A seguito del recente comunicato stampa rilasciato da Marcello Gandini, intervenuto per prendere le distanze dalla nuova Lamborghini Countach LPI 800-4, abbiamo risentito il Maestro che ribadisce la sua estraneità al progetto.
Marcello Gandini è, da sempre, uomo di pochissime parole. Anni fa, per celebrare il suo ottantesimo, lo paragonammo a uno dei massimi filosofi dell’automobile, che pensa e vive su una montagna incantata.
Il fatto che in questi giorni abbia sentito il bisogno di diffondere un comunicato per dire che lui – con la nuova Countach LPI 800-4 – non c’entra nulla, e far capire che è anche un po’ seccato di come i signori teutonici di Sant’Agata lo hanno tirato per la giacchetta, è senza precedenti.
Per l’esattezza Gandini, che abbiamo risentito oggi per eccesso di zelo, non entra nei dettagli della nuova vettura disegnata da Mitja Borkert e presentata con la grancassa a Pebble Beach. Quello che gli dà fastidio è di essere stato messo nella grancassa, con una serie di filmati ufficiali Lamborghini – in particolare un’intervista proprio fatta da Borkert – cliccati da milioni di persone in tutto il mondo.
“Vedendo e leggendo quanto comunicato da Automobili Lamborghini e di riflesso dai media in questo periodo – recita la nota diffusa da Gandini – (il pubblico) potrebbe essere indotto a pensare che vi fosse a monte dell’operazione una messa a parte, un coinvolgimento o finanche una benedizione di Marcello Gandini, è opportuno chiarire i fatti e ribadire che lo stesso non ha partecipato né era a conoscenza in alcun modo del progetto.”
Fama non richiesta. Conoscendo la riservatezza che distingue il personaggio, una modestia che talvolta metteva in difficoltà gli stessi giornalisti – si può immaginare la sensazione di vedersi in onda sorridente, vicino all’erede della sua vettura più famosa. Senza sapere che questa stava nascendo, e altrove. In realtà un’opinione sull’operazione P800 – concettuale più che estetica –Gandini la esprime, quando scrive che “in qualità di autore e creatore dell’opera originale, il rifacimento non rispecchia il suo spirito e il suo modo di vedere. Uno spirito di innovazione e rottura degli schemi, a suo avviso, totalmente assente nel remake. Ho costruito la mia identità di designer, in particolare per ciò che riguarda l’ambito delle supercar che ho creato per Lamborghini, su un concetto unico: ogni nuovo modello doveva essere completamente diverso rispetto al precedente. Il coraggio, la capacità di creare rottura senza attaccarsi al successo dell’auto precedente, la sicurezza nel non voler cedere all’abitudine sono stati l’essenza stessa del mio lavoro. È chiaro che mercati e marketing sono cambiati molto da allora, ma per quanto mi riguarda, ripetere un modello del passato rappresenta, secondo me, la negazione dei principi fondanti del mio DNA di car designer”.
Il nuovo comunicato da Sant’Agata. Automobili Lamborghini oggi ha diffuso un breve comunicato, in cui ribadisce che “l’omaggio a una delle auto più iconiche della sua storia è frutto del sapiente lavoro del team del Centro Stile e del Dipartimento di R&D di Lamborghini”. Nelle poche righe si sostiene che Gandini, pur non coinvolto direttamente, fosse stato informato della messa in produzione della “nuova” Countach. Proprio il contrario di ciò che ha fatto infuriare l’austero maestro.
Abbiamo chiesto loro come può essere nato l’equivoco. E anche – come si chiede l’uomo della strada – perché non abbiano pensato di coinvolgere Gandini anche in altri modi, in un progetto che loro stessi definiscono epocale. Per ora attendiamo risposte.