Era in un autosalone, che poi ha cessato l’attività, e lì è rimasta per 15 anni. L’ha recuperata un benzinaio di Luino (Varese), che si ricordava quando, da bambino, la vedeva passare sul lungolago. La tappezzeria era stata rosicchiata dalla tarme, la vernice danneggiata, ma il motore era in ottimo stato.
Questa “Appia” carrozzata dalla Monterosa di Moncalieri (Torino) deve la sua salvezza alla passione di un bambino per le automobili. A metà degli anni Sessanta, Marco Arnaboldi aveva sette-otto anni e vedeva circolare regolarmente per le strade della sua città questa Lancia fuoriserie, della quale poi si persero le tracce.
Riapparve soltanto molti anni dopo e Arnaboldi, che ne ricordava ancora a memoria la targa, si diede subito da fare per acquistarla. Ma quindici anni di sosta forzata avevano inciso indelebilmente sulla brillantezza della vernice che, inoltre, era cosparsa di escrementi di piccione. Il carrozziere ha provveduto a lucidare il tetto e a riverniciare le parti di colore argento; per far tornare come nuova la mascherina, completamente rovinata, tutti i listelli, sia orizzontali che verticali, sono stati smontati e ricromati.
L’interno era danneggiato dalle tarme ed è stato rifatto con un panno identico a quello dell’epoca. Per la meccanica è bastata una revisione del motore, la sostituzione dei tubi della benzina, la pulizia del serbatoio e il montaggio di un nuovo galleggiante.
Rispetto alla “Appia” di serie, la versione modificata dalla Monterosa presenta parafanghi ridisegnati, frontale con calandra orizzontale, cofano piatto e dotato di presa d’aria supplementare, coda di nuovo disegno con i gruppi ottici dell’Autobianchi “Bianchina”. Il lavoro eseguito a Moncalieri si traduceva per il cliente in un costo supplementare di circa il 20% rispetto al modello di serie.
Arnaboldi ci confessa che usa la benzina “V-Power” della Shell, che, con i suoi 99 ottani, evita il battito in testa. Lo sterzo risulta leggero e piacevole e la ripresa è buona. Sulle montagne alle spalle di Luino, la “Appia” sale quasi con grinta, soprattutto in terza, ma le preoccupazioni arrivano con le discese.
Per quanto l’impianto frenante sia efficiente, dopo qualche chilometro occorre aumentare progressivamente la pressione sul pedale per rallentare con decisione. È buona norma fermarsi di tanto in tanto per qualche minuto per far raffreddare i tamburi (in alluminio, con fasce interne riportate in ghisa).