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Il lato B della potenza Alfa

In tempi di pericolo e di incertezze merita un doppio plauso chi si sforza di proporre momenti vitali, che tengono vivo il cervello e ci aiutano a passare la nottata.

Al “gran teatro” del Museo Alfa Romeo di Arese, per esempio, da sabato 17 ottobre vanno in scena i  Cavalli Marini.  Sono i protagonisti della gloriosa motonautica Alfa che, tra gli anni ’30 e gli anni ’80, hanno galoppato e vinto nelle classi più disparate. Un capitolo di storia del marchio fatto di tecnologia, ricerca e bellezza. Perché i dieci scafi da competizione in mostra non sono solo veloci,  ma  belli come violini.

Il Biscione marino. Mentre le vicende terrestri delle Alfetta 158, Giulietta Sprint e GTA sono note a tutti – così come la grinta di Montreal e 33 – la cronaca dei loro successi sull’acqua è un po’ transitata con la corrente. Eppure, a muovere le eliche erano gli stessi motori Alfa che facevano girare le ruote. E’ quindi una bella sorpresa varcare i tornelli del Museo Storico e imbattersi nell’antipasto marino messo insieme dai curatori, con il contributo di collezioni e istituzioni di rilievo internazionale. Potendo poi, naturalmente, continuare con il banchetto delle automobili compreso nel prezzo.

Natanti da record. Ma accendiamo i riflettori sugli scafi, perché da sole, nove delle dieci imbarcazioni esposte hanno collezionato undici record del mondo, sei campionati mondiali, sette europei e nove italiani. Oltre a cinque medaglie d’oro del Coni. La competitività dei motori Alfa era così elevata anche perché questi, modificati in versione marina, erano spesso gestiti sui campi di gara direttamente dal reparto corse della Casa. E affidati in esclusiva a scuderie e concorrenti solo per un ciclo di competizioni.

Lunga tradizione. E’ il caso, ad esempio, dell’otto cilindri delle Alfetta. Nella mostra è raccontato dal profilatissimo scafo “Arno II° dei cantieri Picchiotti di Viareggio (1946) con il suo motore originale “158”. Pochi sanno che quando questo conquistò il primo titolo di Formula 1 della storia (Silverstone 1950), sull’acqua aveva già vinto tre campionati del mondo, un titolo italiano e battuto il record mondiale di velocità. Ai comandi dell’Arno II c’era Achille Castoldi, della famiglia da cui uscì anche il cugino Mario, maggior ingegnere aeronautico italiano degli anni ‘30.

Casa sicura. Proprio Achille Castoldi aveva ottenuto, sin dal 1938, l’uso riservato per la motonautica dell’ otto cilindri in linea. E fu sempre lui, alla fine del 1943, a mettere in salvo alcune delle preziose Alfette, nascondendole nella sua fattoria di Abbiategrasso, al riparo da bombardamenti e requisizioni dei nazi-fascisti. Ancora sull’avventura dell’Arno II°, il battello fu poi pilotato da Achille Varzi, che salì sul podio della Luino Cup nel 1948.

Plurivittoriosi. Un altro Alfiere della categoria in passerella al Museo di Arese è il “Laura 1°”, che insieme a Moschettiere, Tamiri e Laura 3° – quest’ultimo addirittura spinto da due propulsori Alfetta in linea – ha scritto pagine memorabili di sport. In mostra anche altri esemplari dal palmarès impressionante: l’entrobordo Loustic 2, costruito dal cantiere Celli di Venezia e dotato di un motore 1300 della Giulietta AR530. Nel 1964 si aggiudicò 3 record mondiali di fondo delle 5, 10 e 15 miglia della sua classe.

Esemplare unico. E poi lo splendido Molinari-Alfa Romeo 2500, unico esemplare esistente, che nel 1966 vinse il titolo mondiale: ha la “carrozzeria” in lega d’alluminio fatta dal reparto elicotteri dell’Agusta. In onore alla collaborazione nel settore, la coda riporta la colorazione dei primi aerei di linea dell’Alitalia. E ancora, il «Molivio AR GTA» su cui correva Leopoldo Casanova: dal 1968 al 1972 vinse un titolo europeo, 4 titoli italiani, e segnò per 4 volte il record del mondo di velocità in 3 classi. E poi il «Celli» del 1970 (primo dei 4 racers 2500 motorizzati con il Montreal-Autodelta marino e pilotato da Antonio Pietrobelli), il Lucini-Alfa Romeo 2000 vincitore del record mondiale R3 nel 1974 e, l’anno successivo, campione del mondo.

Non solo corse. C’è infine il «Popoli-Alfa Romeo» della Collezione del Museo. Con questo scafo e motore tipo 33 (portato a due litri e mezzo da Autodelta), Casanova ha fatto registrare un record mondiale tuttora imbattuto, alla media oraria di 225.145 Km/h. Ma la storia scritta da Alfa Romeo sull’acqua non è fatta solo di corse e record. A testimoniarlo ad Arese c’è “Glauco”, un raro monoscafo da diporto Vidoli del 1932, eccezionalmente motorizzato da un 6C 1750. Ci dà un’idea di cose le famiglie italiane agiate del tempo potevano permettersi e proviene dalla Collezione del Museo Barca Larianadi Pianello (Como). E poi, in versione “in bottiglia”, anche gli inaspettati vaporetti di Venezia con motori Alfa e i “barchini esplosivi” dei coraggiosi incursori della Seconda guerra mondiale. La mostra è aperta fino al 21 febbraio 2021.

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