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In un film la Porsche 935 K3 vittoriosa a Le Mans nel 1979

Gli ingredienti per un film pazzesco ci sono tutti: l’edizione del 1979 della 24 Ore di Le Mans, la prima partecipazione di un ormai ultra cinquantenne Paul Newman, una Porsche 935 K3 ispirata alle 935 ufficiali “Moby Dick” e, soprattutto, una coppia di ricchissimi fratelli della Florida, piloti non professionisti, ma disposti a pagare qualsiasi cifra per gareggiare tra i migliori specialisti delle gare endurance.

Molto rock&roll. Bisognerà aspettare qualche anno, ma è notizia di questi giorni che Amazon ha acquistato i diritti di American Speed, attualmente ancora nella fase di pre-produzione. Una storia molto rock&roll, a cavallo tra gli anni 70 e i primi anni 80, basata sulla vita dei fratelli Whittington, capaci di ottenere vittorie prestigiose, ma anche di finire in prigione per false dichiarazioni fiscali e il coinvolgimento in un traffico di stupefacenti. Riavvolgiamo la pellicola e immaginiamo di essere alla vigilia della partenza della 47esima edizione della gara di durata più famosa del mondo: Don e Bill avevano pagato una cifra importante per sedersi al volante dell’ultima evoluzione progettata dalla Kremer Racing, la 935 K3, che riprendeva le vistose soluzioni aerodinamiche delle 935/78 ufficiali,  conosciute col soprannome di Moby Dick proprio per le dimensioni e il colore bianco dei prototipi.

La storia. Dopo un’ottima qualifica – terzo posto alle spalle solo delle due 936 ufficiali – i fratelli Whittington si rivolsero ai proprietari del team, Manfred ed Erwin Kremer, insistendo per essere loro a sostenere i primi due turni di guida, relegando Klaus Ludwig, pilota di grande esperienza che peraltro aveva qualificato l’auto, al ruolo di terzo pilota. Di fronte al fermo rifiuto dei Kremer, con l’incontestabile motivazione di essere loro a decidere, in quanto proprietari dell’auto, pare che i fratelli rilanciarono domandando cosa sarebbe successo se avessero acquistato l’auto. Il dialogo, secondo quanto riportato da varie fonti, proseguì con la conferma che dietro il pagamento di 200.000 dollari – una cifra spropositata, ben superiore al valore della 935 – avrebbero potuto fare quello che volevano. I Kremers non si sarebbero mai immaginati che Don, senza fare una piega, sarebbe tornato dalla roulotte con una borsa piena della cifra richiesta. In contanti.

Sfilata di Vip al volante. Se, sul momento, nessuno ebbe alcun sospetto, anni più tardi – dopo che i due fratelli erano riusciti, tra le altre cose, a vincere il campionato IMSA – la Dea e l’Fbi vollero vederci chiaro sulle risorse apparentemente infinite con le quali i Whittington finanziavano le loro attività in pista, scoprendo che gli aerei che atterravano la sera in una pista di loro proprietà erano farciti di marijuana. Ma torniamo sul Circuit de la Sarthe, dove le due 936 si dimostrano subito poco affidabili lasciando spazio al branco di 935 (ben 17 erano quelle iscritte), con le due del team Loss e quella del team Kremer che si danno battaglia, fino a quando non se ne materializza una quarta, del team americano Dick Barbour Racing, con alla guida Paul Newman, alla sua prima partecipazione e in buona compagnia tra i Vip, visto che, al volante di una Lola T97 c’era Nick Mason, batterista dei Pink Floyd.

Vittoria e leggenda. Per farla breve, la 935 Kremer è costretta a fermarsi a bordo pista con il turbo surriscaldato, ma riesce a raggiungere i box e ripartire, mentre il sogno di Paul Newman si infrange a pochi giri dal termine. Tra lo stupore generale, sul primo gradino del podio si presenta quindi il trio composto da Bill e Don Whittington e Klaus Ludwig, con il New York Times che titola: “I fratelli Florida trionfano a Le Mans”. Quel giorno i Whittington diventano una leggenda, così come la loro 935.

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