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I (molti) successori del Volkswagen Maggiolino mai prodotti in serie

Dopo aver motorizzato la rinascita economica nel dopoguerra, nel corso degli anni, il Maggiolino è diventato una vera e propria icona delle quattro ruote. Un punto di riferimento, nonché di paragone, per le utilitarie dai grandi volumi produttivi. Prima di dar vita alla sua effettiva erede, la Golf, il marchio ideò vari prototipi di nuovi modelli. Scopriamo insieme i più originali

Prima di addentrarci nella storia dedicata a tali progetti, qualche numero per avvalorare l’aura di successo generata dal Maggiolino. Un veicolo diventato il simbolo del cosiddetto boom economico in Europa e oltre: già nel 1952 era venduto in ben 46 Paesi. Nel corso della sua carriera -durata fino ai primi anni del nuovo millennio- è stato prodotto in molteplici stabilimenti dislocati in 14 differenti Paesi, per un totale di oltre 21,5 milioni di esemplari. Una straordinaria longevità, tutt’altro che scontata: già negli anni Cinquanta, infatti, la Volkswagen iniziò a prendere in considerazione circa 70 potenziali successori. Le varie ipotesi, però, portavano a una conclusione comune: difficilmente il modello in questione sarebbe stato in grado di replicare il grande consenso del Maggiolino. Così l’effettivo passaggio di consegne a un’inedita auto, destinata a diventare l’auto “cult” del marchio, arrivò solo nel 1974, con la Golf. Prima di lei, come anticipato, una serie di prototipi. Ecco i più interessanti.

EA 47-12. Dodicesimo di 15 prototipi realizzati tra il 1953 e il 1956, l’EA 47-12 fu tra i primi tentativi della Volkswagen di creare un successore moderno per il Maggiolino. Fu il primo di molti prototipi disegnati dalla carrozzeria italiana Ghia: ciò spiega la sua netta somiglianza con la Karmann Ghia, modello di produzione realizzato in quegli anni sulla base meccanica del Maggiolino e offerto con carrozzeria coupé e cabriolet. Questo prototipo era mosso da un motore 4 cilindri boxer raffreddato ad aria di 1.192 centimetri cubici, con una potenza di 30 cv. Aveva sospensioni a bracci trasversali all’anteriore, barre di torsione al posteriore e un cambio completamente sincronizzato, tecnologia avanzata per l’epoca. La velocità massima era di circa 80 km/h.

EA 48. Verso metà anni Cinquanta, la Volkswagen iniziò a ipotizzare lo sviluppo di un modello di segmento inferiore rispetto al Maggiolino in termini di dimensioni, prestazioni e prezzo. Il risultato di questi studi fu la EA 48, il primo prototipo progettato interamente all’interno della Volkswagen, senza alcun contributo da parte della Porsche, che prefigurava un tipo di auto che sarebbe diventato molto popolare negli anni immediatamente successivi: la city car. I progettisti decisero di partire dal proverbiale foglio bianco, pertanto la EA 48 non condivideva alcun componente con il Maggiolino. La vettura aveva scocca portante e trazione anteriore, con un motore boxer a due cilindri raffreddato ad aria da 0,7 litri e 18 cv collocato davanti. Le sospensioni anteriori erano di tipo MacPherson e la velocità massima di circa 95 km/h.

EA 97. Le informazioni dell’epoca riportano che il progetto della EA 97 venne abbandonato quando già i lavoratori stavano preparando la linea di produzione, dopo avere assemblato a mano i primi 200 esemplari. Lo sviluppo di questa due porte era iniziato nel 1957, il motore da 1,1 litri era posteriore mentre la carrozzeria era caratterizzata da un cofano anteriore ampio e piatto. Il suo posizionamento troppo vicino a quello di Maggiolino e Typ 3 ne fermò la messa in produzione. La EA 97 ebbe però una “seconda vita” in Brasile, dove dal 1969 fece da base per il modello Brasilia prodotto localmente dalla Volkswagen do Brasil fino al 1982.

Type 3 Cabriolet. Lanciata nel 1961, la Type 3 berlina offriva ai clienti un’alternativa più raffinata al Maggiolino. La Volkswagen ipotizzò di offrire anche una variante aperta del modello, dotata di una capote in tela con lunotto posteriore in vetro. Il prototipo non raggiunse mai la produzione di serie in quanto si temeva che avrebbe potuto fare concorrenza interna alla versione cabriolet della Karmann Ghia, modello Volkswagen già in vendita da alcuni anni.

EA 142. Nel corso dello sviluppo della Type 4, che debuttò sul mercato nel 1968, la Volkswagen creò diversi prototipi con carrozzerie differenti, tra cui la berlina a tre volumi EA 142. Il motore era lo stesso 1,7 litri boxer che avrebbe equipaggiato la Type 4 di serie.

EA 266. Tra le candidate a succedere al Maggiolino, una delle più innovative fu la EA 266. Sviluppata con l’assistenza della Porsche e di una squadra guidata da Ferdinand Piëch, nipote di Ferdinand Porsche che nel 1993 sarebbe stato nominato Presidente del Gruppo Volkswagen. Si trattava di una berlina a due volumi con portellone posteriore, dotata di motore centrale. L’unità era un quattro cilindri raffreddato a liquido da 1,6 litri, montato sotto il sedile posteriore configurazione longitudinale con cambio direttamente dietro, per risparmiare spazio. Nonostante l’ingegnosa configurazione tecnica, il DNA Porsche e l’aspetto piacevole, la EA 266 non ottenne l’approvazione per la produzione in serie.

EA 276. Prima dell’arrivo della Golf, il prototipo (276) riprendeva molti concetti di quella che sarebbe diventata la futura berlina compatta Volkswagen per antonomasia: carrozzeria due volumi, ampio portellone posteriore, nonché motore e trazione anteriori. Per contenere i costi di sviluppo, tuttavia, montava il quattro cilindri boxer raffreddato ad aria del Maggiolino.

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