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Finali Mondiali Ferrari: in pista anche la F2004 di Schumi

All’autodromo di Imola, in occasione delle Finali Mondiali Ferrari, è stato possibile ammirare in pista anche monoposto d’epoca, che hanno fatto la storia del Cavallino. “Single-seater”, il massimo per ogni cultore della guida, portate in pista dai loro facoltosi (e bravi) proprietari, iscritti al programma F1 Clienti. Quindici le monoposte presenti, tra cui: 412 T1 (ex Alesi, 1994), F300 (Irvine, ’98), F2000 (Barrichello, 2000), F2003-GA (Michael Schumacher, 2003) e la F2004, che vinse qui 20 anni fa il G.P. di San Marino con Schumi. Di questo club super esclusivo abbiamo parlato con Federica Santoro, responsabile dei Programmi XX e Monoposto heritage. Originaria di Cantù (Como), classe 1979, Federica è entrata al Cavallino nel 2003.

Ventuno anni di attività. “Il programma F1 Clienti”, spiega Santoro, “nasce nel 2003 dall’idea di portare in pista i telai Ferrari che hanno fatto la storia della F.1 e di creare un rapporto diretto con quegli appassionati clienti, che ci seguono ovunque nel mondo”.

Qual è il limite temporale delle monoposto di cui vi occupate?
Gestiamo quelle dal 1970 al 2018: quelle precedenti sono in carico al Ferrari Classiche. Qui abbiamo 15 F.1, ma il nostro bacino medio è di 5-6 monoposto per evento. Nel nostro “storage” in sede, sono esposte invece una trentina di auto. Le più attive e richieste sono quelle del periodo 2000-07”.

Vetture già molto complesse da gestire…
“Sì, infatti il nostro Technical coordinator ha un’esperienza in F.1 e anche il team di meccanici e ingegneri proviene dalla Scuderia. Quando portiamo in pista 15 F.1 di età diverse, ciò comporta tutto un mondo di ricambi, know-how, di gestione elettronica, tanto che ogni monoposto ha il suo computer specifico. Le parti di ricambio? Abbiamo un archivio di tutto ciò che riguarda le vetture poi, ovvio, i tempi di fornitura dei pezzi si allungano se si tratta di auto più antiche”.

In quanti vi muovete per l’assistenza?
“Qui a Imola siamo più di 100 persone, perché abbiamo anche 50 modelli ‘XX’: comunque il team F.1 supera le 50 unità, poiché per ogni monoposto servono almeno otto figure. Poi le vetture più nuove, quelle del 2017, turbo-ibride, comportano anche i tecnici elettronici, e si può arrivare a 15 persone”.

Il costo per ogni evento?
“Per noi c’è un ‘entry-fee’, che è flat per tutti gli appuntamenti, così il cliente può andare ovunque. Per quelli europei si parla di 20-25.000 euro per la partecipazione, poi per quanto riguarda i programmi dipende dai costi di manutenzione, che possono variare anche tanto da auto ad auto, di età diverse. Inoltre, c’è il trasporto,che dipende dalla distanza: nel caso degli extracontinentali la spesa è sui 30 mila euro, inclusa l’assicurazione, mentre per gli eventi europei, via terra, il costo è molto inferiore. Le vetture le custodiamo noi a Maranello, anche perché quando un cliente si iscrive a un evento la monoposto dev’essere controllata, manutenzionata e collaudata dai nostri tester. Da dove vengono i nostri clienti? Abbiamo un gruppo importante di giapponesi, poi ci sono americani e, sì, qualche italiano”.

Quali sono i vostri collaudatori che assistono i proprietari?
“Abbiamo Olivier Beretta, Andrea Bertolini, che ha collaudato tutti quei telai, e poi Marc Gené, molto abile nella guida quanto nel rapporto col cliente”.       

 

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