Goodwood, sud della Gran Bretagna, 70 anni fa uno degli aeroporti più importanti per il decollo e l’atterraggio degli Spitfire impegnati nella Battaglia d’Inghilterra. Lo scorso weekend, l’11-13 marzo per il Goodwwod Revival, la battaglia si è ripetuta, non più nei cieli, ma sulla pista ricavata dalle strade perimetrali del vecchio aeroporto. Straordinario, come al solito, il colpo d’occhio del folto pubblico e di meccanici e piloti vestiti come all’epoca (dal 1948 al 1966), come pure le oltre 4500 vetture parcheggiate a bordo pista, assieme a una dozzina di Spitfiire che andavano e venivano dai cieli, per dare spettacolo con le loro evoluzioni aeree.
Per due giorni, più uno dedicato alle prove, le auto si sono sfidate in duelli all’ultimo cavallo. Non è stato uno show per cuori teneri vedere due Ferrari da qualche milione – una 750 Monza del 1955 e una 500 TRC del 1957 – lottare un giro dopo l’altro, al limite del contatto, per aggiudicarsi la Lavant Cup, e uscirne con qualche segno sui parafanghi.
Bravissimo Tom Kristensen che, partito ultimo alla St. Mary’s Cup del Sabato, ha risalito tutto lo schieramento superando 29 vetture, per andare a vincere con la sua Ford Fairline Thunderbolt del 1964, mentre nella Richmond & Gordon Trophies hanno duellato tra loro ben cinque Maserati 250 F schierate e guidate con allegri traversi. Se solo la Formula 1 offrisse la metà di questi sorpassi e di questa adrenalina, tornerebbe in poco tempo a essere lo sport più bello del mondo.
Più calmi, viene da direper fortuna , i giri riservati alle tre celebrazioni di quest’anno. In primis, i 50 anni della Shelby Cobra Daytona Coupé, con tutti e sei gli esemplari costruiti a giocare in pista, compreso l’incredibile prototipo perfettamente conservato appartenente al Fred Simeone Museum. A memoria, la prima volta che si rivedono assieme dal 1965.
Un tributo, sentitissimo, anche quello a Bruce McLaren, pilota e costruttore morto proprio a Goodwood mentre provava una sua vettura. Giri d’onore anche per la Land Rover, un mito Inglese ormai a fine carriera, iniziata nel 1947: strano vederle in pista, anche perché alcuni pezzi da collezione si sono mescolati a quelle ancora quotidianamente in servizio nei vari reparti della struttura. Sempre apprezzate, sia dal pubblico sia dai corridori, le “Lollipop Girl”, pronte a baciare i vincitori a fine gara dopo aver indicato ai piloti la fila di partenza. Rimane il mistero di chi abbia potuto rubare il “Lecca Lecca” numero 7, lasciando la ragazza a sfilare senza numero. Un souvenir senz’altro inconsueto che in molti prevedono finirà su eBay quanto prima.
Massimo Delbò