Presentata esattamente cinquant’anni fa, a pochi mesi dalla Escort, la Ford Capri s’inseriva nel quadro strategico di potenziamento della filiale europea del Costruttore americano.
Nei piani della dirigenza la Ford Capri, seppur grintosa e sportiveggiante, avrebbe dovuto rappresentare un’alternativa low cost alle granturismo vecchia maniera, che alla fine degli anni 60 restavano ancora un sogno proibito per la maggioranza degli automobilisti del Vecchio Continente. Nel ’64, sul mercato nord americano, con la Mustang la Ford aveva già fatto breccia nel cuore gli appassionati, ma dall’altra parte dell’Atlantico, sebbene il marchio approdò in Inghilterra già negli anni 20, mancava ancora una vera e propria filiale.
Mettiamoci d’accordo. All’inizio degli anni 60 la Ford inglese e quella tedesca erano ancora due realtà separate. Il primo summit per arrivare alla costituzione di un’unica Ford europea avvenne nel ’64, in occasione della presentazione della Transit, che registrò subito un buon successo di vendita. Al di là dell’Atlantico, la casa madre presentò la Mustang, un modello – complici il look accattivante, le prestazioni brillanti e il prezzo relativamente basso – destinato a una brillante carriera. Henry Ford II diede al connazionale John Andrews, responsabile di Ford of Germany, l’incarico di studiare l’unificazione delle branch tedesca e inglese. E nel ’67, poco dopo la vittoria alla 24 Ore di Le Mans della GT40 MK IV, nacque ufficialmente Ford of Europe. La sede fu stabilita esattamente negli uffici di Ford of Britain, nell’Essex. Gli inizi non furono affatto semplici, costellati da contunui attriti con la Ford tedesca. Il primo frutto del matrimonio Germania-Inghilterra fu la Escort, una macchina dal gusto molto inglese progettata prima della fusione delle filiali, ma la prima vera Ford europea fu una coupé sportiva, la Capri.
Una baby Mustang. La Capri – il cui primo prototipo, nato dagli sviluppi del progetto Colt, fu la GBX di Phil Clark – avrebbe dovuto traghettare in Europa quanto di bello (e buono) offriva la Mustang – un’auto che, così com’era, incarnava in pieno il sogno a stelle e strisce di muscle car ma poco si confaceva alle strade (e alla cutura automobilistica) del Vecchio Continente. Doveva però costare meno, sia in termini di acquisto che di manutenzione, e quindi disporre di motori più piccoli e parchi nei consumi. A livello estetico la Capri riproponeva molti degli stilemi della Mustang, da cui ereditò le proporzioni della carrozzeria, con il muso molto lungo e la coda compatta. Il modello pre-serie aveva già le forme dell’auto che sarebbe andata in produzione, eccezion fatta per i montanti C, che furono in seguito modificati per ricavare più spazio a bordo per i passeggeri posteriori.
Pronti a partire. Nel luglio del ’66 il progetto Colt, praticamente frutto del solo lavoro degli ingegneri inglesi, ricevette il definitivo via libera per la produzione in serie. Gran parte dei componenti meccanici provenivano dalla Cortina, con cui condivideva – nell’ottica di contenere i costi di produzione – anche la piattaforma. Il nome sarebbe dovuto essere Colt, ma poiché all’epoca l’aveva già registrato la Mitsubishi, nel novembre del ’67 Ford virò su Capri, denominazione già utilizzata per la versione coupé della Consul.
Colpisce dritto al cuore. Il 21 gennaio 1969 la nuova Ford Capri fu presentata alla stampa in Germania e tre giorni dopo, il 24, avvenne il debutto ufficiale al Salone dell’Automobile di Bruxelles. Ford Europe mise l’accento sulla personalità, sul carisma e sull’unicità dell’auto, sicura che la qualità del prodotto – un punto fondamentale per il pubblico europeo – sarebbe emersa naturalmente, senza alcun bisogno del sostegno di una mirata campagna di comunicazione. Lo stesso slogan “Capri, la macchina che hai sempre promesso a te stesso” faceva leva sul desiderio degli automobilisti di distinguersi, lasciando così emergere l’aspetto più emozionale del modello. I motori della Ford Capri MK1 spaziavano, a seconda dei mercati di destinazione (tedesco o inglese) dal 4 cilindri “1300” da 50 cavalli al V6 tre litri da 136, includendo un “1600”, un “1700” e un V4 di due litri.
Molto meglio del previsto. La Capri piacque e trasmise subito uno spiccato senso di sportività. Le qualità dinamiche erano nella media: aveva una buona tenuta di strada e frenava bene. Le versioni meno potenti offrivano prestazioni senza infamia e senza lode; nemmeno la “3000” era lontanamente paragonabile alla Mustang. Il primo anno il successo commerciale della Capri superò le previsioni più rosee: le vendite iniziarono il 5 febbraio del ’69 e alla fine dell’anno ammontarono a ben 218.000 esemplari. General Motors, tuttavia, ancora prima del debutto della Capri lanciò la Opel Manta, variante coupé della Ascona, che fu, specie in Germania, una concorrente molto agguerrita.