove la nota distintiva era la fascia in colore carrozzeria che attraversava tutta la plancia, donando sportività all’insieme; poteva vantare materiali di ottima qualità, con sedili sportivi di pelle e una cura dei dettagli inedita per la Fiat, oltre a una ricca dotazione che prevedeva il climatizzatore manuale di serie.
Differenziale autobloccante. A livello meccanico la Fiat Coupé aveva beneficiato di inevitabili irrigidimenti al telaio, ma la vera chicca – e una rarità ai tempi per una trazione anteriore – era la presenza di un differenziale autobloccante denominato Viscodrive che ottimizzava l’aderenza e la distribuzione della potenza. L’impianto frenante, completo di Abs, prevedeva freni a disco sulle quattro ruote, da 284 mm all’anteriore e 240 al posteriore e i cerchi di lega a quattro razze montavano pneumatici 205/50R16. All’esordio costava poco più di 40 milioni di lire, tanti, ma non tantissimi e successivamente, in piena era “tuning” la facilità di elaborarla la rese una beniamina dei preparatori. Non è difficile comunque trovarne una del tutto originale, spendendo tra gli undicimila e i sedicimila euro.