Al Portello c’era il telaio, c’era il motore, c’erano i piani di costruzione. Negli anni 80 un collezionista li ottiene in cambio di una “8C 2900 B” del 1938 che al Museo di Arese mancava. La parte meccanica viene revisionata da uno specialista, Jim Stokes; la carrozzeria viene modellata da Paul Grist. L’otto cilindri “1500”, sovralimentato con due compressori, parte a benzina, per poi passare a una miscela a base di metanolo. I cavalli sono 425 a 9300 giri. Ma il proprietario non li ha mai usati tutti…
La chiamavano semplicemente “Alfetta”, ma al sua denominazione ufficiale era Alfa Romeo “Tipo 158” (15 indicava la cilindrata di 1,5 litri e 8 il numero dei cilindri). Vinse i primi due campionati di Formula 1, nel 1950 con Farina e nel 1951 con Fangio, ma nella sua carriera agonistica, che durò dal 1938 al 1951, furono decine le affermazioni di rilievo. Comprensibile quindi l’entusiasmo di avere a disposizione una delle tre-quattro “158” sopravvissute. La “nostra” riemerge dall’oblio a metà anni Ottanta, quando Mike Sparken, ex pilota e collezionista di origine francese, convince “quelli di Arese” a cedergli un autotelaio parzialmente smontato e con motore mancante di alcuni componenti in cambio della sua Alfa Romeo “8C 2900 B”. L'”Alfetta” parte per il Regno Unito, dove l’attende un lungo restauro: la parte meccanica viene affidata a Jim Stokes, mentre della ricostruzione della carrozzeria si occupa Paul Grist.
Le difficoltà nascono dall’incertezza sul numero degli esemplari prodotti e sui numeri di telaio; inoltre, a partire dal 1951 tutte le monoposto furono chiamate “159”, a prescindere dallo stadio di evoluzione, comprese le ex “158”. Sparken giunge alla conclusione che il suo autotelaio è il numero 158.107; nessun dubbio per il motore, che reca la sigla 159.227. Si tratterebbe quindi di una “Tipo 158” con motore “Tipo 159″. Il restauro termina nel 1989 e la vettura debutta il 16 settembre all’autodromo di Monza. L'”Alfetta” dopo alcuni anni passa nelle mani di Carlos Monteverde, collezionista brasiliano residente in Inghilterra, e nel 1998 viene acquistata da Carlo Vögele, figlio di Charles, noto pilota svizzero degli anni 60. La gestione di una monoposto anni 40 non è certo facile. “La sola messa in moto è una procedura delicata e complessa”, racconta Vögele; “occorre inoltre utilizzare una speciale miscela: 85% metanolo, 10% acetone e 5% toluolo”. Vögele guida la “158” in una paio di gare l’anno, senza mai tirare oltre i 7000 giri/min.
Motore | Anteriore, 8 cilindri in linea – Cilindrata 1479 cm³ – Alesaggio 58 mm – Corsa 70 mm – Potenza 425 CV a 9300 giri/min – Rapporto di compressione 6,5:1 – Un carburatore triplo corpo invertito – Due compressori a due lobi, giri motore x 1,32, posteriore 3 kg/cm² – Doppio albero a camme in testa – Raffreddamento ad acqua, capacità circuito 11 litri – Serbatoio lubrificante 18 kg. |
Trasmissione | Trazione posteriore – Cambio a quattro marce (1:2,39; 1:1,66; 1:1,284; 1:1) – Frizione pluridisco a secco – Pneumatici anteriori 5.50-17; posteriori 7,00-18. |
Corpo vettura | Monoposto – Telaio a longheroni tubolari e traverse in lamiera – Sospensioni anteriori a ruote indipendenti, parallelogrammi, balestra trasversale, ammortizzatori a frizione – Sospensioni posteriori a semiassi oscillanti, balestra trasversale, ammortizzatori a frizione – Due serbatoi carburante: posteriore 150 litri, laterale 35 litri – Freni a tamburo idraulici – Sterzo a vite e settore. |
Dimensioni e peso | Passo 2500 mm – Carreggiata anteriore 1250 mm – Carreggiata posteriore 1250 mm – Peso a vuoto 700 kg. |
Prestazioni | Velocità circa 300 km/h. |