Inglesi fino al midollo: nel portamento, nell’eleganza, nel tono “sottovoce” del 12 cilindri. E perfino nell’irrazionalità di certe soluzioni. All’occorrenza, però, sfoderano gli artigli e si rivelano soavemente eccitanti come la bevanda nazionale britannica. Al loro debutto, non furono capite. Ma oggi è diverso.
La Jaguar “XJS”, la cui linea venne abbozzata dal “papà” della “E Type”, Malcom Sayer, e poi ridefinita dalla carrozzeria Vignale, non fu accolta con entusiasmo: al suo debutto, nel 1975, apparve troppo spigolosa, gli interni vennero giudicati di scarsa qualità e, nonostante i 295 CV del grosso V12, il carattere non era abbastanza sportivo per i piloti europei. Oggi invece se ne apprezza la linea rétro, l’abitacolo in pura tradizione inglese e la morbida erogazione del motore.
Le vetture qui presentate montano entrambe il 12 cilindri nella versione “HE” (“High Efficiency”) introdotta nel 1981. Questo motore ad alto rendimento ha le testate ridisegnate (chiamate “Fireball”) per ottenere una più completa combustione nelle camere di scoppio, che porta a migliori prestazioni abbinate a minori consumi; la coppia è di 44 kgm a 3.000 giri/min. e il rapporto di compressione è altissimo (12,5:1). L’alimentazione è a iniezione elettronica Bosch-Lucas e il cambio automatico GM “Turbo Hydra-matic 400”, di serie, è a tre rapporti.
Nella “XJS” bianca del signor Buzzi lo spazio per i passeggeri, soprattutto sul sedile posteriore, è ridotto e la visibilità è limitata posteriormente dai montanti. Nel traffico, la “XJS” si muove disinvolta: cambio automatico, sterzo leggerissimo e coppia del motore sono molto gradevoli. L’assetto è morbido, la tenuta di strada è buona, almeno sull’asciutto, e la frenata è più che adeguata grazie ai quattro dischi, di cui gli anteriori autoventilanti. I consumi non sono tremendi: 13 litri ogni 100 km sono un risultato apprezzabile per un’auto di 18 anni fa, pesante 19 quintali e spinta da un “5.300” V12.
La “Convertible” nera del signor De Lucchi è del 1989. La capote elettrica, silenziosa e ben realizzata, è stata progettata dalla tedesca Karmann. All’epoca del suo debutto (1988) era l’unica vettura aperta a 12 cilindri prodotta in serie: offre un’abitabilità ancora minore rispetto alla coupé, poiché la capote sottrae spazio proprio nella zona dei sedili posteriori, che infatti sono stati eliminati e sostituiti da un vano bagagli.
L’equipaggiamento è moderno e comprende ABS, climatizzatore, chiusura centralizzata, cruise control e computer di bordo. Il proprietario ci rassicura sull’affidabilità, spesso nota dolente delle vetture d’Oltremanica, e sui consumi, contenuti entro limiti accettabili.